Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Nuova definizione dell'Alzheimer cerca di favorire la ricerca di una cura

Nuova definizione dell'Alzheimer cerca di favorire la ricerca di una curaGli 8 profili dei biomarcatori (a sinistra) e le categorie corrispondenti (a destra) delineati nel quadro che potrebbe essere usato per raggruppare i partecipanti alla ricerca. I profili dei biomarcatori possono essere suddivisi in tre categorie più ampie: i biomarcatori di Alzheimer normali, il continuo di Alzheimer e il cambiamento patologico non-Alzheimer. (Fonte: NIA-AA)

La comunità di ricerca ora ha un nuovo quadro per lo sviluppo di una definizione del morbo di Alzheimer (MA) basata sulla biologia. Questa proposta di "costrutto biologico" si basa su cambiamenti misurabili nel cervello e dovrebbe facilitare una migliore comprensione del processo patologico e della sequenza di eventi che portano ai disturbi cognitivi e alla demenza.


Con questo costrutto, i ricercatori possono studiare il MA, dalle sue primissime basi biologiche ai segni esteriori di perdita di memoria e altri sintomi clinici, che potrebbero risultare in un approccio più preciso e più veloce alla sperimentazione di farmaci e altri interventi.


Il National Institute on Aging (NIA) e l'Alzheimer's Association (AA) hanno promosso il lavoro, apparso oggi 10 aprile 2018 su Alzheimer & Dementia: the Journal of the Alzheimer's Association. Le bozze sono state presentate a diversi incontri scientifici e online, dove sono stati raccolti commenti e idee integrati nel documento finale pubblicato. Il lavoro verrà aggiornato in futuro, mentre viene sottoposto a test e man mano che saranno disponibili nuove conoscenze.


I suoi autori, osservando che la struttura si applicherà alle sperimentazioni cliniche e può essere usata anche per studi osservazionali e di storia naturale, immaginano che questo approccio linguistico comune unificherà il modo in cui vengono misurate le diverse fasi della malattia, in modo che gli studi possano essere confrontati facilmente e presentati più chiaramente al campo medico e al pubblico.


"Nel contesto della continua evoluzione della ricerca e delle tecnologie di MA, il quadro di ricerca proposto è un logico passo successivo per aiutare la comunità scientifica a progredire nella lotta contro il MA", ha detto Richard J. Hodes, direttore del NIA. "Più sarà accurata la caratterizzazione del processo patologico specifico, definito come MA, maggiori sono le nostre possibilità di intervenire in qualsiasi punto di questo continuum, dal prevenire la malattia al ritardarne la progressione".

 

Evoluzione nel pensiero

Questa struttura riflette le ultime conoscenze della malattia, che inizia forse vent'anni prima che appaiano in un individuo i segni esteriori di declino e di perdita della memoria. Nel 2011, la collaborazione NIA-AA ha iniziato a riconoscere ciò, creando serie separate di linee guida diagnostiche che includevano il riconoscimento di uno stadio preclinico dell'MA e la necessità di sviluppare interventi il ​​più presto possibile nel processo. Il quadro di ricerca offerto oggi si basa sull'idea del 2011 di tre stadi (pre-clinica, decadimento cognitivo lieve e demenza) di un continuum di malattia basato su biomarcatori.


Gli autori del quadro di ricerca NIA-AA, che comprendevano 20 esperti accademici, attivisti, governativi e del settore, hanno notato quanto è confusa la distinzione tra sintomi clinici e cambiamenti misurabili nel cervello. Il nuovo quadro di ricerca si concentra sui biomarcatori raggruppati in diversi processi patologici del MA che possono essere misurati nelle persone viventi con tecnologie di scansione e analisi di campioni di liquido spinale cerebrale. Incorpora anche misure di gravità usando i biomarcatori e un sistema di classificazione del deterioramento cognitivo.


"Dobbiamo concentrarci su obiettivi biologici o fisici per arrivare a potenziali trattamenti per il MA", ha spiegato Eliezer Masliah MD, direttore della Divisione di Neuroscienze del NIA. "Spostando la discussione sui cambiamenti neuropatologici rilevati nei biomarcatori per definire il MA, mentre osserviamo i sintomi e la gamma di influenze sullo sviluppo della malattia, penso che abbiamo una possibilità migliore di trovare terapie, e prima".


In un editoriale di accompagnamento, i colleghi di Masliah e del NIA, incluso il dott. Hodes, hanno evidenziato quanto è sia promettente che limitato l'approccio biologico. Hanno notato che sono necessarie migliori definizioni operative dell'MA per aiutare a comprendere meglio la sua storia naturale e l'eterogeneità, compresa la prevalenza delle condizioni che lo imitano. Hanno inoltre sottolineato che il quadro di ricerca deve essere ampiamente testato in diverse popolazioni e con biomarcatori più sensibili.

 

Raggruppare e far corrispondere i biomarcatori

Il quadro di ricerca NIA-AA propone tre gruppi generali di biomarcatori (amiloide-beta, tau e neurodegenerazione o danno neuronale) e lascia spazio ad altri, futuri biomarcatori. L'amiloide-beta è una proteina presente in natura che si accumula per formare placche nel cervello. La tau, un'altra proteina, si accumula anormalmente formando grovigli neurofibrillari che bloccano la comunicazione tra i neuroni. La neurodegenerazione o il danno neuronale possono derivare da molte cause, come l'invecchiamento o il trauma, e non necessariamente dal MA.


I ricercatori possono usare i valori di un partecipante allo studio e identificare l'amiloide-beta (A), la tau (T) o la neurodegenerazione o danno neuronale (N) per caratterizzare la combinazione di biomarcatori di quella persona in uno degli 8 profili. Per esempio, se una persona ha un biomarcatore amiloide-beta positivo (A+) ma non ha tau (T-), verrebbe classificato con "cambiamenti patologici di MA". Solo quelli con entrambi i biomarcatori A e T sarebbero considerati affetti da MA, lungo un continuum. Il gruppo di biomarcatori N fornisce importanti informazioni sullo stadio patologico per fattori spesso associati allo sviluppo del MA o al peggioramento dei sintomi.

 

Quadro solo per determinate ricerche

Gli autori hanno sottolineato che il quadro di ricerca NIA-AA non è né un criterio diagnostico né una linea guida per i medici. È destinato a scopi di ricerca, richiedendo ulteriori test prima che possa essere considerato per la pratica clinica generale, hanno notato.


Hanno anche sottolineato che l'approccio biologico al MA non intende soppiantare altre misure, come i test neuropsicologici, per studiare aspetti importanti della malattia come i suoi esiti cognitivi. In alcuni casi, sottolinea l'articolo, i biomarcatori potrebbero non essere disponibili o richiederli sarebbe controproducente per particolari tipi di ricerca.


Gli autori riconoscono che il quadro di ricerca può sembrare complesso, ma sottolineano che è flessibile e può essere impiegato per rispondere a molte domande di ricerca, come il modo in cui i risultati cognitivi differiscono tra i vari profili dei biomarcatori e quale influenza ha l'età su tali relazioni.


Nei suoi commenti, la direzione del NIA ha sviluppato una tabella per aiutare a spiegare come il quadro proposto potrebbe essere usato e dove potrebbe non essere applicato:


Il quadro di ricerca è ...

  • un'ipotesi verificabile,
  • un approccio che facilita la segnalazione standardizzata della ricerca,
  • un linguaggio comune e un punto di riferimento per i ricercatori per studi longitudinali e studi clinici,
  • un benvenuto per altri approcci,
  • un benvenuto per altri indicatori di MA e comorbidità;


... mentre NON è ...

  • un requisito per la presentazione delle sovvenzioni NIH,
  • una dichiarazione sulla patogenesi o eziologia del MA,
  • politica, linee guida o criterio della NIA per documenti o borse di studio,
  • una definizione di malattia per uso medico standard,
  • una nozione fissa di MA.

 

 

 


Fonte: NHS/NIA via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:

  1. Jack CR et al. NIA-AA Research Framework: Towards a Biological Definition of Alzheimer's Disease. Alzheimers Dement. 2018 Apr 10. doi: 10.1016/j.jalz.2018.02.018
  2. Silverberg N et al. NIA commentary on the NIA-AA research framework: Towards a biological definition of Alzheimer's disease. Alzheimers Dement. 2018 Apr 10. doi: 10.1016/j.jalz.2018.03.004

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)