Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Chiarito il meccanismo dei tremori del Parkinson

Chiarito il meccanismo dei tremori del ParkinsonGli stimoli inibitori dei gangli basali inibiscono i neuroni talamici (sopra). Nella situazione a bassa dopamina, come nel Parkinson, dopo l'inibizione c'è un picco di attivazione che provoca disordini di movimento (centro). Inibendo il picco di attivazione si alleviano i sintomi di tipo Parkinson nel topo modello della malattia.Un gruppo di ricerca dell'Istituto Coreano Avanzato di Scienza e Tecnologia (KAIST) ha identificato un nuovo meccanismo che causa i sintomi caratteristici del Parkinson, ovvero tremori, rigidità e perdita del movimento volontario.


La scoperta, realizzata in collaborazione con la Nanyang Technological University di Singapore, presenta una nuova prospettiva ai tre decenni di opinioni convenzionali nella ricerca sul Parkinson.


Apre pure nuovi percorsi che possono aiutare a alleviare i problemi motori che affliggono i più di 10 milioni di pazienti della malattia di tutto il mondo. La ricerca è stata pubblicata su Neuron del 30 agosto.


Il gruppo di ricerca era diretto dal professor Daesoo Kim del Dipartimento di Scienze Biologiche del KAIST e dal professor George Augustine della NTU. Il primo autore è il dottor Jeongjin Kim, ex post-dottorato del KAIST, che ora lavora all'Istituto di Scienze e Tecnologie della Corea (KIST).


Sappiamo che il Parkinson è causato da una mancanza di dopamina, una sostanza chimica del cervello che trasmette i segnali neurali. Tuttavia, non sappiamo ancora come la malattia provoca i problemi motori.


I movimenti armoniosi e volontari, come prendere una tazza di caffè, sono controllati dai gangli basali, che emettono istruzioni attraverso i neuroni del talamo (cellule nervose che elaborano e trasmettono informazioni nel cervello) verso la corteccia. Queste istruzioni sono di due tipi: uno attiva una risposta (segnali eccitatori) e l'altro sopprime una risposta (segnali inibitori). Il corretto equilibrio tra i due controlla il movimento.


Un livello basso di dopamina induce i gangli basali a inibire gravemente i neuroni puntati nel talamo, un'azione chiamata inibizione. Da molto tempo gli scienziati presumono che è questa forte inibizione a provocare i problemi motori dei malati di Parkinson.


Per verificare questo assunto, il team di ricerca ha usato la tecnologia optogenetica in un topo modello, per studiare gli effetti di questa inibizione aumentata del talamo e, in ultima analisi, del movimento. L'optogenetica è l'uso della luce per controllare l'attività di tipi specifici di neuroni all'interno del cervello.


Il team ha scoperto che, quando i segnali dei gangli basali sono attivati con più forza ​​dalla luce, i neuroni puntati nel talamo paradossalmente diventano iperattivi. Questa iperattività, chiamata 'eccitazione di rimbalzo' [rebound excitation], produce rigidità muscolare anomala e tremore, che sono problemi motori molto simili ai sintomi dei pazienti di Parkinson.


Quando questa iperattività dei neuroni talamici viene soppressa dalla luce, i topi mostrano movimenti normali senza sintomi di Parkinson. Riportare alla normalità i livelli di attività ha provocato la fine dei sintomi motori, dimostrando che è l'iperattività a causare i problemi motori dei pazienti di Parkinson.


Il professor Kim del KAIST ha dichiarato: "Questo studio ribalta tre decenni di consenso sull'origine dei sintomi Parkinson". E il primo autore dottor Jeongjin Kim ha dichiarato: "Le implicazioni terapeutiche di questo studio per il trattamento dei sintomi di Parkinson sono profonde. Presto può essere possibile rimediare ai disturbi del movimento senza usare L-DOPA, un precursore alla dopamina".


Il professor Augustine della NTU ha aggiunto: "I nostri risultati sono una svolta, sia per comprendere come il cervello controlla di norma il movimento del nostro corpo, sia come questo controllo scompare con il Parkinson e con i problemi connessi alla carenza di dopamina". Lo studio ha richiesto cinque anni di lavoro, e ha coinvolto ricercatori del Dipartimento Bio & Brain Engineering del KAIST.


Il team di ricerca continuerà il lavoro studiando come l'iperattività nei neuroni nel talamo porta a movimenti anomali, nonché sviluppando strategie terapeutiche per la malattia, che puntano questo meccanismo neurale.

 

 

 


Fonte: The Korea Advanced Institute of Science and Technology (KAIST) (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Jeongjin Kim, Youngsoo Kim, Ryuichi Nakajima, Anna Shin, Minju Jeong, Ah Hyung Park, Yongcheol Jeong, Seonmi Jo, Seungkyoung Yang, Hosung Park, Sung-Hwan Cho, Kwang-Hyun Cho, Insop Shim, Jae Hoon Chung, Se-Bum Paik, George J. Augustine, Daesoo Kim. Inhibitory Basal Ganglia Inputs Induce Excitatory Motor Signals in the Thalamus. Neuron, 2017; 95 (5): 1181 DOI: 10.1016/j.neuron.2017.08.028

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali colelgamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.