Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Le cellule immunitarie del cervello sono legate ad Alzheimer, Parkinson e schizofrenia

Le cellule immunitarie del cervello sono legate ad Alzheimer, Parkinson e schizofreniaScienziati del Salk e della UC di San Diego hanno condotto una vasta ricerca sulle microglia (in blu), rivelando i collegamenti con malattie neurodegenerative e psichiatriche. (Fonte: Nicole Coufal)Degli scienziati hanno caratterizzato per la prima volta i marcatori molecolari che compongono le prime linee uniche della difesa immunitaria nel cervello, le cellule chiamate microglia.


Nel processo, hanno scoperto ulteriori prove che le microglia possono avere ruoli in varie malattie neurodegenerative e psichiatriche, compreso l'Alzheimer, il Parkinson e l'Huntington, così come nella schizofrenia, l'autismo e la depressione.


"Le microglia sono le cellule immunitarie del cervello, ma ancora non si capisce bene come funzionano nel cervello umano", afferma Rusty Gage, professore del Laboratorio di Genetica dell'Istituto Salk, cattedra di ricerca sulle malattie neurodegenerative associate all'età, e autore senior del nuovo lavoro. "Il nostro lavoro non solo fornisce collegamenti alle malattie ma offre un trampolino per comprendere meglio la biologia di base di queste cellule".


Su Science del 25 maggio 2017 il team ha riferito che i geni finora associati alle malattie neurologiche vengono accesi a livelli superiori nelle microglia rispetto ad altre cellule cerebrali. Anche se il legame tra microglia e un certo numero di disturbi è già stato esplorato in passato, il nuovo studio offre una base molecolare per questa connessione.


"Questi studi rappresentano il primo sforzo sistematico per decodificare le microglia", afferma Christopher Glass, professore di Medicina Cellulare e Molecolare e Professore di Medicina all'Università della California di San Diego, autore senior della ricerca. "I nostri risultati forniscono le basi per comprendere i meccanismi che determinano le funzioni benefiche o patologiche di queste cellule".


Le microglia sono un tipo di macrofago, globuli bianchi presenti in tutto il corpo che possono distruggere agenti patogeni o altri materiali estranei. Sono noti per essere altamente sensibili ai loro contesti e per rispondere ai cambiamenti nel cervello, liberando segnali pro-infiammatori o antinfiammatori. Essi inoltre recidono i collegamenti tra i neuroni quando le cellule sono danneggiate o malate. Ma le microglia sono notoriamente difficili da studiare. Non possono essere facilmente coltivate in un piatto di coltura e muoiono rapidamente fuori da un cervello vivo.


Nicole Coufal, medico pediatrico della UC San Diego, che lavora anche nel laboratorio di Gage al Salk, ha voluto produrre microglia dalle cellule staminali. Ma ha capito che non c'era alcun modo per capire se le cellule risultanti erano veramente microglia: "Non c'era un marcatore univoco che differenziasse le microglia dai macrofagi circolanti nel resto del corpo", dice.


David Gosselin e Dylan Skola nel laboratorio di Glass, insieme a Coufal e ai collaboratori, si sono prefissi di caratterizzare le caratteristiche molecolari delle microglia. Hanno lavorato con i neurochirurghi della UC San Diego per raccogliere i tessuti cerebrali di 19 pazienti, che avevano avuto tutti un intervento chirurgico cerebrale per l'epilessia, un tumore al cervello o un ictus. Hanno isolato le microglia da aree di tessuto che non erano state influenzate dalla malattia, così come dai cervelli di topo, e poi si sono messi a studiare le cellule. Il lavoro è stato reso possibile da una collaborazione multidisciplinare tra scienziati da banco, bioinformatici e clinici.


Il team ha usato vari test molecolari e biochimici - eseguiti in poche ore dalla raccolta delle cellule - per caratterizzare quali geni vengono accesi e spenti nelle microglia, come è marcato il DNA dalle molecole regolatorie e come questi modelli cambiano nelle cellule di coltura.


Le microglia, hanno trovato, hanno centinaia di geni che sono espressi più altamente di altri tipi di macrofagi, nonché modelli distinti di espressione genica rispetto ad altri tipi di cellule cerebrali. Dopo che le cellule sono state coltivate, tuttavia, i modelli genetici delle microglia hanno cominciato a cambiare. In sole sei ore, più di 2.000 geni erano già abbassati di almeno quattro volte. I risultati sottolineano come le microglia dipendenti siano nel loro ambiente nel cervello e perché i ricercatori hanno lottato per coltivarle.


In seguito, i ricercatori hanno analizzato se uno dei geni sovra-regolati nelle microglia rispetto ad altre cellule era stato precedentemente implicato in una malattia, e hanno scoperto che i geni legati a varie malattie neurodegenerative e psichiatriche erano altamente espressi nelle microglia. "Una percentuale veramente elevata di geni legati alla sclerosi multipla, al Parkinson e alla schizofrenia sono molto più espressi nelle microglia rispetto al resto del cervello", afferma Coufal. "Ciò suggerisce che c'è qualche legame tra microglia e malattie".


Per l'Alzheimer, più della metà dei geni noti che influenzano il rischio di sviluppare la malattia sono espressi di più nelle microglia rispetto ad altre cellule cerebrali.


Nei topi, tuttavia, molti dei geni della malattia non erano altrettanto espressi nelle microglia. "Questo ci dice che forse i topi non sono i migliori modelli di organismi per alcune di queste malattie", dice la Coufal.


Serve altro lavoro per capire esattamente come può essere alterata la microglia nelle persone con malattie, ma il nuovo profilo molecolare delle microglia offre un modo ai ricercatori per iniziare a cercare di coltivare meglio le cellule o a indurre delle cellule staminali a diventare microglia negli studi futuri.

 

 

 


Fonte: Salk Institute (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: David Gosselin, Dylan Skola, Nicole G. Coufal, Inge R. Holtman, Johannes C. M. Schlachetzki, Eniko Sajti, Baptiste N. Jaeger, Carolyn O’Connor, Conor Fitzpatrick, Martina P. Pasillas, Monique Pena, Amy Adair, David G. Gonda, Michael L. Levy, Richard M. Ransohoff, Fred H. Gage, Christopher K. Glass. An environment-dependent transcriptional network specifies human microglia identity. Science, 2017; eaal3222 DOI: 10.1126/science.aal3222

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.