Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Chi l'ha detto che invecchiando non possiamo imparare cose nuove?

Chi l'ha detto che invecchiando non possiamo imparare cose nuove?La Wu ha iniziato a dipingere sette anni fa. All'inizio, le fu detto che era orribile (quadro a sinistra). Ma, dopo anni di pratica e di corsi, le è stato riconosciuto del talento (dipinto a destra).

Un giorno, il nostro cervello non funzionerà più come prima, non saremo più 'acuti' come eravamo abituati ad essere, non saremo in grado di ricordare facilmente le cose. Questo è ciò che è stato inciso in noi. Siamo persino indotti a credere che, passata una certa età, non possiamo acquisire nuove abilità, né ad apprendere alcune informazioni, come una nuova lingua.


Ma una nuova teoria sostiene che non è necessariamente così. Infatti, come adulti, se continuassimo a imparare come facevamo da bambini, afferma Rachel Wu, professoressa di psicologia della University of California-Riverside, potremmo ridefinire ciò che significa essere 'adulti che invecchiano'.


Con la sua ricerca, pubblicata sulla rivista Human Development, la Wu ridefinisce l'invecchiamento cognitivo sano come risultato di strategie e abitudini di apprendimento sviluppate durante la vita. Queste abitudini possono favorire o sfavorire lo sviluppo cognitivo.


"Noi sosteniamo che vedendo l'intero corso della vita, quando iniziamo a lavorare passiamo da un «apprendimento ampio» (per cui acquisiamo molte abilità come infanti o bambini) a un «apprendimento specializzato» (diventando esperti di un'area specifica) e ciò porta il declino cognitivo, inizialmente in alcune situazioni sconosciute, e infine in situazioni sia familiari che sconosciute", ha detto la Wu.


Nel documento la Wu sostiene che, se re-immaginassimo l'invecchiamento cognitivo come risultato dello sviluppo, apriremmo la porta a nuove tattiche che potrebbero migliorare notevolmente la salute cognitiva e la qualità della vita degli adulti invecchiati. In particolare, se gli adulti abbracciassero le stesse «esperienze ampie di apprendimento» (caratterizzate dai 6 fattori qui sotto) che promuovono la crescita e lo sviluppo dei bambini, potrebbero vedere un aumento della loro salute cognitiva e non il declino naturale che tutti ci aspettiamo.


La Wu e i suoi collaboratori definiscono «apprendimento ampio» quello che comprende questi sei fattori:

  1. Apprendimento con mente aperta, guidato dall'input (apprendere nuovi modelli e nuove competenze, esplorare al di fuori della propria zona di comfort).
  2. Impalcature individualizzate (accesso coerente a docenti e mentori che guidano l'apprendimento).
  3. Mentalità di crescita (credere che le abilità siano sviluppate con sforzo).
  4. Ambiente che perdona (che permette di fare errori e persino di fallire).
  5. Impegno serio all'apprendimento (imparare a padroneggiare le competenze essenziali, perseverare nonostante le battute d'arresto).
  6. Imparare simultaneamente competenze multiple.

I ricercatori spiegano che l'impegno intellettuale (attraverso i sei fattori) cala dall'infanzia all'età adulta, quando passiamo dall'«apprendimento ampio» alla «specializzazione». Essi sostengono che, durante l'infanzia, l'impegno in questi sei fattori aumenta realmente le abilità cognitive di base (ad esempio la memoria di lavoro, l'inibizione, l'attenzione) e prevedono che lo stesso può valere per l'età adulta.


La Wu e i ricercatori definiscono «apprendimento specializzato» quello che comprende questi fattori:

  1. Apprendimento con mente chiusa, guidato dalla conoscenza (preferire le routine familiari, restare nelle zone di comfort).
  2. Nessuna struttura (nessun accesso a esperti o insegnanti).
  3. Ambiente che non perdona (conseguenze gravi degli errori o insuccessi, come il licenziamento).
  4. Mentalità fissa (credere che le abilità siano talenti innati, al contrario di quelli sviluppati con sforzo).
  5. Poco impegno nell'apprendimento (adulti che apprendono di solito un hobby per un paio di mesi, ma poi lo lasciano a causa di vincoli di tempo e/o difficoltà).
  6. Imparare una abilità alla volta, o nessuna.

"Quando si guarda a tutta la vita fin dalla prima infanzia, sembra probabile che il declino dell'«apprendimento ampio» abbia un ruolo causale nell'invecchiamento cognitivo. Ma, se gli adulti intraprendessero un apprendimento ampio attraverso i sei fattori che forniamo (simili a quelli delle esperienze della prima infanzia), gli adulti che invecchiano potrebbero espandere il funzionamento cognitivo oltre i limiti attualmente noti", ha dichiarato la Wu.


La Wu dice che tendiamo naturalmente a passare dall'«apprendimento ampio» a quello «specializzato» quando cominciamo la nostra carriera e in quel momento comincia l'invecchiamento cognitivo. Mentre ci insediamo nel nostro ruolo di lavoro, diventiamo più efficienti nelle nostre aspettative e attività quotidiane, e raramente ci allontaniamo da questo. Anche se ci sono alcuni vantaggi nel sistema, come ad esempio ottenere risposte più efficienti e precise in situazioni appropriate, ci sono anche lati negativi, come ad esempio presunzioni sbagliate o difficoltà a superarle.


"Dobbiamo ancora provare la nostra teoria con studi scientifici specifici, ma essa si basa su oltre cinquant'anni di ricerche. Quello che gli adulti dovrebbero trarre da questo studio è che possiamo acquisire molte nuove abilità a qualsiasi età ", ha detto la Wu. "Ci vuole solo tempo e dedizione. Sembra che vogliamo rendere molto difficile imparare, a noi stessi e agli altri. Forse è per questo che alcuni aspetti dell'invecchiamento cognitivo sono auto-imposti".

 

 

 


Fonte: Mojgan Sherkat in University of California - Riverside (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Rachel Wu, George W. Rebok, Feng Vankee Lin. A Novel Theoretical Life Course Framework for Triggering Cognitive Development across the Lifespan. Human Development, 2016; 59 (6): 342 DOI: 10.1159/000458720

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

Un segnale precoce di Alzheimer potrebbe salvarti la mente

9.01.2018 | Esperienze & Opinioni

L'Alzheimer è una malattia che ruba più dei tuoi ricordi ... ruba la tua capacità di ese...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

36 abitudini quotidiane che riducono il rischio di Alzheimer

2.07.2018 | Esperienze & Opinioni

Sapevi che mangiare carne alla griglia potrebbe aumentare il rischio di demenza? O che s...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.