Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Vertigini quando ti alzi in fretta? La demenza in vecchiaia può essere in agguato



Se avverti vertigini quando ti alzi in piedi troppo in fretta, fai attenzione: gli anziani che sperimentano quel senso disorientante spesso possono avere più probabilità di sviluppare una demenza, secondo un nuovo studio eseguito in Olanda.


I ricercatori hanno scoperto che gli anziani con «ipotensione ortostatica», una condizione per cui la pressione sanguigna diminuisce ogni volta che ci si alza improvvisamente, avevano un 15 per cento in più di probabilità di sviluppare la demenza più tardi nella vita.


La sensazione di vertigini arriva perché alzandosi velocemente si provoca un improvviso calo della pressione sanguigna, che, a sua volta, diminuisce il flusso di sangue alla testa, secondo lo studio pubblicato ieri 11 ottobre sulla rivista PLoS Medicine.


La ricerca si è svolta su più di 6.200 uomini e donne, che erano arruolati nel Rotterdam Study, che all'inizio dello studio avevano 69 anni in media, non avevano demenza e non avevano mai avuto un ictus. Quando è iniziato lo studio, i ricercatori hanno preso nota delle persone con ipotensione ortostatica.


Dopo una media di 15 anni di studio, i ricercatori hanno scoperto che l'ipotensione ortostatica è associata a un 15 per cento di aumento del rischio per tutti i tipi di demenza, che comprende tra l'altro l'Alzheimer, la demenza vascolare e la demenza di Parkinson.


Di norma il cuore compensa un calo improvviso della pressione sanguigna aumentando il battito, per fornire più sangue al corpo, secondo lo studio. Ma le persone con ipertensione ortostatica, alle quali manca questa accelerazione "compensativa" della frequenza cardiaca, hanno il ​​39 per cento in più probabilità di sviluppare una demenza rispetto alle persone che non hanno l'ipotensione ortostatica, secondo lo studio.


I ricercatori, guidati dal dottor Frank Wolters, epidemiologo dell'Erasmus Medical Center in Olanda, osservano che lo studio non dimostra il rapporto causa-effetto, ma piuttosto evidenzia un'associazione tra ipotensione ortostatica e rischio di demenza.


Ci sono delle possibili spiegazioni a questo legame: una di esse è che, se il flusso di sangue alla testa diminuisce ogni volta che una persona si alza, il cervello può non ottenere ossigeno a sufficienza, con conseguenti danni cerebrali, scrivono i ricercatori.


Inoltre, anche diversi studi precedenti avevano suggerito un legame tra la riduzione del flusso di sangue al cervello e il rischio di demenza, hanno scritto i ricercatori.

 

 

 


Fonte: Erasmus Medical Center via LiveScience (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Frank J. Wolters, Francesco U.S. Mattace-Raso, Peter J. Koudstaal, Albert Hofman, M. Arfan Ikram. Orthostatic Hypotension and the Long-Term Risk of Dementia: A Population-Based Study. PLOS, Published: 11/10/2016 http://dx.doi.org/10.1371/journal.pmed.1002143

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.