Il sonno da giovani ha un ruolo più importante per la memoria e l'apprendimento, ma gli studi dimostrano che "investire" nel sonno può aiutare più tardi nella vita.
Un sonno corretto in gioventù e in mezza età aiuta la memoria e l'apprendimento, ma quando si superano i settanta, ottanta e novanta anni - quando di solito non si dorme più così tanto o così bene - il sonno non è più legato alla memoria, secondo un ricercatore della Baylor University.
La ricerca solleva una "questione affascinante", ha detto Michael K. Scullin, PhD, direttore del Sleep Neuroscience and Cognition Laboratory della Baylor, che ha esaminato 50 anni di ricerche sul sonno in un articolo pubblicato sulla rivista Perspectives on Psychological Science.
"Se il sonno dà benefici alla memoria e al pensiero nei giovani adulti, ma cambia in durata e qualità con l'età, allora la questione è se il miglioramento del sonno potrebbe ritardare - o invertire - i cambiamenti nella memoria e il pensiero legati all'età", ha detto Scullin, assistente professore di psicologia e neuroscienze nel College of Arts & Sciences della Baylor. "E' la differenza tra investire prima piuttosto che cercare di compensare più tardi. [Nella nostra revisione] ci siamo imbattuti in studi che hanno dimostrato che dormire bene in mezza età è premonitore di un funzionamento mentale migliore 28 anni dopo".
L'articolo osserva che i benefici di una nottata di sonno sano da giovani adulti sono diversi e inconfondibili. Un esempio è che un particolare tipo di sonno profondo, chiamato «onda (cerebrale)-lenta-di sonno», aiuta la memoria prendendo pezzi di esperienze del giorno, rivivendole e rafforzandole per recuperarle meglio in seguito.
Quando le persone raggiungono la mezza età, anche l'extra sonno durante il giorno, come ad esempio un pisolino pomeridiano, aiuta la memoria delle persone e protegge dal declino - a patto che non si lesini sul sonno notturno. Ma via via che invecchiano, le persone si svegliano di più di notte e dormono meno profondamente e con meno sonno sognante, entrambi importanti per il funzionamento generale del cervello, ha detto Scullin.
La profonda revisione dei ricercatori è iniziata con gli studi dal 1967, e comprende circa 200 studi che avevano misurato il sonno e il funzionamento mentale. I partecipanti da 18 a 29 anni sono stati classificati come giovani; quelli da 30 a 60 come di mezza età; e gli over-60 anni come anziani.
Ai partecipanti è stato chiesto quante ore di norma dormivano, quanto tempo ci voleva per andare a dormire, quante volte si svegliavano nel cuore della notte e se si sentivano assonnati durante il giorno. La ricerca ha inoltre correlato i risultati di numerosi studi di onde cerebrali con esperimenti che si erano occupati di privazione del sonno, pisolini e interventi sul sonno, come ad esempio i sonniferi.
Scullin ha osservato che se una persona vive 85 anni, può dormire circa 250.000 ore, più di 10.000 giorni interi, o 27 anni. "Le persone a volte sviliscono il sonno considerandolo una «perduta di tempo»", ha detto. Ma anche se il legame tra sonno e memoria diminuisce con l'età, "dormire bene è comunque legato ad una migliore salute mentale, al miglioramento della salute cardiovascolare, e a meno, e meno gravi, disturbi e malattie di vario genere".
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Ha collaborato allo studio Donald Bliwise, PhD, professore di neurologia della Emory University.
Fonte: Baylor University via Newswise (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: M. K. Scullin, D. L. Bliwise. Sleep, Cognition, and Normal Aging: Integrating a Half Century of Multidisciplinary Research. Perspectives on Psychological Science, 2015; 10 (1): 97 DOI: 10.1177/1745691614556680
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