Ricercatori della Università di Southampton hanno affrontato una delle più grandi domande della ricerca sulla demenza: perché falliscono gli esperimenti sui farmaci di Alzheimer? Il nuovo studio è pubblicato nel Journal of Pathology ed è stato finanziato da Alzheimer's Research UK e dal Medical Research Council.
I ricercatori, guidati dalla dott.ssa Delphine Boche dell'Università di Southampton, hanno voluto entrare nei risultati di uno studio clinico eseguito dieci anni fa. L'esperimento originale coinvolgeva un vaccino che usava i meccanismi di difesa del corpo per rimuovere l'amiloide - una proteina caratteristica dell'Alzheimer.
Purtroppo, nonostante abbia eliminato la proteina amiloide dal cervello, il vaccino non ha migliorato i sintomi sperimentati dalle persone che vivevano con Alzheimer e ha aggravato il restringimento del cervello di quelli che assumevano il farmaco. Questa scoperta ha sollevato molte importanti domande sul futuro dello sviluppo dei farmaci di Alzheimer.
La Dott.ssa Boche ha indagato su quello che è successo nell'esperimento, per capire appieno gli effetti del trattamento e la lezione che potrebbe essere preziosa per i nuovi trattamenti in sviluppo oggi. Esaminando il tessuto cerebrale, generosamente donato da 11 persone che avevano preso parte allo studio originale, la dott.ssa Boche ha scoperto che, oltre a rimuovere l'amiloide dal cervello, il vaccino ha causato la morte delle cellule nervose, fatto che potrebbe spiegare il restringimento del cervello osservato come risposta al farmaco.
Anche se il ritiro era stato visto in origine come effetto collaterale devastante del farmaco, la nuova ricerca dimostra che è stato causato da cellule già danneggiate, uccise ed eliminate dal cervello. L'analisi più approfondita suggerisce che è il sistema immunitario del cervello, attivato dal vaccino, che uccide ed elimina le cellule nervose danneggiate.
E' stato anche incoraggiante scoprire che l'analisi dettagliata del tessuto cerebrale ha rivelato che questo sistema di «disintossicazione», che elimina le cellule danneggiate, migliora la salute delle cellule nervose rimaste. Il team che ha effettuato il lavoro ritiene che, se il vaccino fosse stato dato prima nel corso della malattia, allora questi miglioramenti nella salute delle cellule nervose si sarebbero potuti tradurre in un miglioramento dei sintomi.
La Dott.ssa Delphine Boche, Professore Associato di Neuroscienze Cliniche all'Università di Southampton, ha detto: "Questi nuovi risultati mostrano la complessità dello sviluppo di trattamenti per l'Alzheimer. Esaminando il tessuto cerebrale donato da persone che hanno preso parte alla sperimentazione clinica originale, abbiamo capito molto sugli effetti della rimozione dell'amiloide, la proteina caratteristica dell'Alzheimer, dal cervello".
"Abbiamo dimostrato che questo vaccino ha portato alla morte delle cellule nervose danneggiate e ha anche migliorato la salute generale delle cellule nervose rimanenti nel cervello. Questo solleva la possibilità che se il trattamento fosse stato somministrato alle persone in una fase precedente della malattia, i suoi effetti nel cervello avrebbero potuto rallentare il deterioramento dei sintomi".
"Questo lavoro mette in luce l'importanza di non considerare come cause perse i fallimenti delle sperimentazioni cliniche. Anche se è sempre deludente quando una terapia potenziale non aiuta i pazienti alla ricerca così disperata di un trattamento, possiamo imparare molto da questi studi. Il passo successivo è usare questa conoscenza e sviluppare trattamenti più efficaci per le persone che vivono con l'Alzheimer".
La Dott.ssa Laura Phipps, Science Communications Manager di Alzheimer's Research UK, ha detto: "Mezzo milione di persone nel Regno Unito vivono con l'Alzheimer, senza trattamenti efficaci che possono fermare la diffusione del danno nel cervello. I resoconti continui sui fallimenti passati dei farmaci negli studi clinici è una lettura che fa riflettere le persone con demenza e le loro famiglie, ma la ricerca aiuta a trovare soluzioni nuove e migliori".
"Investire in lavori come questo dell'Università di Southampton è fondamentale se vogliamo andare avanti nel nostro impegno per sconfiggere la demenza. Questo studio suggerisce che il tempismo è tutto quando si tratta di trattamenti e questi risultati aiuteranno la progettazione dei test futuri. Alzheimer's Research UK ha appena lanciato un Fondo Globale per Esperimenti Clinici, che sosterrà le fasi iniziali degli studi per accelerare lo sviluppo di nuovi trattamenti per aiutare le persone che vivono con una demenza".
Fonte: University of Southampton (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Claire Paquet, Jay Amin, François Mouton-Liger, Mariam Nasser, Seth Love, Françoise Gray, Ruth M Pickering, James AR Nicoll, Clive Holmes, Jacques Hugon, Delphine Boche. Effect of active Aβ immunotherapy on neurons in human Alzheimer's disease. The Journal of Pathology, DOI: 10.1002/path.4491
Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.
Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.
Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.
Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra: |