La maggior parte degli infermieri nel loro lavoro assistono pazienti che stanno morendo.
Uno studio condotto su più di 200 studenti ha dimostrato che molti infermieri in formazione si sentono impreparati ed ansiosi di fronte alla prospettiva di incontrare pazienti durante l'assistenza di fine-vita.
Scienziati dell'Accademia Sahlgrenska hanno intervistato 222 studenti di infermieristica della Università di Göteborg, dell Università di Skövde e della Ersta Sköndal University College.
Le interviste trattavano i loro pensieri sulla cura dei pazienti terminali, le loro idee su come sostenere e soddisfare il paziente nel dialogo, e le proprie sensazioni di fronte ai pazienti terminali.
Oltre la comprensione
Le interviste hanno mostrato che, anche se molti studenti vedono la morte come una parte naturale della vita, molti trovano paurosa l'idea della morte, e oltre la comprensione. "La morte risveglia sentimenti di impotenza, insicurezza e insufficienza nella maggior parte degli studenti infermieri. Alcuni trovano naturale parlare della morte, mentre altri ritengono che sia la cosa peggiore che può accadere e hanno difficoltà ad affrontare la necessità di parlarne", dice Susann Strang, ricercatrice dell'Accademia Sahlgrenska.
Una responsabilità dell'infermiere
Molti studenti hanno detto di non sapere come rispondere alle domande dei pazienti, e desideravano cambiare argomento quando i pazienti iniziavano a parlare della morte. Allo stesso tempo, una grande parte degli studenti ritiene che sia una responsabilità degli infermieri apparire forti davanti ai pazienti.
"Il nostro studio dimostra che gli studenti hanno l'ideale di un'infermiere competente e di un'assistenza perfetta che differisce in modo significativo dalla situazione reale. I temi della morte e il morire hanno molto a che fare con la paura propria degli studenti e la mancanza di esperienza, mentre allo stesso tempo assumono esigenze elevate su se stessi per essere buoni caregivers", dice Susann Strang.
"Molti sperano che questo diventerà più facile con il tempo, e che un giorno avranno il coraggio necessario per prendersi cura di malati terminali e il coraggio di impegnarsi con loro. La formazione dell'infermiere può avere un ruolo più attivo qui, scoprendo in una fase precoce quali studenti sperimentano una forte ansia per l'incontro e la cura dei pazienti morenti, e offrendo loro orientamento, formazione e supporto".
Lo studio sarà pubblicato sull'International Journal of Nursing Palliative.
******** Le parole degli studenti
"Ho paura di questo, ed ero terribilmente sconvolto durante il mio stage ogni volta che un paziente moriva. L'intera situazione può essere spaventosa, e il corpo morto ... ".
"Un infermiere dovrebbe essere forte. Potrebbe benissimo essere tragico vedere una persona che ho curato morire davanti ai miei occhi. Mi può colpire emotivamente. Ma io devo sostenere la famiglia della persona morente. Quindi devo essere forte".
"Beh, penso che sia veramente terribile affrontare il corpo freddo. Riesco a stare lì e aspettare, ed essere presente fino a quando il paziente respira, ma una volta che è morto lo trovo estremamente sconvolgente".
"Certo che è difficile, ma come caregiver ed essere umano simile, considero mio dovere non avere paura o disagio di fronte a situazioni difficili. Lo considero un vantaggio essere in grado di sentire i pensieri di un'altra persona su qualcosa di così grande che mi colpisce, non solo professionalmente ma anche personalmente".
"Non sono a disagio quando si tratta di passare del tempo con le persone che stanno morendo. Ma mi sento insicuro su come parlare con loro, le domande che pongono. Non ho molta esperienza per dare consulenza esistenziale a persone che stanno morendo".
"Per me, la morte è la cosa peggiore che può accadere, ma è allo stesso tempo una parte della vita, quindi dobbiamo essere in grado di parlarne".
Fonte: University of Gothenburg (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Susann Strang et al. Swedish nursing students' reasoning about emotionally demanding issues in caring for dying patients. International Journal of Palliative Nursing, September 2014
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