Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Nuovo trattamento per proteggere le cellule cerebrali dal Parkinson: possibile uso nell'Alzheimer

Nel Parkinson (PD), deperiscono le cellule nervose che producono la dopamina, che controllano i nostri movimenti. Gli attuali trattamenti per la malattia mirano quindi a ripristinare il contenuto della dopamina nel cervello.


In un nuovo studio dall'Università di Lund (Svezia), i ricercatori affrontano il problema da una prospettiva diversa: attraverso l'attivazione precoce di una proteina che migliora la capacità del cervello di fronteggiare una serie di processi nocivi.


Stimolare la proteina, chiamata recettore Sigma-1, scatena una serie di meccanismi di difesa e ripristina la funzione motoria perduta.
I risultati sono stati ottenuti nei topi, ma gli studi clinici su pazienti possono non essere lontani.


Attivando il recettore Sigma-1, una proteina versatile coinvolta in molte funzioni cellulari, i ricercatori hanno aumentato i livelli di diverse molecole che aiutano le cellule nervose a costruire nuove connessioni, hanno diminuito l'infiammazione, aumentando nel contempo anche i livelli di dopamina. I risultati, pubblicati sulla rivista Brain, indicano un netto miglioramento dei sintomi motori in topi con una condizione simile al Parkinson che erano stati trattati con un farmaco stimolante del Sigma-1 per 5 settimane.


Questo trattamento non è mai stato studiato in relazione al Parkinson.
Tuttavia, varie pubblicazioni legate a ictus e malattie del motoneurone hanno riportato risultati positivi con farmaci che stimolano il recettore Sigma-1, e una società biotech degli Stati Uniti inizierà presto i test clinici su pazienti di Alzheimer.


Il fatto che le sostanze che stimolano questa proteina siano già disponibili per uso clinico è un grande vantaggio, secondo il professor M. Angela Cenci-Nilsson, responsabile del team di ricerca dell'Università di Lund: "E' un enorme vantaggio che queste sostanze siano già state testate nelle persone e approvate per l'applicazione clinica.
Significa che sappiamo già che il corpo tollera questo trattamento. Gli studi clinici per il Parkinson potrebbero teoricamente iniziare in qualsiasi momento".


Aumentare i meccanismi difensivi interni del cervello con approcci di questo tipo è un'idea piuttosto recente nella ricerca sul Parkinson.
Il professor Cenci-Nilsson, tuttavia, ritiene che il numero di obiettivi per i trattamenti futuri sia in aumento visto che impariamo sempre di più sugli effetti complessi del PD su molti tipi diversi di cellule nel cervello. "I miglioramenti motori che abbiamo visto nei topi sono sproporzionatamente grandi rispetto al recupero dei livelli di dopamina. Crediamo che dipenda dal trattamento, che ha protetto il cervello da una serie di conseguenze indirette innescate dalla lesione di tipo Parkinson. Ad esempio, oggi sappiamo che una perdita di dopamina induce i neuroni attaccati a perdere le sinapsi, e altera sia i percorsi neurali che le cellule non neuronali nel cervello. Poiché il recettore Sigma-1 è ampiamente espresso in molti tipi cellulari, il trattamento potrebbe intervenire in molti di questi processi dannosi".


Il trattamento ha dimostrato di essere significativamente più efficace quando è avviato all'inizio della fase più aggressiva della morte delle cellule della dopamina.
Come futura terapia potenziale per il Parkinson, questo trattamento dovrebbe quindi essere avviato il più presto possibile dopo la diagnosi, per avere il massimo impatto.


"Per accelerare una possibile traduzione clinica dei nostri risultati, dovremo ora cercare ulteriori prove a sostegno di questo tipo di trattamento.
Ora stiamo discutendo varie opportunità con diversi partner collaboranti, e cercheremo di procurare finanziamenti per gli studi clinici nel Parkinson al più presto", conclude Angela M. Cenci-Nilsson.

 

 

 

 

 


FonteLund University  (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:  V. Francardo, F. Bez, T. Wieloch, H. Nissbrandt, K. Ruscher, M. A. Cenci. Pharmacological stimulation of sigma-1 receptors has neurorestorative effects in experimental parkinsonism. Brain, 2014; DOI: 10.1093/brain/awu107

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)