I ricercatori dell'Istituto Regenstrief e del Centro per la Ricerca sull'Invecchiamento della Indiana University, che hanno seguito oltre 30.000 anziani per un decennio, hanno trovato che il tasso di diagnosi di demenza nei pazienti con schizofrenia è due volte più alto rispetto ai pazienti senza questo disturbo cerebrale cronico, grave e invalidante.
"Gli individui con gravi malattie mentali, tra cui la schizofrenia sembrano vivere più a lungo rispetto a quanto suggerivano le stime precedenti", ha detto Hugh Hendrie, MB, ChB, DSc, psichiatra geriatrico che ha condotto lo studio. Il Dr. Hendrie è ricercatore del Regenstrief Institute, del Center for Aging Research della IU, scienziato e professore di psichiatria alla Facoltà di Medicina della IU. "Questa buona notizia è mitigata dal fatto che essi devono affrontare i principali disturbi degli anziani, tra cui la demenza".
"La scoperta che c'è una significativa differenza nei tassi di demenza per quelli con schizofrenia e quelli senza il disturbo è arrivata piuttosto inaspettata. La ragione di questa differenza è chiara e merita indagini più approfondite. Ciò è legato ad un aumento della patologia correlata alla demenza nel cervello o potrebbe rappresentare semplicemente un fraintendimento dei loro sintomi da parte di medici inesperti nel trattare con individui che hanno difficoltà a comunicare e hanno meno probabilità di avere altri sintomi significativi affidabili da interpretare?".
Gli individui affetti da schizofrenia hanno anche tassi generalmente più elevati di altre malattie gravi come le malattie cardiache e quelle polmonari, così come un tasso di mortalità più elevato rispetto a quelli senza la schizofrenia. Un'importante eccezione è il cancro, per i quali il tasso degli individui con la schizofrenia è significativamente più basso.
Secondo il Dott. Hendrie, gli studi precedenti sul rischio di cancro associato con la schizofrenia sono stati contraddittori. Anche se è stato suggerito da studi precedenti che il tasso di cancro più basso per le persone con schizofrenia è il risultato di una carente identificazione di casi da parte dei medici, il nuovo studio ha scoperto che il cancro è segnalato come causa di morte nei certificati di morte di coloro che sono stati diagnosticati con schizofrenia.
Lo studio è pubblicato nel numero di maggio di The American Journal of Geriatric Psychiatry, che si concentra sulla schizofrenia nell'intera vita. Questo studio ha anche riscontrato che i ricoveri ospedalieri, la lunghezza delle degenze in ospedale, l'uso di case di cura e la durata del soggiorno in casa di cura per i pazienti con schizofrenia sono significativamente maggiori, rispetto ai pazienti senza la schizofrenia. Gli autori concludono che "un numero crescente di pazienti gravemente malati, soprattutto i più anziani con schizofrenia, creerà un grave fardello per il nostro sistema sanitario che richiederà lo sviluppo di nuovi modelli integrati di assistenza sanitaria che coinvolgano i collegamenti tra la sanità e i sistemi di salute mentale". "Mentre cresce la popolazione degli anziani, è sempre più grande anche il numero di pazienti anziani affetti da schizofrenia. Dobbiamo collegare la cura della loro salute mentale e fisica nelle cliniche dove si sentono a proprio agio e dove possono essere trattati da medici che conoscono sia la loro grave condizione mentale che le loro malattie fisiche", ha detto il dottor Hendrie.
Secondo il National Institute of Mental Health, la schizofrenia colpisce uomini e donne allo stesso modo, e ha tassi simili in tutti i gruppi etnici. I sintomi come allucinazioni e deliri di solito iniziano ad un'età compresa tra 16 e 30 anni. Le 31.588 persone nello studio avevano un'età media di 70 anni. Tutti erano over-65 per la fine dello studio e hanno ricevuto cure alla Eskenazi Health, conosciuta allora come Wishard Health Services. I dati clinici di questi pazienti sono stati ottenuti dal Regenstrief Medical Record System, il più antico sistema medico operativo per cartelle cliniche elettroniche degli Stati Uniti.
"Le persone con gravi malattie mentali per tutta la vita hanno una aspettativa di vita che è da 20 a 25 anni minore rispetto alle persone senza malattie mentali", ha detto l'autore senior dello studio Christopher M. Callahan, MD, investigatore del Regenstrief Institute, direttore e fondatore del Center for Aging Research della IU e Professore «Cornelius and Yvonne Pettinga» di Medicina alla Facoltà di Medicina della IU. "Tuttavia, molte persone con queste malattie hanno ora tra i 70 e i 90 anni, e il nostro sistema sanitario ha pochissima esperienza nell'organizzare la loro cura in modo efficace. Questo studio dimostra le grandi sfide che abbiamo di fronte nel fornire cura eccellenti a questi anziani".
Gli autori dello studio, oltre ai Drs. Hendrie e Callahan, sono Wanzhu Tu, Ph.D.; Rebeka Tabbey, MS; Christianna E. Purnell, BA; e Roberta J. Ambuehl, BS. Il Dr. Tu è un investigatore del Regenstrief Institute e docente della Scuola di Medicina della IU. Purnell e Ambuehl sono all'Istituto Regenstrief. Tabbey era in precedenza alla Scuola di Medicina della IU. Questo lavoro è stato sovvenzionato dal National Institute of Mental Health e il National Institute on Aging dei National Institutes of Health. Il contenuto dello studio è di esclusiva responsabilità degli autori e non rappresenta necessariamente il punto di vista ufficiale del National Institutes of Health.
Fonte: Indiana University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Hugh C. Hendrie, Wanzhu Tu, Rebeka Tabbey, Christianna E. Purnell, Roberta J. Ambuehl, Christopher M. Callahan. Health Outcomes and Cost of Care Among Older Adults with Schizophrenia: A 10-Year Study Using Medical Records Across the Continuum of Care. The American Journal of Geriatric Psychiatry, 2014; 22 (5): 427 DOI: 10.1016/j.jagp.2012.10.025
Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.
Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.
Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.
Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra: |