Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Uomini che invecchiano: morale più alto e meno problemi fino a 65-70 anni

Un nuovo studio sul modo in cui gli uomini si avvicinano ai loro anni d'oro ha scoperto che circa l'80 per cento della popolazione mantiene il proprio grado di felicità in modo relativamente stabile, ma la percezione di infelicità - o di dover fronteggiare dei "fastidi" - tende a peggiorare una volta che si arriva verso i 65-70 anni.


Le ragioni sono diverse, secondo i ricercatori, ma possono essere causate da problemi di salute, da declino cognitivo e dalla perdita di un coniuge o di amici.


"In generale, la vita migliora invecchiando, nel senso che gli anziani, in media, hanno meno fastidi (e reagiscono meglio ad essi) rispetto agli adulti più giovani", ha detto Carolyn Aldwin , professore di gerontologia nel «College of Public Health and Human Sciences» della Oregon State University (OSU) e autrice principale dello studio. "E sperimentano un morale più alto - per lo meno fino ai 75".


"Ma una volta che si superano i 70, cambia il modo di reagire a questi fastidi e questo può dipendere dalle risorse o dalla situazione nella vita", ha aggiunto la Aldwin, direttrice incaricata del «Center for Healthy Aging Research» della OSU. I risultati dello studio, che è stato finanziato dal National Institutes of Health e dal Department of Veterans Affairs, sono stati pubblicati sulla rivista Psychology and Aging.


I ricercatori hanno usato i dati del «Normative Aging Study» dei Veterans Affairs, che ha esaminato 1.315 uomini da 53 a 85 anni di età - in prevalenza maschi bianchi, in buona salute al momento dell'ingresso nello studio nel 1960. Questo particolare studio mirava a dare uno sguardo nuovo alle reazioni emotive degli anziani e a valutare se restavano validi 3 modelli di invecchiamento stabiliti in precedenza, ma contraddittori:

  1. Uno di questi modelli, noto come il «tapis roulant edonico», suggerisce che quanto siamo felici o infelici resta relativamente stabile nella nostra vita, al di là di alcuni sù e giù momentanei.
  2. Una seconda teoria postula che, in generale, le cose migliorano con l'età.
  3. La terza dice che la vita diventa una spirale in rapida discesa una volta che si superano gli 80.


Il nuovo studio, condotto da ricercatori della Oregon State e dalla Boston University, ha trovato una certa conferma per tutti e tre i modelli, a seconda che si parli di fastidi/soddisfazioni, e all'età degli uomini. Il modo di valutare le proprie soddisfazioni è stabile, dicono i ricercatori, supportando così la teoria «tapis roulant edonico». Ma il modo di valutare le difficoltà dipende dall'età: la valutazione migliora fino a 60 anni, ma poi inizia a diventare più difficile entrando nei 70.


Tuttavia, nota la Aldwin, alcuni uomini rispondono più intensamente agli alti e bassi della vita, ma sia la percezione che l'intensità di questi eventi è molto variabile tra gli individui. "Abbiamo scoperto che per l'80 per cento degli uomini nello studio, i fastidi che incontrano dopo aver superato la cinquantina tendono a diminuire fino a quando arrivano a circa 65/70 anni di età, e poi aumentano", ha sottolineato la Aldwin. "Al contrario, circa il 20 per cento degli uomini percepisce di vivere più eventi edificanti fino ai 65-70, e poi cominciano a diminuire".


Lo studio ha attinto dalle percezioni degli uomini sugli eventi della loro vita grandi e piccoli, positivi e negativi. L'auto-regolamentazione - come si risponde a quegli eventi - varia, dichiara la Aldwin. "Alcune persone anziane continuano a trovare fonti di felicità anche tardi nella vita, nonostante le perdite familiari, la salute in declino, o una mancanza di risorse" ha detto. "Si può perdere un genitore, ma guadagnare un nipotino. I figli possono lasciare la casa, ma proviamo soddisfazione nelle loro realizzazioni come adulti. Si può scoprire il valore del giardinaggio, del volontariato, del caregiving o della partecipazione civica".


L'invecchiamento non è né esclusivamente roseo né deprimente, dice la Aldwin, e il modo di reagire a fastidi e soddisfazioni dai 55 ai 60 anni può cambiare il modo di entrare in quella che i ricercatori chiamano «quarta età», dai 75 ai 100, in base alle nostre percezioni e/o alle nostre esperienze di vita. "Chi ricade in questi gruppi, e come, può cominciare a dirci quale persona sarà felice più tardi nella vita e quale non lo sarà", ha detto Aldwin. "Una volta che lo scopriamo, possiamo iniziare gli interventi".



I ricercatori dello studio, che comprendevano Yu-Jin Jeong e Heidi Igarashi dell'OSU, e Avron Spiro III della Boston University, sperano di espandere la propria ricerca oltre il campione limitato del VA ed esaminare le prospettive di salute mentale per le donne anziane, le minoranze e le persone in vari ambiti economici e sanitari.

 

 

 

 

 


FonteOregon State University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)