Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Risultati discordanti sulla "contagiosità" dell'Alzheimer

(Pro) La malattia di Alzheimer è causata in parte da un accumulo di detriti proteici nel cervello. Gli scienziati sapevano già che questi detriti proteici, chiamati peptidi amiloidi, sono contagiosi. Ma ora si scopre che è più facile acquisire la malattia di quanto si pensasse.

La neurologa Yvonne S. Eisele e il suo team avevano già dimostrato che i topi potrebbero prendere l'Alzheimer gli uni dagli altri, ma solo se nel cervello di un topo sano sono stati iniettati amiloidi da topi che avevano già i sintomi di Alzheimer. Ora un altro studio rivela che anche iniettando gli amiloidi, in qualunque parte del corpo dei topi, alla fine si ammalano di Alzheimer.

I peptidi amiloidi sono proteine che agiscono male, spazzatura di molecole che un cervello sano può espellere e riassorbire nel corpo. Ma il morbo di Alzheimer si instaura quando gli amiloidi non sono spazzati via, e si induriscono in placche. Questa nuova ricerca di Eisele mostra che, anche se questi amiloidi entrassero nel corpo attraverso il braccio, possono trovare la loro strada verso il cervello e causare il morbo di Alzheimer potenzialmente.

Un comunicato sullo studio, spiega: "[Un peptide amiloide chiamato] beta-amiloide può anche causare la disgrazia quando è introdotto al di fuori del cervello. Quando i ricercatori hanno iniettato l'estratto contenente beta-amiloide del cervello nei corpi dei topi, gli animali hanno sviluppato i sintomi del morbo di Alzheimer dopo diversi mesi. Mentre non è chiaro come il beta-amiloide iniettato abbia causato il morbo, gli autori ritengono che esisteno i meccanismi che consentono il trasporto di beta-amiloide dai tessuti periferici al cervello."

 Questo non significa che si può "contrarre" il morbo di Alzheimer da qualcuno semplicemente strusciandosi su di esso, o toccandolo quando si ha un taglio sul braccio. Dovresti staccare un pezzo di materia grigia infetta del cranio di qualcuno, e poi iniettarlo nel tuo corpo, prima che la situazione diventi pericolosa.

Ciò che lo studio mostra è che gli amiloidi potrebbero nascere altrove nel corpo delle persone e quindi trovare la loro strada verso il cervello. E potrebbe aiutare i ricercatori a capire come si sviluppa il morbo di Alzheimer.

Oppure potrebbe portare ad un film gravemente inquietante di finzione scientifica dove un supercriminale può rubare i cervello di malati di Alzheimer e iniettarlo di nascosto in altre persone, per seminare il terrore.

io9.com, 22 ottobre 2010

 


 

(Contro) Tuttavia, altri esperti hanno sottolineato che i risultati dell'esperimento non dovrebbero portare la gente a pensare che l'Alzheimer è una malattia trasmissibile.

"Sarebbe davvero spiacevole se questo inducesse un sacco di gente a cominciare a pensare alla malattia di Alzheimer come a una malattia 'infettiva'," ha detto William Thies, capo di problematiche mediche e scientifiche presso l'Associazione Alzheimer. "Non c'è assolutamente alcuna prova di ciò... Anche la malattia da Prioni viene solo dall'ingestione di materiale cerebrale, per cui credo che questa sia una ricerca di base nelle sue prime fasi e trarre le conclusioni sugli aspetti clinici della malattia di Alzheimer sarebbe sciocco".

Il Dr. Anton Porsteinsson, direttore del Alzheimer's Disease Care, Research and Education Program presso l'University of Rochester Medical Center di New York, ha convenuto che i risultati sono "scientificamente interessanti", ma ancora lontano dalla "vita reale". "Non abbiamo alcuna prova che qualcuno con la malattia di Alzheimer possa spargere o trasmettere molto beta-amiloide, che possa anche essere poi trasmesso ad altre persone. Suona più come dire che il beta-amiloide è negativo,e questo avvia un circolo vizioso ", ha aggiunto. "Non abbiamo idea di come mai si potrebbe ingerire della beta-amiloide bacata. Da dove proviene? Come può entrare nel tuo corpo?" Ancora, ha aggiunto, i risultati potrebbero offrire "nuove strade in termini di interventi, sia che si tratti del tipo di intervento o la tempistica degli interventi... Siamo certamente alla ricerca di nuovi strade in questo momento per spingere in avanti il gioco. Penso che questo sarà interessante da tenere sotto osservazione, e c'è un numero crescente di segnalazioni di interazioni tra proteine  che si comportano male."

E la novità dello studio sta nel fatto che "i ricercatori hanno iniettato il tessuto cerebrale contenente amiloide nella cavità in cui ci sono gli organi addominali e ha raggiunto il cervello", ha detto Ian Murray, professore di neuroscienze e terapie sperimentali alla Texas A & M Health Science Center College of Medicine a College Station.

Il nuovo studio è stato condotto da Mathias Jucker, dell'Università di Tubingen in Germania, in collaborazione con scienziati in Svizzera e alla Emory University di Atlanta. La squadra ha effettuato due iniezioni di tessuto cerebrale contenenti amiloide da topi  invecchiati nelle aree addominali di topi femmina di 2 mesi. Sette mesi più tardi, i topi femmina più giovani hanno evidenziato amiloidi nel cervello. Ma c'erano anche limitazioni importanti nello studio. Per prima cosa, gli autori non hanno specificato cosa era il tessuto cerebrale iniettato nei topi giovani.

"Si tratta di materiale cerebrale. C'è tutta una serie di altre cose dentro," ha detto Thies. "Quello che state vedendo nel secondo animale non è chiaro per niente ed ha la stessa probabilità di essere un tipo di trasformazione chimica come pure qualsiasi tipo di processo infettivo".

"E i modelli particolari di topi usati nello studio sono progettati per la produzione di beta-amiloide in ogni caso," ha sottolineato Porsteinsson.

Copyright © 2010 HealthDay, 21 ottobre 2010

Notizie da non perdere

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)