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Più di 28 caffè alla settimana per gli under 55 sono un pericolo per la salute

Più di 28 caffè alla settimana per gli under 55 possono mettere in pericolo la saluteNegli Stati Uniti si consumano ogni giorno quasi 400 milioni di tazzine di caffè. Bere grandi quantità di caffè può essere un male per gli under 55, secondo un nuovo studio pubblicato su Mayo Clinic Proceedings.


Uno studio condotto su più di 40.000 individui ha scoperto un aumento statisticamente significativo del 21% nella mortalità nei pazienti che bevono più di 28 tazze di caffè alla settimana e di morte per qualsiasi causa, con un aumento del rischio di mortalità superiore al 50% sia per uomini che per donne con meno di 55 anni di età.


Gli investigatori avvertono che i giovani, in particolare, dovrebbero evitare di consumare molto caffè. Non è stato trovato alcun effetto negativo per i forti bevitori di caffè di oltre 55 anni.


Bere caffè è diventata una normale routine quotidiana per un gran numero di persone in tutto il mondo. Secondo l'ultimo National Coffee Drinking Study dalla National Coffee Association, più del 60% degli adulti americani bevono caffè ogni giorno, consumando in media poco più di tre tazze. Il caffè è da lungo tempo sospettato di contribuire ad una serie di condizioni croniche di salute, anche se sono pochi gli studi sul consumo di caffè in relazione ai decessi per qualunque causa e alle morti per malattia coronarica, ed i risultati sono spesso controversi.


Un gruppo di ricerca multicentrico ha esaminato l'effetto del consumo di caffè sulla morte per tutte le cause e le morti per malattie cardiovascolari nella coorte dell'Aerobics Center Longitudinal Study (ACLS), seguita mediamente per 16 anni e costituita da un campione relativamente grande di oltre 40.000 uomini e donne. Tra il 1979 e il 1998, hanno partecipato quasi 45.000 individui di età compresa tra 20 e 87 anni, che hanno restituito un questionario sulla storia medica che valutava le abitudini di vita (compreso il consumo di caffè) e la storia medica personale e familiare. I ricercatori hanno esaminato un totale di 43.727 partecipanti (33.900 uomini e 9.827 donne) nella loro analisi.


Durante il periodo mediano di follow-up di 17 anni ci sono stati 2.512 decessi (87,5% uomini e 12,5% donne), il 32% causato da malattie cardiovascolari. Coloro che consumavano una maggiore quantità di caffè (sia uomini che donne) erano più propensi a fumare e avevano livelli più bassi di forma cardiorespiratoria. Tutti i partecipanti sono stati seguiti dalla visita iniziale alla data del decesso o fino al 31 Dicembre 2003. I decessi per tutte le cause e le morti per malattie cardiovascolari sono stati identificate attraverso il National Death Index o accedendo al certificato di morte.


Gli uomini più giovani hanno avuto una tendenza verso una maggiore mortalità anche a bassi consumi, ma questo è diventato significativo a circa 28 tazze alla settimana, con un aumento del 56% della mortalità per tutte le cause. Anche le donne più giovani che hanno consumato più di 28 tazze di caffè a settimana avevano un rischio maggiore di 2 volte della mortalità per qualsiasi causa rispetto a quelle che non bevevano caffè.


Il ricercatore senior Steven H. Blair, PED, del Dipartimento di Biostatistica ed Epidemiologia, della Arnold School of Public Health alla University of South Carolina, sottolinea che "è significativo che i risultati non abbiano dimostrato alcuna associazione tra consumo di caffè e qualsiasi causa di mortalità tra uomini e donne anziani. E' anche importante notare che nessuna delle dosi di caffè, sia nei giovani che negli anziani, ha avuto effetti significativi sulla mortalità cardiovascolare".


Il caffè è una miscela complessa di sostanze chimiche costituite da migliaia di componenti. Recenti ricerche hanno trovato che il caffè è una delle principali fonti di antiossidanti nella dieta e ha potenziali effetti benefici sulla infiammazione e la funzione cognitiva. Tuttavia, è anche noto che il caffè ha effetti negativi potenziali a causa della capacità della caffeina di stimolare il rilascio di epinefrina, di inibire l'attività dell'insulina, e di aumentare la pressione sanguigna e i livelli di omocisteina.


"Quindi tutti questi meccanismi potrebbero controbilanciarsi l'uno con l'altro. La ricerca suggerisce anche che i forti bevitori di caffè possono avere ulteriori rischi dovuti ai possibili meccanismi genetici o a causa della interazione tra gli effetti deleteri di altri fattori di rischio con i quali il consumo di caffè è associato", dicono gli autori principali Junxiu Liu, MD, Dipartimento di Biostatistica ed Epidemiologia, e Xuemei Sui, MD, MPH, PhD, Dipartimento di scienze motorie, entrambi dell'Arnold School of Public Health alla University of South Carolina.

"Pertanto, ipotizziamo che l'associazione positiva tra caffè e mortalità può essere dovuta all'interazione tra età e consumo di caffè, combinata con una componente di dipendenza genetica al caffè".


I ricercatori suggeriscono che i giovani, in particolare, dovrebbero evitare di consumare più di 28 tazze di caffè alla settimana o quattro tazze in una giornata tipo. Tuttavia, essi sottolineano che sono necessari ulteriori studi in popolazioni diverse per valutare i dettagli riguardanti gli effetti del consumo di caffè a lungo termine e le variazioni nel consumo di caffè nel corso del tempo sulla mortalità per qualsiasi causa e per malattie cardiovascolari.


L'esperto Carl J. Lavie, MD, del Dipartimento di Malattie Cardiovascolari dell'Ochsner Medical Center di New Orleans, e co-autore dello studio, spiega che "continua ad esserci un considerevole dibattito sugli effetti sulla salute della caffeina, e del caffè in particolare; alcuni rapporti suggeriscono una tossicità e alcuni persino suggeriscono effetti benefici".

 

 

 

 

 


Fonte: Elsevier Health Sciences, via AlphaGalileo.

Riferimento: Junxiu Liu, Xuemei Sui, Carl J. Lavie, James R. Hebert, Conrad P. Earnest, Jiajia Zhang, Steven N. Blair. Association of Coffee Consumption With All-Cause and Cardiovascular Disease Mortality. Mayo Clinic Proceedings, 2013; DOI: 10.1016/j.mayocp.2013.06.020

Pubblicato in Science Daily (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

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