Secondo ricercatori del Mount Sinai Medical Center, delle classi di farmaci prescritte comunemente per le condizioni mediche più comuni, sono in grado di influenzare l'insorgenza e la progressione dell'Alzheimer. Lo studio è pubblicato online su PLoS One.
Il gruppo di ricerca, guidato da Giulio Maria Pasinetti, MD, PhD, docente Saunders Family e Professore di Neurologia al Mount Sinai, ha usato un algoritmo di computer per esaminare 1.600 farmaci disponibili in commercio e valutare il loro impatto sull'accumulo di amiloide-beta sul cervello, una proteina che si accumula anormalmente nel cervello di Alzheimer ed è implicata nella neurodegenerazione.
Esso ha scoperto che dei farmaci attualmente disponibili, prescritti per condizioni quali ipertensione, depressione e insonnia, possono bloccare o aumentare l'accumulo di amiloide-beta, la componente delle placche amiloidi. "Questa linea di indagine potrà presto portare all'identificazione di farmaci comuni con il potenziale di innescare condizioni associate alla prevenzione, o al contrario, all'insorgenza dell'Alzheimer", ha detto il Dott. Pasinetti. "Possono essere un riferimento innovativo da prendere in considerazione per i medici quando prescrivono il farmaco più appropriato, in particolare nei soggetti ad alto rischio di Alzheimer".
Per validare il protocollo di analisi, il Dott. Pasinetti ed i suoi colleghi hanno somministrato questi farmaci a topi geneticamente modificati per sviluppare le caratteristiche placche amiloidi associate all'Alzheimer. Dopo sei mesi di trattamento con farmaci per la pressione del sangue, le placche amiloidi e la neurodegenerazione sono risultate significativamente ridotte nei topi. Uno di questi medicinali è il Carvedilolo, ora sotto indagine clinica nell'Alzheimer, con l'intento di rallentare il deterioramento della memoria.
"Negli ultimi anni, le placche amiloidi sono diventate uno dei principali punti focali della ricerca per capire e trattare l'Alzheimer", ha detto il Dott. Pasinetti. "Quindi, individuare dei trattamenti farmacologici innovativi, che impediscono la generazione di amiloide-beta dannosa, aiuterà nello sviluppo di trattamenti per l'Alzheimer. Ad esempio, una scoperta molto interessante del nostro studio è che il Carvedilolo, già approvato per il trattamento dell'ipertensione, può diventare immediatamente un farmaco promettente per il trattamento pure dell'Alzheimer".
Gli autori riconoscono i limiti della ricerca, rilevando che i risultati devono essere immediatamente verificati in studi sulla sicurezza umana che esaminino gli effetti dei farmaci, indipendentemente dell'indicazione originale. Il Dott. Pasinetti spera che questi risultati possano portare a molteplici sperimentazioni cliniche in futuro per identificare i farmaci preventivi, che dovranno essere prescritto a dosi tollerabili. "Se potessimo riciclare i farmaci usati attualmente per indicazioni diverse, come l'abbassamento della pressione sanguigna, questo potrebbe avere conseguenze importanti per la popolazione", conclude il Dott. Pasinetti.
Lo studio è stato finanziato dal National Institutes of Health.
Fonte: Mount Sinai Medical Center, via Newswise.
Riferimento: Jun Wang, Zhong Zhao, Emi Lin, Wei Zhao, Xianjuan Qian, Daniel Freire, Amanda E. Bilski, Alice Cheng, Prashant Vempati, Lap Ho, Kenjiro Ono, Masahito Yamada, Giulio M. Pasinetti. Unintended Effects of Cardiovascular Drugs on the Pathogenesis of Alzheimer’s Disease. PLoS ONE, 2013; 8 (6): e65232 DOI: 10.1371/journal.pone.0065232
Pubblicato in Science Daily (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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