Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Microdosi di marijuana possono impedire danni al cervello

Anche se la marijuana è conosciuta come droga di evasione, è stata condotta un'ampia ricerca scientifica sulle sue proprietà terapeutiche negli ultimi dieci anni.

La cannabis medica è spesso usata da chi soffre di malattie croniche, che comprendono il cancro e i disturbi da stress post-traumatico, per combattere il dolore, l'insonnia, la mancanza di appetito e altri sintomi.


Ora il Prof. Yosef Sarne, dell'Adelson Center for the Biology of Addictive Diseases alla Facoltà Sackler di Medicina dell'Università di Tel Aviv, dice che il farmaco ha anche qualità neuroprotettive. Egli ha scoperto che dosi estremamente basse di THC (il componente psicoattivo della marijuana) proteggono il cervello dai danni cognitivi a lungo termine, in seguito a lesioni da ipossia (mancanza di ossigeno), convulsioni, o farmaci tossici. Il danno cerebrale può avere conseguenze che vanno dal deficit cognitivo lieve a danni neurologici gravi.


Precedenti studi si erano concentrati sull'iniezione di dosi elevate di THC in un breve lasso di tempo - circa 30 minuti - prima o dopo l'infortunio. L'attuale ricerca del Prof. Sarne, pubblicata sulla riviste Behavioural Brain Research and Experimental Brain Research, dimostra che anche dosi molto basse di THC (da circa 1.000 a 10.000 volte inferiori a quelle di una sigaretta di marijuana tradizionale) somministrate in una finestra ampia da 1 a 7 giorni prima, o 1-3 giorni dopo la lesione, possono indurre processi biochimici che proteggono le cellule cerebrali e preservano le funzioni cognitive nel tempo.

Questo trattamento, soprattutto in considerazione del periodo di tempo lungo per la somministrazione e il dosaggio basso, potrebbe essere applicabile a molti casi di lesioni cerebrali ed essere più sicuro nel tempo, secondo il Prof. Sarne.

 

Condizionamento del cervello

Durante gli esperimenti sulla biologia della cannabis, il Prof. Sarne ed i suoi colleghi ricercatori hanno scoperto che dosi basse del farmaco hanno un grande impatto sulla segnalazione cellulare, prevenendo la morte delle cellule e promuovendo i fattori di crescita. Questa scoperta ha portato ad una serie di esperimenti volti a verificare la capacità neuroprotettiva del THC in risposta a varie lesioni cerebrali.


In laboratorio, i ricercatori hanno iniettato nei topi una singola dose bassa di THC prima o dopo aver subito un trauma cerebrale. Un gruppo di topi di controllo ha subito lesioni cerebrali, ma non ha ricevuto il trattamento con THC. Quando i topi sono stati esaminati, 3-7 settimane dopo il trauma iniziale, i destinatari del trattamento con THC hanno avuto risultati migliori nei test comportamentali di misurazione dell'apprendimento e della memoria. Inoltre, gli studi biochimici hanno mostrato una maggiore quantità di sostanze chimiche neuroprotettive nel gruppo di trattamento rispetto al gruppo di controllo.


L'uso di THC può prevenire danni cognitivi a lungo termine che derivano da lesione cerebrale, concludono i ricercatori. Una spiegazione di questo effetto è il condizionamento pre e post, per cui il farmaco provoca minuscoli danni al cervello rafforzando la resistenza e facendo scattare le misure di protezione a fronte di infortuni molto più gravi, spiega il Prof. Sarne. Il basso dosaggio di THC è fondamentale per avviare questo processo, senza causare troppi danni iniziali.

 

Uso preventivo e di lunga durata

Secondo il Prof. Sarne, ci sono diversi vantaggi pratici in questo piano di trattamento. A causa della lunga finestra terapeutica, questo trattamento può essere utilizzato non solo per trattare lesioni dopo il fatto, ma anche per prevenire lesioni che possono verificarsi in futuro. Ad esempio, le macchine cuore-polmone cardiopolmonari utilizzate in chirurgia a cuore aperto comportano il rischio di interruzione dell'afflusso di sangue al cervello, e il farmaco può essere immesso in anticipo come misura preventiva.


Inoltre, il basso dosaggio lo rende sicuro per uso regolare in pazienti a rischio costante di lesioni cerebrali, quali epilettici o persone ad alto rischio di infarto. Il Prof. Sarne sta lavorando in collaborazione con il Prof. Edith Hochhauser del Rabin Medical Center per testare la capacità di basse dosi di THC di evitare danni al cuore. I risultati preliminari indicano che troveranno lo stesso fenomeno protettivo nell'ischemia cardiaca, dove il muscolo cardiaco riceve flusso sanguigno insufficiente.

 

 

 

 

 


Fonte: American Friends of Tel Aviv University.

Riferimento: Miriam Fishbein, Sahar Gov, Fadi Assaf, Mikhal Gafni, Ora Keren, Yosef Sarne. Long-term behavioral and biochemical effects of an ultra-low dose of Δ9-tetrahydrocannabinol (THC): neuroprotection and ERK signaling. Experimental Brain Research, 2012; 221 (4): 437 DOI: 10.1007/s00221-012-3186-5

Pubblicato in Science Daily il 30 Maggio 2013 (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)