Gli strumenti di previsione che stimano il rischio futuro di malattie cardiache e ictus possono essere più utili nel prevedere il declino futuro delle abilità cognitive, o della memoria e del pensiero, rispetto al punteggio di rischio di demenza, secondo un nuovo studio pubblicato nel numero del 2 Aprile 2013 di Neurology ®, la rivista medica dell'American Academy of Neurology.
"Questo è il primo studio che confronta questi punteggi di rischio con il punteggio di rischio di demenza, per studiare il declino delle abilità cognitive 10 anni dopo", scrive Sara Kaffashian, PhD, dell'Istituto Nazionale Francese della Sanità e della Ricerca Medica (INSERM) di Parigi in Francia.
Lo studio ha coinvolto 7.830 uomini e donne con un'età media di 55 anni. Sono stati calcolati, per ciascun partecipante, all'inizio dello studio, sia il rischio di malattie cardiache e ictus (malattie cardiovascolari) che quello di demenza. Il punteggio di rischio di malattie cardiache comprendeva i seguenti fattori di rischio: età, pressione sanguigna, trattamento per pressione alta, lipoproteine ad alta densità (HDL), colesterolo totale, fumo, e diabete. Il punteggio di rischio di ictus comprendeva età, pressione sanguigna, trattamento per la pressione alta, diabete, fumo, storia di malattia cardiaca, e presenza di aritmia cardiaca (battito cardiaco irregolare).
Il punteggio di rischio di demenza valutava età, istruzione, pressione arteriosa, indice di massa corporea (BMI), colesterolo totale, esercizio fisico, ed essere portatori del gene APOE ε4, un gene associato alla demenza. Le capacità di memoria e di pensiero sono state misurate tre volte in 10 anni.
Lo studio ha scoperto che tutti e tre i punteggi di rischio hanno previsto il declino a 10 anni in diversi test cognitivi. Tuttavia, i punteggi del rischio di malattia di cuore hanno dimostrato legami più forti con il declino cognitivo rispetto al punteggio di rischio di demenza. Sia il rischio di cuore che di ictus sono associati al declino in tutti i test cognitivi, tranne la memoria; il rischio di demenza non è collegato con il declino della memoria e la fluenza verbale.
"Nonostante che sia i punteggi di rischio di demenza che quelli cardiovascolari predicano il declino cognitivo a partire dalla fine della mezza età, i punteggi di rischio cardiovascolare possono avere un vantaggio rispetto al punteggio di rischio di demenza per l'uso nella prevenzione e per puntare ai fattori di rischio modificabili, in quanto sono già in uso da molti medici. I risultati inoltre sottolineano l'importanza dei fattori di rischio per le malattie cardiovascolari come colesterolo alto e pressione alta, non solo per l'aumento del rischio di malattie cardiache e ictus, ma anche per l'impatto negativo sulle capacità cognitive", scrive la Kaffashian.
Lo studio è stato finanziato da Région Ile-de-France, dal Medical Research Council, dalla British Heart Foundation, dalla Health and Safety Executive, dal Ministero Francese della Sanità, dal National Heart, Lung, and Blood Institute, dal National Institutes of Health, dal National Institute on Aging, dall'Agenzia per la Ricerca sulla Salute e dalla John D. e Catherine T. MacArthur Foundation.
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Fonte: American Academy of Neurology (AAN).
Riferimento: S. Kaffashian, A. Dugravot, A. Elbaz, MJ Shipley, S. Sabia, M. Kivimaki, A. Singh-Manoux. Predicting cognitive decline: A dementia risk score vs the Framingham vascular risk scores. Neurology, 2013; 80 (14): 1300 DOI: 10.1212/WNL.0b013e31828ab370.
Pubblicato in Science Daily il 1 Aprile 2013 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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