Un team di ricerca composto da ricercatori dell'Università del Kentucky ha pubblicato un documento che fornisce la prima prova diretta che gli astrociti attivati potrebbero svolgere un ruolo dannoso nell'Alzheimer.
Anche il Centro dell'Invecchiamento della Sanders-Brown in GB ha ricevuto nuovo rilevanti fondi dal National Institutes of Health (NIH) per approfondire questa linea di studio.
Astrocita isolato visto al microscopio confocale. Image: Nathan S. Ivey and Andrew G. MacLean - da Wikipedia |
Chris Norris, professore associato al Dipartimento di Farmacologia Molecolare e Biomedica della Facltà di Medicina e membro della facoltà al Center on Aging della Sanders-Brown in GB, è l'autore principale di un articolo pubblicato di recente sul Journal of Neuroscience. Il primo autore di questo articolo, Jennifer L. Furman, era uno studente laureato nel laboratorio di Norris quando è stato effettuato lo studio.
Gli astrociti sono un tipo molto diffuso di cellule non- neuronali che svolgono funzioni assolutamente cruciali per mantenere sano il tessuto nervoso. Tuttavia, nelle malattie neurodegenerative, come l'Alzheimer, molti astrociti mostrano cambiamenti fisici evidenti, indicati di solito come "attivazione degli astrociti".
La comparsa di astrociti attivati, nelle fasi molto precoci dell'Alzheimer, ha portato all'ipotesi che gli astrociti contribuiscano alla creazione e/o manutenzione di altri marcatori patologici della malattia, che comprendono la disfunzione sinaptica, la neuroinfiammazione e l'accumulo di placche amiloidi.
In un modello animale, i ricercatori hanno modulato direttamente lo stato di attivazione degli astrociti ippocampali usando una forma di terapia genica. I topi sono stati sottoposti a terapia genica in età molto giovane, prima dello sviluppo di una estesa patologia della placca amiloide, e una serie di biomarcatori di Alzheimer sono stati valutati 10 mesi dopo.
Il team di ricerca ha scoperto che, inibendo l'attivazione degli astrociti, si è attenuata l'attivazione della microglia (cellule che mediano la neuroinfiammazione), sono diminuiti i livelli di amiloide tossica, è migliorata la funzione e la plasticità sinaptica, e si sono conservate le funzioni cognitive.
Norris e collaboratori suggeriscono che potrebbero essere sviluppati approcci simili, centrati sugli astrociti, per trattare gli esseri umani affetti da Alzheimer, o eventualmente da altre malattie neurodegenerative. Questo studio fornisce la prova di principio che può essere utile puntare terapeuticamente gli astrociti.
Norris è stato nominato ricercatore principale per ulteriori studi, finanziati dal NIH per un valore totale di 1.5 milioni di dollari in 5 anni, che continuano su questa linea di ricerca per l'Alzheimer.
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Fonte: Materiale della University of Kentucky, via EurekAlert!, a service of AAAS.
Riferimento: JL Furman, DM Sama, JC Gant, TL Beckett, MP Murphy, AD Bachstetter, LJ Van Eldik, CM Norris. Targeting Astrocytes Ameliorates Neurologic Changes in a Mouse Model of Alzheimer's Disease. Journal of Neuroscience, 2012; 32 (46): 16129 DOI: 10.1523/JNEUROSCI.2323-12.2012.
Pubblicato in ScienceDaily il 11 Dicembre 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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