Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Ridurre l'eccesso di attività mentale migliora la memoria in caso di MCI amnestico

Una ricerca pubblicata nel numero del 10 maggio della rivista Neuron, descrive un nuovo potenziale approccio terapeutico per migliorare la memoria e modificare la progressione della malattia nei pazienti con lieve compromissione cognitiva (MCI) amnesica.

Lo studio trova che l'attività cerebrale in eccesso può fare più male che bene in alcune condizioni che causano il lieve declino cognitivo e i disturbi della memoria.


Michela Gallagher
gallagher-1
In disturbi associati ad un maggiore rischio di Alzheimer si nota spesso una elevata attività in specifiche parti dell'ippocampo, una regione del cervello coinvolta nella memoria. Il deterioramento cognitivo lieve amnestico (aMCI), dove la memoria è peggiore di quanto ci si aspetterebbe in base all'età della persona, è un disturbo di questo tipo. "Nel caso di aMCI precoce, è stato suggerito che l'attivazione maggiore dell'ippocampo può essere una funzione benefica, reclutando ulteriori risorse neurali per compensare quelle che si perdono", spiega l'autore senior dello studio, Dr. Michela Gallagher, dalla Johns Hopkins University. "Tuttavia, studi su animali hanno sollevato il punto di vista alternativo che quando questa attivazione è eccessiva può contribuire ai disturbi della memoria".


La Dssa Gallagher e i colleghi hanno testato il modo in cui una riduzione dell'attività ippocampale potrebbe avere un impatto su pazienti umani con aMCI. I ricercatori hanno utilizzato una bassa dose di un farmaco usato nella pratica clinica per curare l'epilessia, al fine di ridurre l'attività ippocampale nei soggetti con aMCI, a livelli simili a quelli in soggetti coetanei sani in un gruppo di controllo. I ricercatori hanno scoperto che il trattamento con il farmaco migliora la prestazione in un compito di memoria. Questi risultati indicano il potenziale terapeutico della riduzione dell'eccesso di attivazione nell'ippocampo in aMCI.


I risultati hanno anche un significato più ampio in quanto l'elevata attività nell'ippocampo si osserva anche in altre condizioni che si ritiene precedere l'Alzheimer, e può essere uno dei meccanismi alla base della neurodegenerazione. "Oltre ad un ruolo diretto in caso di compromissione della memoria, c'è la preoccupazione che l'attività elevata in reti neurali vulnerabili potrebbe essere la causa di ulteriori danni e, possibilmente, della diffusa degenerazione correlata alla malattia che sottende al declino cognitivo e alla conversione all'Alzheimer", conclude la Dssa Gallagher. "Pertanto, ridurre l'attività elevata nell'ippocampo può aiutare a ripristinare la memoria e proteggere il cervello".


Altri scienziati che hanno partecipato a questa ricerca alla Johns Hopkins University includono Arnold Bakker, PhD, Greg Krauss, MD, Marilyn Albert, PhD, Speck Carolyn, Lauren Jones, Michael Yassa, PhD, Amy Shelton, PhD, Susan Bassett, PhD, insieme a Craig Stark, PhD dell'Università di California a Irvine. La ricerca è stata finanziata dal National Institutes of Health. La Dssa Gallagher è la fondatrice di AgeneBio, un'azienda biotecnologica focalizzata sullo sviluppo di trattamenti per malattie che hanno un impatto sulla memoria, come l'aMCI e l'Alzheimer. La società ha sede a Indianapolis.

 

 

 

 

***********************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

***********************
Fonte: Materiale della Cell Press, via EurekAlert!, un servizio di AAAS.

Riferimento:
Arnold Bakker, Gregory L. Krauss, Marilyn S. Albert, Caroline L. Speck, Lauren R. Jones, Craig E. Stark, Michael A. Yassa, Susan S. Bassett, Amy L. Shelton, Michela Gallagher. Reduction of Hippocampal Hyperactivity Improves Cognition in Amnestic Mild Cognitive Impairment. Neuron, 2012; 74 (3): 467 DOI: 10.1016/j.neuron.2012.03.023.

Pubblicato in ScienceDaily il 9 Maggio 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:



Notizie da non perdere

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)