Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Trauma cranico può attivare virus latenti nel cervello, causando neurodegenerazione

Ricercatori della Tufts University suggeriscono che i risultati possono portare a strategie preventive con farmaci antivirali dopo le commozioni cerebrali.

Repetitive injury induces phenotypes associated with Alzheimer Sx lesione da impatto diretto, dx commozione cerebrale ripetuta (Fonte: Cairns et al / Science Signaling)

Le commozioni cerebrali e il trauma cranico ripetitivo negli sport come il football [americano], l'hockey, il calcio e la boxe, una volta accettati come una conseguenza spiacevole di un'intensa competizione atletica, sono ora riconosciuti come minacce gravi alla salute. Di particolare preoccupazione è la connessione tra lesioni alla testa e malattie neurodegenerative come l'encefalopatia traumatica cronica, il morbo di Alzheimer (MA) e il Parkinson, che sta spingendo gli organi di governo sportivi a regolare le attrezzature protettive e le regole di gioco per ridurre al minimo il rischio.


I ricercatori della Tufts University di Medford (Massachusetts/USA) e della Oxford University (GB) hanno ora scoperto meccanismi che possono collegare i punti tra eventi di trauma e l'emergere di malattie. Indicano virus latenti in agguato nella maggior parte del nostro cervello che possono essere attivati ​​dal colpo, portando a infiammazione e accumulando danni che possono emergere mesi o anni dopo. I risultati, pubblicati su Science Signaling, suggeriscono l'uso di farmaci antivirali come potenziali trattamenti preventivi precoci post-lesione alla testa.


Il microbioma - che comprende molte centinaia di specie batteriche che abitano nel nostro corpo - fornisce aiuto alla digestione, allo sviluppo del sistema immunitario e protezione contro i patogeni dannosi. Ma include anche dozzine di virus che sciamano all'interno del corpo in qualsiasi momento. Alcuni di questi possono essere potenzialmente dannosi, ma sono semplicemente dormienti all'interno delle cellule. L'herpes simplex virus 1 (HSV-1), presente in oltre l'80% delle persone, e il virus varicella-zoster, presente nel 95% delle persone, sono noti per farsi strada nel cervello e dormono all'interno dei neuroni e delle cellule gliali.


Dana Cairns, ricercatrice associata nel Dipartimento di Ingegneria Biomedica e prima autrice dello studio, in studi precedenti aveva trovato prove che suggerivano che l'attivazione dell'HSV-1 dal suo stato dormiente innesca i sintomi tipici del MA nei modelli di laboratorio di tessuto cerebrale: placche amiloidi, perdita neuronale, infiammazione e funzionalità ridotta della rete neurale.


"In quello studio, un altro virus (varicella) ha creato le condizioni infiammatorie che hanno attivato l'HSV-1", ha affermato la Cairns. “Ci siamo chiesti cosa succederebbe se sottoponessimo il modello del tessuto cerebrale a una rottura fisica, qualcosa di simile a una commozione cerebrale? L'HSV-1 si sveglierebbe e inizierebbe il processo di neurodegenerazione?"


Il legame tra HSV-1 e MA è stato suggerito per la prima volta dalla co-autrice Ruth Itzhaki, docente in visita all'Università di Oxford, che più di 30 anni fa ha identificato il virus in una percentuale di cervelli della popolazione anziana. I suoi studi successivi hanno suggerito che nel cervello il virus può essere riattivato dallo stato latente da eventi come lo stress o l'immunosoppressione, portando infine a un danno neuronale.

 

Colpi nel tessuto tipo-cervello

Nel presente studio, i ricercatori hanno usato un modello di laboratorio che ricostruisce l'ambiente del cervello per comprendere meglio come le commozioni cerebrali possono scatenare i primi stadi della riattivazione del virus e della neurodegenerazione. Il modello di tessuto cerebrale è costituito da un materiale a forma di ciambella largo 6 mm realizzato in proteina di seta e collagene pervasi di cellule staminali neurali, che vengono quindi indotte a diventare neuroni maturi, che creano assoni ed estensioni dendritiche e formano una rete. Dalle cellule staminali emergono anche cellule gliali per aiutare a imitare l'ambiente cerebrale e alimentare i neuroni.


I neuroni comunicano tra loro attraverso le estensioni, come nel cervello. E proprio come le cellule del cervello, possono portare al loro interno il DNA del virus dormiente HSV-1. Dopo aver racchiuso il tessuto a forma di cervello in un cilindro e avergli dato una scossa improvvisa con un pistone, imitando una commozione cerebrale, la Cairns ha esaminato nel tempo il tessuto al microscopio.


Alcuni dei modelli di tessuto avevano neuroni con HSV-1 e alcuni ne erano privi. A seguito dei colpi controllati, ha osservato che le cellule infette hanno mostrato una riattivazione del virus e poco dopo i marcatori tipici del MA, che includono placche amiloidi, p-tau (una proteina che crea 'grovigli' tipo-fibra nel cervello), infiammazione, neuroni morenti e una proliferazione di cellule gliali chiamata gliosi.


Diversi colpi con i pistoni sui modelli tissutali, che imitano le lesioni ripetitive della testa, hanno portato alle stesse reazioni, che erano ancora più gravi. Nel frattempo, le cellule senza HSV-1 hanno mostrato un po' di gliosi, ma nessuno degli altri marcatori del MA.


I risultati indicano con forza che gli atleti che soffrono di commozioni cerebrali potrebbero innescare la riattivazione di infezioni latenti nel cervello, che possono portare al MA. Studi epidemiologici hanno dimostrato che più colpi alla testa possono portare a possibilità doppie, se non di più, di avere una condizione neurodegenerativa mesi o anni dopo.


"Ciò apre la domanda se farmaci antivirali o agenti antinfiammatori possano essere utili come primi trattamenti preventivi dopo un trauma cranico per fermare l'attivazione di HSV-1 e ridurre il rischio di MA", ha affermato la Cairns.


Il problema va ben oltre le preoccupazioni per gli atleti. La lesione cerebrale traumatica è una delle cause più comuni di disabilità e morte negli adulti, colpendo circa 69 milioni di persone in tutto il mondo ogni anno, a un costo economico stimato in $ 400 miliardi all'anno.


"Il modello di tessuto cerebrale ci porta ad un altro livello nello studio di queste connessioni tra lesioni, infezione e MA", ha affermato David Kaplan, professore di ingegneria della Tufts. "Possiamo ricreare gli ambienti normali di tessuto che sembrano quelli all'interno di un cervello, tracciare virus, placche, proteine, attività genetica, infiammazione e persino misurare il livello di segnalazione tra i neuroni. Ci sono molte evidenze epidemiologiche sui legami tra ambiente, e altro, con il rischio di MA. Il modello tissutale ci aiuterà a mettere tali informazioni su una base meccanicistica e fornirà un punto di partenza per testare nuovi farmaci".

 

 

 


Fonte: Mike Silver in Tufts University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: DM Cairns, [+5], DL Kaplan. Repetitive injury induces phenotypes associated with Alzheimer’s disease by reactivating HSV-1 in a human brain tissue model. Science Signaling, 2025, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Ricetta per una vita felice: ingredienti ordinari possono creare lo straordina…

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Se potessi porre ad ogni essere umano sulla Terra una domanda - qual è la ricetta per un...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

La nostra identità è definita dal nostro carattere morale

24.06.2019 | Esperienze & Opinioni

Ti sei mai chiesto cos'è che ti rende te stesso? Se tutti i tuoi ricordi dovessero svani...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.