Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Cambiamenti sanitari e stile di vita proteggono gli anziani dall'Alzheimer?

Uno studio di riferimento mostra miglioramenti cognitivi quando i partecipanti si mantengono attivi, dormono meglio, sono socialmente coinvolti e controllano la pressione sanguigna e il diabete.

SMARRT studySintesi dello studio SMARRT (Fonte: JAMA IM)

Mentre altri farmaci per il morbo di Alzheimer (MA) vanno verso l'approvazione, un nuovo studio condotto da ricercatori della University of California di San Francisco e del Kaiser Permanente Washington ha scoperto che cambiamenti sanitari e di stile di vita personalizzati possono ritardare o addirittura prevenire la perdita di memoria per gli anziani ad alto rischio.

Lo studio di due anni ha confrontato i punteggi cognitivi, i fattori di rischio e la qualità della vita di 172 partecipanti, di cui metà aveva ricevuto addestramento personalizzato per migliorare la propria salute e lo stile di vita nelle aree che si ritiene aumentino il rischio di MA, come il diabete incontrollato e l'inattività fisica.

Ha scoperto che questi partecipanti hanno avuto un potenziamento modesto nei test cognitivi, con un miglioramento del 74% rispetto al gruppo di non-intervento. Lo studio pubblicato il 27 novembre 2023 su Jama IM ha osservato anche miglioramenti tra i due gruppi nella misurazione dei fattori di rischio e della qualità di vita, circa il 145% e l'8%, rispettivamente.

 

Anziani altamente motivati a fare modifiche

Lo studio, noto come SMARRT (systematic multi-domain Alzheimer’s risk reduction trial, esperimento su riduzione sistematica del rischio di MA a dominio multiplo), segue i precedenti lavori di altri ricercatori che hanno prodotto risultati contraddittori sugli effetti degli interventi sanitari e di stile di vita. Questo studio differiva, tuttavia, nel fornire un addestratore personale a ciascun partecipante.

La prima autrice Kristine Yaffe MD, vicepresidente della ricerca in psichiatria e prof.ssa nei dipartimenti di neurologia, psichiatria, epidemiologia e biostatistica dell'UCSF, ha dichiarato:

“Questo è il primo intervento personalizzato, incentrato su più aree di cognizione, in cui gli obiettivi dei fattori di rischio si basano sul profilo di rischio, sulle preferenze e sulle priorità di ogni partecipante, che riteniamo possano essere più efficaci di un approccio unico per tutti.

“Non solo abbiamo trovato una riduzione significativa dei fattori di rischio, questo è uno dei pochi studi che ha mostrato un beneficio nella cognizione che probabilmente si traduce in un rischio inferiore di demenza.

"In un precedente sondaggio su 600 anziani, abbiamo scoperto che la maggior parte erano preoccupati del MA e delle demenze correlate. Volevano conoscere i loro fattori di rischio personali ed erano fortemente motivati ad apportare modifiche allo stile di vita per abbassare il rischio di demenza".

I partecipanti al presente studio, così come il precedente sondaggio, erano iscritti al Kaiser Permanente Washington, avevano tra i 70 e gli 89 anni e almeno due degli 8 fattori di rischio per la demenza: inattività fisica, ipertensione non controllata, diabete non controllato, sonno scadente, uso di farmaci da prescrizione associati al rischio di declino cognitivo, sintomi depressivi elevati, isolamento sociale e fumo attuale.

I partecipanti all'intervento hanno incontrato un'infermiera e un addestratore sanitario e hanno selezionato i fattori di rischio specifici che volevano affrontare. Hanno seguito sessioni di addestramento ogni pochi mesi per rivedere i loro obiettivi, che andavano dal monitoraggio dell'ipertensione al fare un certo numero di passi al giorno o a iscriversi a un corso. Le riunioni erano inizialmente di persona e poi via telefono durante la pandemia.

I partecipanti al non-intervento erano simili per età, fattori di rischio e punteggi cognitivi e hanno ricevuto materiale educativo, spedito ogni tre mesi, sulla riduzione del rischio di demenza.

 

La pandemia non ha contrastato gli effetti positivi dello studio

"Siamo rimasti piacevolmente sorpresi che i risultati positivi del processo non siano stati contrastati dall'impatto della pandemia", ha affermato l'autore senior Eric B. Larson MD/MPH, attualmente professore di medicina all'Università di Washington. “Sappiamo che l'isolamento sociale derivante dalla distanza ha messo a dura prova la cognizione, la vita sociale e la salute mentale e fisica in alcuni anziani. Ma i partecipanti al gruppo di intervento sono andati meglio cognitivamente e avevano meno fattori di rischio dopo lo studio, durante la pandemia, rispetto a prima".


"A differenza dei farmaci anti-amiloide, i programmi di riduzione del rischio non sono costosi, né hanno criteri di ammissibilità severi o richiedono un ampio monitoraggio per gli effetti collaterali", ha affermato la Yaffe, che è anche affiliata al sistema sanitario VA di San Francisco e all'UCSF Weill Institute for Neurosciences. "Crediamo che, in futuro, il trattamento del MA e delle demenze correlate sarà come la gestione delle malattie cardiovascolari, con una combinazione di riduzione del rischio e farmaci specifici che puntano meccanismi della malattia".

 

 

 


Fonte: Suzanne Leigh in University of California - San Francisco (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: K Yaffe, [+7], EB Larson. Effect of Personalized Risk-Reduction Strategies on Cognition and Dementia Risk Profile Among Older Adults: the SMARRT Randomized Clinical Trial. JAMA Intern Med., 27 Nov 2023, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

Notizie da non perdere

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)