Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Alzheimer è una delle 5 malattie che attaccano le aree del linguaggio nel cervello

Ci sono cinque diverse malattie che attaccano le aree linguistiche nell'emisfero sinistro del cervello, causando il deterioramento lento e progressivo chiamato 'afasia primaria progressiva' (PPA), secondo un nuovo studio della Northwestern University.


"Abbiamo scoperto che ognuna di queste malattie colpisce una parte diversa della rete del linguaggio"
, ha detto il primo autore dott. Marsel Mesulam, direttore del Center for Cognitive Neurology and Alzheimer’s Disease della Northwestern. "In alcuni casi, la malattia colpisce l'area responsabile della grammatica, in altri l'area responsabile della comprensione delle parole. Ogni malattia progredisce ad un tasso diverso e ha implicazioni diverse per l'intervento".


Questo studio si basa sulla serie più ampia mai assemblata di autopsie PPA (118 casi) ed è pubblicato dal 20 aprile su Brain.


"I pazienti erano stati seguiti per più di 25 anni, quindi questo è lo studio più ampio eseguito finora sull'aspettativa di vita, il tipo di perdita del linguaggio e la relazione tra la malattia e i dettagli del deterioramento del linguaggio"
, ha dichiarato Mesulam, che è anche responsabile della neurologia comportamentale alla Northwestern.


I pazienti con PPA sono stati iscritti in modo prospettico in uno studio longitudinale che includeva test linguistici e scansione della struttura e della funzione cerebrale. Lo studio prevedeva il consenso alla donazione del cervello alla morte.


Mesulam ha detto che si stima che 100.000 persone abbiano la PPA, i cui sintomi iniziali possono essere sottili e talvolta attribuiti a problemi di ansia o della gola. Anche degli specialisti potrebbero non riuscire a fare una diagnosi in modo tempestivo. Nel 40% dei casi di PPA, la malattia sottostante è una forma molto insolita di morbo di Alzheimer (MA); insolita perché compromette il linguaggio piuttosto che la memoria, e perché può iniziare molto prima dei 65 anni.


Nel 60% dei casi, le malattie che causano il PPA appartengono a un gruppo di condizioni completamente diverse chiamate 'degenerazione lobare frontotemporale' (FTLD). Sebbene la maggior parte delle persone non ne abbiano mai sentito parlare, le degenerazioni lobari frontotemporali sono responsabili di circa il 50% di tutte le demenze che iniziano prima dei 65 anni.


La diagnosi accurata può ora essere raggiunta con nuove scansioni e con metodi biochimici. Una volta diagnosticata la malattia sottostante, ci sono molti approcci diversi a livello di malattia (farmaci) e a livello sintomatico.


"Il trucco è approcciare la PPA da entrambi i livelli contemporaneamente"
, ha detto Mesulam.


Se la causa è il MA, un paziente può essere trattato con farmaci e canalizzato in studi clinici. A livello dei sintomi, un individuo che ha difficoltà con la grammatica e a trovare le parole può ricevere la logopedia mirata. Le persone con [mancata] comprensione delle parole riceveranno un diverso tipo di logopedia o, forse, la stimolazione magnetica transcranica, che sembra funzionare meglio per questo particolare deficit. L'ansia che circonda la ricerca della parola può essere trattata con ansiolitici e con la terapia comportamentale.


Il prossimo passo della ricerca è migliorare la precisione della diagnosi attraverso nuovi biomarcatori per capire se la PPA del paziente è causata dal MA o dalla FTLD. Gli scienziati della Northeastern vogliono anche trovare trattamenti farmacologici adatti a ciascuna malattia sottostante la PPA e individualizzare gli interventi. Un altro obiettivo è progettare interventi sintomatici non farmacologici in base alla natura del deterioramento del linguaggio.

 

 

 


Fonte: Northwestern University via EurekAlert! (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Marsel Mesulam, ...[+11], S Weintraub, Emily J Rogalski. Neuropathological fingerprints of survival, atrophy and language in primary progressive aphasia. Brain, 20 Apr 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.