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Nuove domande sul motivo per cui più donne che uomini hanno l'Alzheimer

Quasi due terzi degli americani con Alzheimer sono donne, e ora alcuni scienziati stanno mettendo in discussione l'ipotesi condivisa da lungo tempo che è solo perché tendono a vivere più a lungo degli uomini.


Che altro può dare un rischio più alto alla donna? Potrebbe essere la genetica? Differenze biologiche nel modo in cui le donne invecchiano? Forse anche lo stile di vita? Scoprirlo potrebbe influenzare terapie o cure preventive.


Un suggerimento preoccupante è che la ricerca mostra che un gene notoriamente legato all'Alzheimer ha un impatto maggiore sulle donne rispetto agli uomini. "Ci sono abbastanza questioni biologiche (che puntano a un maggiore rischio delle donne) che dobbiamo approfondire e scoprire", ha detto Maria Carrillo, responsabile scientifica dell'Alzheimer's Association.


Il mese scorso, l'associazione ha messo insieme 15 eminenti scienziati per chiedere quello che sappiamo sul rischio delle donne. La Carrillo ha detto che più tardi quest'estate prevede di iniziare il finanziamento della ricerca per affrontare alcune delle lacune. "C'è molto di non compreso e non ancora noto. E' ora che facciamo qualcosa al riguardo", ha aggiunto. Un rapporto recente dell'Alzheimer's Association stima che a 65 anni, le donne hanno circa una possibilità su 6 di sviluppare l'Alzheimer nel resto della vita, a fronte di una possibilità su 11 degli uomini.


La parte difficile è discriminare la quantità di disparità dovuta alla longevità delle donne e quella per altri fattori. "E' vero che l'età è il fattore di rischio più grande per sviluppare l'Alzheimer", ha detto Roberta Brinton Diaz, professoressa della University of Southern California, che ha presentato i dati sulle differenze di genere a una riunione dei National Institutes of Health di quest'anno. Ma, ha detto, "le donne vivono in media 4/5 anni più degli uomini, e sappiamo che l'Alzheimer è una malattia che inizia fino a 20 anni prima della diagnosi".


Ecco come può tranquillamente partire il danno cellulare all'inizio. La Brinton sta cercando di stabilire se la menopausa può essere un punto di svolta che lascia vulnerabili alcune donne. Tuttavia sta cominciando a fermentare, c'è qualche evidenza che una volta che l'Alzheimer è diagnosticato, le donne possono peggiorare più velocemente; le scansioni mostrano un restringimento più rapido in alcune aree del cervello.


Ma la ricerca genetica offre la prova più sorprendente di una differenza di sesso. Ricercatori della Stanford University hanno analizzato le cartelle cliniche di più di 8.000 persone cercando la forma di un gene chiamata ApoE-4, da tempo nota per aumentare il rischio di Alzheimer.


Le donne portatrici di una copia di quella variante del gene hanno circa il doppio delle probabilità di sviluppare l'Alzheimer alla fine, rispetto a quelle senza il gene, mentre il rischio degli uomini è solo leggermente maggiore, ha riferito il Dr. Michael Greicius della Stanford l'anno scorso. Non è chiaro il perché. Può essere nel modo in cui il gene interagisce con gli estrogeni, dice la Brinton.


Amy Shives, 57 anni di Spokane nello stato di Washington, ricorda quando sua madre ha iniziato a mostrare i sintomi dell'Alzheimer. Ma è stato solo dopo la sua propria diagnosi di qualche anno fa, che la Shives ha esaminato le statistiche di genere. "E' stato allarmante", ha detto la Shives, che è nelle prime fasi dell'Alzheimer, che l'ha colpita in età più giovane del solito e costretta al ritiro come consigliere del college. "L'impatto sulla nostra vita e su quella delle nostre famiglie è straordinario".


Lei indica un altro onere sproporzionato: circa il 60 per cento dei caregiver di malati di Alzheimer è composto da donne. "Le mie figlie hanno tra i 20 e i 30 anni e io sono già malata", si preoccupa la Shives. "E' molto stressante per loro pensare a quando la madre avrà bisogno del loro aiuto".


Che cosa guida la differenza nei casi di Alzheimer non è chiaro, ha detto il dottor Susan Resnick dei National Institutes of Health, che punta alle ricerche contrastanti. "E' stato davvero difficile capire se le donne sono realmente più colpite dalla malattia, o se è solo perchè vivono più a lungo", ha detto la Resnick.


I dati del lungo studio sanitario Framingham del Massachusetts, suggeriscono che, poiché ci sono più uomini che muoiono di malattie cardiache in mezza età, quelli che sopravvivono oltre i 65 anni potrebbero avere il cuore più sano, che a sua volta fornisce una certa protezione cerebrale. Molti degli stessi fattori che danneggiano le arterie (obesità, colesterolo alto, diabete) sono anche fattori di rischio per l'Alzheimer.


Che dire degli ormoni? Questo è stato difficile da definire. Anni fa, un importante studio ha scoperto che la terapia estrogenica dopo i 65 anni potrebbe aumentare il rischio di demenza, ma la ricerca fatta in seguito ha dimostrato che la terapia ormonale sostitutiva intorno all'inizio della menopausa non è un problema.


La Brinton studia come la menopausa cambia il cervello. "Gli estrogeni aiutano a regolare il metabolismo del cervello, come produce l'energia per una corretta funzione cognitiva, ed esso deve passare ad un metodo di supporto meno efficiente quando gli estrogeni precipitano. E' come se il cervello sia un po' diabetico", ha detto la Brinton, che sta studiando se questo può collegarsi ai sintomi della menopausa nelle donne che in seguito sperimentano problemi cognitivi.


La Carrillo osserva che 40 anni fa, le malattie di cuore erano state studiate soprattutto negli uomini, lasciando in disparte la comprensione delle differenze sui rischi cardiaci delle donne: "Come possiamo essere certi che non stiamo facendo lo stesso errore nel caso dell'Alzheimer?".

 

 

 


Fonte: Lauran Neergaard/AP su The Seattle Times (> English text) -Traduzione di Franco Pellizzari.

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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