Pensando alla demenza che cosa ti viene in mente? Un 80enne confinato in una casa di cura, solo e confuso?
Anche se è vero che la demenza è una malattia degli anziani (il rischio di insorgenza raddoppia ogni cinque anni dopo i 65) molti di noi sarebbe scioccato di apprendere che, in realtà, essa inizia in mezza età.
I grovigli e le placche di proteine che uccidono le cellule cerebrali nell'Alzheimer, la forma più comune di demenza, iniziano a svilupparsi 10 o 20 anni prima che siano evidenti i classici sintomi di perdita di memoria e confusione.
"In realtà l'Alzheimer è una malattia della mezza età che si esprime nell'anzianità, ma questa idea non è ancora chiara nel pubblico", spiega il dottor Craig Ritchie dell'Imperial College di Londra. Ritchie ha appena iniziato uno studio che seguirà persone da 40 a 59 anni di età per diversi decenni, per scoprire esattamente quando inizia la malattia, chi è più a rischio e, soprattutto, se può essere prevenuta.
Ovviamente è l'età il rischio maggiore - e una certa sfortuna - ma c'è anche una componente genetica. Le persone con il gene ApoE4 hanno maggiori probabilità di sviluppare la demenza, come pure quelli con due o più familiari stretti malati.
Anche se non possiamo fare molto per cambiare la situazione, un enorme studio di 35 anni pubblicato lo scorso dicembre suggerisce che potremmo avere un certo controllo. Eseguito nel Galles del Sud, lo studio ha esaminato più di 2.000 uomini da 45 a 49 anni e ha rivelato che coloro che sono riusciti a soddisfare 4 delle 5 regole sane di stile di vita hanno avuto una probabilità [di contrarre la demenza] ridotta di un incredibilmente drastico 60 per cento. Le regole erano: non fumare, peso corporeo basso, fare esercizio fisico regolare, dieta sana e basso consumo di alcol.
Lo studio dimostra quanto siano importanti quegli anni di mezzo, dice il Dott. Ritchie. "Si vedono uomini di mezza età in bicicletta nei parchi la Domenica mattina per ridurre il rischio di malattie cardiache, e abbiamo bisogno di cominciare a pensare alla demenza anche in questi termini: mantenere il cervello sano, non solo il cuore". Non c'è abbastanza ricerca ancora per conoscere esattamente la «ricetta» del giusto stile di vita, dice il dottor Clare Walton dell'Alzheimer's Society, perchè gli studi sono in gran parte piccoli e molti hanno conclusioni contrastanti. Ma c'è una foto che inizia ad emergere.
Ecco le 10 le cose più importanti da fare per ridurre al minimo il rischio:
- Tenere sotto controllo colesterolo, pressione sanguigna e diabete
E' sorprendente, ma questo è il punto più condiviso della lista nella prevenzione della condizione, insieme all'esercizio fisico. Le persone con diabete, pressione alta e colesterolo non trattato hanno tassi notevolmente più elevati di demenza. "Non siamo sicuri esattamente perché, ma si ritiene che sia legato alla salute dei vasi sanguigni. L'infiammazione dei vasi sanguigni nel cervello è considerata fortemente legata alla demenza", dice il Dott. Walton. Quindi la risposta è prendere statine, i farmaci che abbassano il colesterolo? La ricerca è divisa su questo, ma la cosa importante è che le persone dai 45 in sù tengano regolarmente sotto controllo la pressione sanguigna e i livelli di colesterolo, e curarli, se necessario. - Meglio restare in forma
Ci sono sempre più prove che l'esercizio nei tra i 40 e i 60 anni possa impedire la demenza più di qualsiasi altra cosa che potremmo fare. Gli scienziati non sanno esattamente perché, ma probabilmente è perché riduce la pressione sanguigna, controlla il colesterolo, aiuta la salute dei vasi sanguigni e mantiene giù il peso. "Tutti questi fattori sono legati alla demenza, per cui pensiamo che questo sia il collegamento", dice il Dott. Walton. "Ci sono altre teorie: per esempio, sappiamo che l'esercizio fisico può favorire la creazione di nuove cellule cerebrali negli animali, così come una maggiore connessione tra le cellule, ma non c'è ancora la prova per gli esseri umani". L'esercizio fisico moderato frequente è meglio di brevi periodi di attività intensa. Il dottor Walton raccomanda le linee guida del Governo: 150 minuti alla settimana di esercizio fisico moderato, come camminare veloce o andare in bicicletta. - Mangiare cioccolato e bere il tè
Questo non è così eccitante come sembra, perché sono i flavonoidi che sembrano fare la differenza, e ce ne sono di più nel cioccolato fondente e nel tè verde di quelli nel cioccolato al latte preferito (dove spesso i produttori li rimuovono perché sono amari) o nel tè nero. Diversi studi hanno dimostrato che gli anziani a cui è stata data una normale bevanda ad alta concentrazione di cacao mostrano grandi miglioramenti nei test cognitivi, e altre ricerche hanno dimostrato che una dieta ricca di flavonoidi in mezza età può proteggere le funzioni cognitive nell'età avanzata. Perché? Si ritiene che sia perché i flavonoidi sono antiossidanti, le sostanze chimiche nel nostro corpo che assorbono i molecole dannose e proteggono le nostre cellule con l'età. Altre buone fonti di flavonoidi sono le mele, l'uva, le banane, i frutti di bosco, tutti gli agrumi, il prezzemolo e le cipolle, ma sono presenti in piccole quantità nella maggior parte della frutta e della verdura. - Pesca del giorno
I pesci grassi come lo sgombro, il salmone e le aringhe contengono grandi quantità di acidi grassi omega-3, che possono aiutare a prevenire o almeno ritardare l'Alzheimer, secondo alcuni studi. Uno di New York dimostra che essi abbassano i livelli ematici di proteina amiloide-beta tossica, che è una delle principali caratteristiche dell'Alzheimer quando è presente nel cervello. Altre ricerche mostrano che le persone con livelli bassi di omega-3 ottengono risultati inferiori nei test cognitivi e hanno un volume minore del cervello. Ma se si odia il pesce azzurro, non tutto è perduto. Ci sono omega-3 (anche se in piccole quantità) nel pollo, nelle noci, nei cavolini di Bruxelles, nei cavoli e negli spinaci. Tuttavia, non c'è alcuna prova che gli integratori di omega-3 funzionino. - Tuffarsi nella cucina mediterranea
Quante volte ci è stato detto di mangiare secondo le linee Mediterranee per la nostra salute? Ciò significa molta frutta e verdura, pesce, olio d'oliva e noci, un po' di vino rosso e poca carne o latticini. "Non sappiamo quale fattore è più importante qui", dice il Dott. Walton, "Se si tratta di frutta e verdura, degli omega-3 del pesce azzurro, del basso livello di zucchero, dei tannini del vino rosso o del fatto che si prenda il grasso dall'olio di oliva, pesce e noci, piuttosto che da latte e carne rossa". Al summit del G8 sulla demenza lo scorso dicembre, 11 medici importanti hanno scritto al primo ministro David Cameron dicendo che ci sono più prove a favore della dieta [nel ridurre il rischio didemenza] di qualsiasi farmaco o integratore. - Non sentirsi in colpa per il caffè
Un paio di tazze al giorno potrebbero proteggere il cervello, secondo diversi studi. Questo è probabilmente dovuto all'effetto della caffeina. Uno studio di quattro anni in Florida su persone over-65 ha trovato che coloro che hanno mostrato segni precoci di demenza avevano il 50 per cento in meno di caffeina nel proprio sistema rispetto a quelli che non avevano sviluppato i sintomi. Gli scienziati hanno concluso che mantenere alti i livelli di caffeina riduce il rischio, o al peggio ritarda, la demenza. Tre tazze al giorno era la quantità critica. - Bere alcol (ma solo un po')
Una piccola quantità di alcol alla settimana sembra ridurre il rischio, soprattutto se è vino rosso, per merito dei polifenoli che contiene. Ma troppo alcol aumenta il rischio, probabilmente perché bere regolarmente troppo alcol aumenta la pressione sanguigna e fa ingrassare, entrambi fattori di rischio per la demenza. Ma quant'è «troppo»? Uno degli studi chiave conclude che da 1 a 6 drink alla settimana (un quarto di litro di birra o mezzo bicchiere medio di vino) tagliano il rischio. Se sono di più l'effetto si perde. - Affrontare stress e depressione
Lo stress sta emergendo come un rischio importante per la demenza, soprattutto per quelli con uno stile di vita ad alto stress per lungo tempo. Si pensa sia dovuto all'effetto del cortisolo, l'ormone dello stress, che provoca pressione alta e può uccidere le cellule cerebrali. C'è anche un legame preciso tra depressione e demenza: quelli con depressione a lungo termine hanno maggiori placche e grovigli nel cervello e hanno più probabilità di sviluppare i sintomi della demenza. Quindi la depressione causa realmente la demenza o è solo un sintomo precoce? Non lo sappiamo ancora, ma il Dr Ritchie crede che trattare la depressione in mezza età sia molto importante per ridurre il rischio di demenza. - Usalo o lo perdi
La filosofia che si dovrebbe usare il cervello per preservarlo, facendo molta enigmistica, cruciverba e letture, si è guadagnata molto credito negli ultimi anni. Ma ci sono due problemi con essa; il primo è: cosa significa "usarlo"? Alcuni studi hanno dimostrato i benefici di programmi per computer per l'allenamento del cervello tra gli over-60 (non per i più giovani, però). Ma mancano proprio le prove per cruciverba o sudoku. Gli scienziati ritengono che la chiave sia sfidare spesso il cervello con cose nuove, per cui fare un cruciverba simile ogni giorno può non funzionare. E' più efficace impegnarsi in un nuovo hobby, imparare una lingua o anche camminare su un percorso sconosciuto. Anche in questo caso però, non si sta veramente impedendo di "perdere" [il cervello], si sta semplicemente ritardando l'insorgenza dei sintomi. Visto che esponendosi a nuove sfide si sono formate più cellule e connessioni nel cervello, ci si può permettere di perderne di più prima di notarlo. Questo spiega perché quelli con i livelli di istruzione più alti tendono ad evidenziare la demenza più tardi: hanno una "riserva cognitiva" su cui basarsi. Ma quando i sintomi sono già arrivati, la demenza progredisce del 50 per cento più velocemente [stimolando il cervello], afferma il dottor Walton. - Prendersi cura di denti e gengive
Sembra impossibile, ma una volta che i batteri responsabili della cattiva salute orale (come il Porphyromonas gingivalis) sono entrati nel flusso sanguigno, possono aumentare il rischio di ictus, artrite reumatoide e, infine, di demenza. Un piccolo studio condotto alla University of Central Lancashire la scorsa estate ha mostrato che tutti i pazienti affetti da demenza avevano batteri nel loro cervello, mentre quelli senza demenza non li avevano. Altri studi hanno indicato che le persone anziane con brutte malattie gengivali hanno da 2 a 3 volte più probabilità di avere problemi di memoria rispetto a quelli con poche o nessuna.
Pubblicato da Rachel Carlyle in express.co.uk (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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