Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Il donanemab è salutato come 'punto di svolta' per l'Alzheimer: ma cosa significa per i pazienti?

I risultati della sperimentazione di un nuovo farmaco per il trattamento del morbo di Alzheimer (MA), il donanemab, mostra che può rallentare il declino cognitivo del 35%, e quindi è stato salutato come un 'punto di svolta' nel trattamento del MA.


Ma come al solito, non tutto è così semplice. Lo studio includeva solo persone con malattia precoce o lieve, non con sintomi più avanzati. Il donanemab non è una cura per il MA, né è sicuro al 100%. Allora cosa ha trovato l'esperimento? E questo farmaco come potrebbe influenzare la vita delle persone con MA?

 

Cosa è il MA?

Esistono più di 100 tipi di demenza, ma il MA ne è la causa più comune, rappresenta circa il 70% dei casi. La malattia è causata dall'accumulo di due proteine: amiloide e tau. L'amiloide può accumularsi anche per 20 anni prima dell'insorgenza dei sintomi, formando grumi o placche nel cervello.


Una volta che i sintomi sono iniziati e stanno progredendo, inizia ad accumularsi anche la tau, un marcatore di danno cellulare. I sintomi clinici peggiorano, in media, per 7 / 10 anni dopo la diagnosi. Ma in Australia, c'è un ritardo fino a 3 anni dal punto in cui le persone sviluppano sintomi a quello in cui, in genere, viene fatta una diagnosi.

 

Cosa si propongono di fare i trattamenti farmacologici?

L'«ipotesi amiloide», che suggerisce che l'amiloide è la causa chiave della malattia, ha guidato la ricerca di MA per oltre 25 anni. Durante questo periodo, diversi farmaci che puntavano l'amiloide hanno fallito negli studi clinici, mettendo in dubbio la validità dell'amiloide come bersaglio ... fino a poco tempo fa.


Il nostro corpo produce anticorpi in risposta alla presenza di un invasore estraneo come batteri o virus. Imitando l'approccio adottato dal nostro sistema immunitario, gli scienziati hanno sviluppato anticorpi in laboratorio che riconoscono l'amiloide come invasore.


Puntando specificamente l'amiloide, questi farmaci sono chiamati 'anticorpi monoclonali'. Il donanemab è uno dei tre anticorpi monoclonali che puntano l'amiloide che hanno mostrato vari gradi di successo negli studi clinici, per rallentare il declino delle persone con MA in fase iniziale (gli altri due sono aducanumab e lecanemab).

 

Ok quindi cosa ha trovato l'esperimento donanemab?

La sperimentazione clinica del produttore includeva 1.736 pazienti con perdita di memoria molto lieve a causa del MA e con MA clinico iniziale. La metà ha ricevuto donanemab con infusione endovenosa per 18 mesi, il resto è stato trattato con un placebo (una versione 'finta').


I risultati sono stati analizzati dividendo la popolazione dello studio in altri due gruppi: quelli con livelli di tau bassi/intermedi e quelli con livelli alti di tau (molta tau si correla con la presenza di danni più avanzati alle cellule cerebrali).


Quelli con tau bassa/intermedia hanno avuto un declino inferiore del 35% rispetto a quelli trattati con placebo. Circa la metà del gruppo di trattamento ha eliminato l'amiloide dal cervello al di sotto della soglia usata per diagnosticare la malattia, su 12 mesi di trattamento. L'alto gruppo con molta tau è andato molto meno bene.


I partecipanti di età inferiore ai 75 anni e quelli che mostrano solo una lieve compromissione cognitiva (piuttosto che il quadro clinico completo del MA) hanno avuto un rallentamento della progressione di circa il 50% nello stesso periodo. I pazienti sono stati valutati sia con misurazioni cognitive che con quelle della funzione quotidiana, come la capacità di svolgere compiti personali e domestici.


I risultati sono che il gruppo di trattamento ha mostrato livelli di declino a 18 mesi che il gruppo placebo aveva avuto a 10,5/13,6 mesi, a seconda del sottogruppo dei partecipanti studiati. Esempi importanti potrebbero essere che per altri 4/6 mesi potevano continuare a guidare, pagare le bollette o partecipare ad attività esterne in modo indipendente.


Ma entrambi i gruppi, sia di trattamento che di placebo hanno avuto un declino nel complesso. In altre parole, il farmaco non ferma il declino, lo rallenta, nelle persone con malattia lieve o precoce.

 

Quali sono gli svantaggi?

Almeno due pazienti nello studio sono morti per complicanze di gonfiore cerebrale causato dal donanemab. Circa un quarto del gruppo di trattamento ha mostrato un certo grado di gonfiore, ma per la maggior parte non ha causato sintomi. Il costo del donanemab sarà significativo, 26.500 dollari americani, circa € 24.000 all'anno.


Il donanemab è già stato approvato dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti, ma la Eli Lilly, il produttore del farmaco, ha già richiesto l'approvazione in altri paesi. Però l'approvazione è solo il primo passo per rendere disponibile il farmaco. Ci saranno ulteriori valutazioni dei servizi sanitari, per decidere se rimborsare il suo costo e renderlo accessibile.


È probabile che qualsiasi decisione limiterà l'uso del farmaco alle persone il cui stato di malattia rispecchia quello di quelli inclusi nella popolazione degli studi clinici: persone con sintomi precoci, che hanno avuto scansioni PET provanti la presenza di amiloide (e tau bassa/intermedia). Questo non è un farmaco per tutti quelli con MA.

 

Prepararsi per la diagnosi e il trattamento precoce

Le persone finora hanno ritardato la ricerca di una valutazione dei loro sintomi di memoria perché "comunque non si può fare nulla". Il medico di base potrebbe essere stato riluttante a riferire la persona alla valutazione di uno specialista per lo stesso motivo.


Il potenziale per il trattamento precoce significa che questo stato di cose deve cambiare. Dobbiamo anche sviluppare la nostra infrastruttura diagnostica e terapeutica (costruendo i centri con scanner e per le infusioni) che sarà necessaria per facilitare la diagnosi e il trattamento tempestivi quando il farmaco sarà disponibile a livello locale.

 

 

 


Fonte: Steve Macfarlane, capo servizi clinici e supporto di Dementia Australia e professore associato di psichiatria alla Monash University.

Pubblicato su The Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

Notizie da non perdere

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.