Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Alzheimer e linguaggio: come parliamo di 'demenza' è cruciale per costruire ponti comunitari

Le persone che vivono con il morbo di Alzheimer (MA) e altri disturbi correlati possono avere lo stigma relativo alla loro diagnosi o all'invecchiamento. Insieme ai loro caregiver, familiari o amici che li accompagnano nella vita, rischiano di sentire vergogna, di essere fraintesi e etichettati negativamente. La ricerca mostra che la diagnosi precoce influisce sulla qualità della vita degli individui.


Siamo ricercatori affiliati al progetto comunitario denominato 'Cosa ci collega', di base a Montréal. Questo progetto si è dato il compito complesso di trovare modi per migliorare la qualità della vita delle persone che vivono con MA e altri disturbi correlati e i loro caregiver. Oltre alla nostra esperienza in comunicazione, antropologia medica, riabilitazione e analisi della rete sociale, facciamo parte di un team interdisciplinare che offre competenze di progettazione sostenibile (Anabel Sinn), sviluppo della comunità (Chesley Walsh) e salute pubblica (Seiyan Yang).


L'obiettivo del progetto è creare una rete arricchita di risorse nella comunità collegando i settori dell'arte, della salute mentale e dell'istruzione e contribuire a ridurre lo stigma all'incrocio tra MA e altri disturbi correlati, malattie mentali e invecchiamento.


Abbiamo imparato che parte del nostro lavoro deve indagare su come comunicare la demenza. Il vocabolario che circonda i disturbi neurocognitivi deve essere scelto con cura. Il nostro obiettivo qui è presentare le nostre esperienze sulla terminologia di MA in questo progetto di investimento comunitario di sanità pubblica.

 

Parlare di 'demenza'

Nel corso della storia, non c'è stato un modo coerente per parlare del MA e degli altri disturbi correlati. Fortunatamente, abbiamo fatto molta strada da quando, in Occidente durante il XVIII secolo, le persone con disturbi neurocognitivi erano chiamate 'imbecilli' e 'persone senili'. Oggi è usata una vasta gamma di termini più neutri rispetto a 'demenza', come 'disturbi neurocognitivi'.

 

Attività per persone con MA

Stiamo lavorando con organizzazioni comunitarie, istituzioni sanitarie e settore pubblico, basate principalmente a Montréal, per facilitare un certo numero di attività diverse come terapia d'arte, yoga della risata, terapia di danza, attività di reminiscenza e brevi apparizioni pubbliche per le persone con MA e i loro caregiver.


Attraverso la nostra partnership con questo gruppo diversificato di collaboratori, una delle sfide nascoste del nostro lavoro era l'espressione e il vocabolario da usare per descrivere e informare i nostri potenziali partecipanti (persone con MA e i disturbi relativi e i rispettivi caregiver).


Che lavoriamo con organizzazioni comunitarie o con istituzioni sanitarie, osserviamo che non esiste un approccio concordato per parlare dei disturbi neurocognitivi. Questo impatta sul nostro lavoro e sulle nostre azioni quotidiane.

 

Terminologia diversa, nessun accordo

Ci dobbiamo costantemente adattare al vocabolario scelto dai nostri partner, fatto che richiede sensibilità per le implicazioni di termini diversi a seconda del linguaggio primario di scelta (francese o inglese) o del settore (sanitario o comunitario).


L'Agenzia per la sanità pubblica del Canada, ad esempio, preferisce utilizzare la parola 'demenza'. Alcune organizzazioni considerano 'demenza' una parola stigmatizzante e non lo usano affatto, mentre altri lo preferiscono e ci chiedono di usarlo. In alcuni casi, i nostri partner preferiscono la formulazione 'MA e disturbi correlati', altri partner scelgono la frase 'malattia neurocognitiva'.


La mancanza di terminologia comune può causare molteplici discussioni da una parte e dall'altra quando devono essere inviati strumenti promozionali per le attività artistiche. Un semplice poster può essere modificato numerose volte perché la formulazione è considerata stigmatizzazione o perché ha una connotazione negativa. Abbiamo dovuto cambiare il vocabolario del sito web del nostro progetto più di una volta, passando da 'persone che vivono con demenza' a 'persone che vivono con disturbi neurocognitivi' a 'persone che vivono con MA e/o altri disturbi correlati'.


Ancora più impegnativo è il compito di tradurre il vocabolario tra il francese e l'inglese nella provincia di Québec. L'Agenzia per la sanità pubblica del Canada utilizza la parola 'démence' per il suo programma relativo alla demenza in francese, un termine ora percepito come stigmatizzante da molti francofoni.

 

Strumenti collaborativi necessari

Il nostro obiettivo è costruire ponti tra la sanità pubblica, le organizzazioni comunitarie, la salute mentale e i settori accademici. Tale compito riguarda anche altre organizzazioni e progetti di ricerca che stanno diffondendo la consapevolezza del pubblico per un linguaggio condiviso che costruisce ponti tra diverse culture settoriali e quelle linguistiche.


Abbiamo bisogno di più iniziative nella comunità attraverso il linguaggio per assicurarci di creare uno spazio in cui le persone di diverse comunità che hanno di fronte la 'demenza' si sentono connesse e accettate.


I progetti comunitari hanno bisogno di un linguaggio più condiviso per mappe ed elenchi di risorse, rendendo più facile identificare le organizzazioni che lavorano per supportare le persone con MA e altri disturbi relativi e sensibili alle sfumature e alla potenziale emarginazione che le parole possono causare.


Le istituzioni sanitarie pubbliche in Canada continuano ad aumentare l'attenzione sulla 'demenza' visto l'aumento continuo del numero di anziani. Secondo l'Istituto Canadese per le Informazioni sulla Salute, la popolazione senior "dovrebbe arrivare al 68% nei prossimi 20 anni". Come risultato di tale aumento, "la prevalenza della demenza più che raddoppia ogni cinque anni per i canadesi over-65, da meno dell'1% tra 65 e 69 a circa il 25% per gli over-85".

 

Costruire la lingua comune

La nostra esperienza indica l'esigenza di una discussione maggiore sulle parole che scegliamo e su cosa significano. Questa discussione conta in quanto può creare un terreno comune per costruire relazioni a lungo termine tra tutte le organizzazioni che aiutano la comunità di persone con MA e altri disturbi collegati.


Non possiamo ignorare il fatto che le persone sviluppano disturbi neurocognitivi, qualunque sia il vocabolario che scegliamo. Inoltre, non possiamo negare che con una popolazione in crescita di persone che invecchiano, costruire approcci a lungo termine e sostenibili per supportare i nostri membri della comunità con MA e i loro caregiver è una questione preoccupante urgente.

 

 

 


Fonte: Arnaud Francioni (ricercatore), Melissa Park (prof.ssa associata di terapia fisica e professionale), Patricia Belchior (prof.ssa associata) della McGill University e Thomas Valente, professore della University of Southern California.

Pubblicato su The Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.