Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Nuovo modello animale per studiare l'Alzheimer

3D neuroinflammationRicostruzione della neuroinfiammazione in 3D.

La nostra conoscenza del morbo di Alzheimer (MA) è cresciuta rapidamente negli ultimi decenni, ma si è dimostrato difficile tradurre le scoperte fondamentali sulla malattia in nuovi trattamenti. Ora dei ricercatori del California National Primate Research Center dell'Università della California di Davis, hanno sviluppato un modello delle prime fasi del MA con macachi rhesus.


Il macaco modello, come da studio pubblicato il 18 marzo su Alzheimer's & Dementia: il Journal of the Alzheimer's Association potrebbe consentire di testare meglio nuovi trattamenti. Il modello è stato sviluppato dal laboratorio del prof. John Morrison al CNPRC, in collaborazione con il prof. Jeffrey Krodower della Rush University e Paramita Chakrabarty, assistente prof.ssa dell'Università della Florida.


Si ritiene che il MA sia causato da una errata piegatura delle proteine ​​tau e amiloide, che si diffondono nel cervello, portando all'infiammazione e alla morte cellulare. La proteina tau si trova comunemente nei neuroni del cervello e del sistema nervoso centrale, ma non altrove. I ricercatori pensano che passino decenni tra l'inizio silenzioso della malattia e i primi segni di declino cognitivo. Capire cosa succede in questi anni potrebbe essere la chiave per prevenire o invertire i sintomi del MA.


Ma è difficile delineare strategie terapeutiche senza un potente modello animale che assomiglia molto alla condizione umana, ha detto Morrison. Molte ricerche si sono concentrate sui topi transgenici che esprimono una versione umana delle proteine ​​amiloide o tau, ma questi studi si sono dimostrati difficili da tradurre in nuovi trattamenti.

 

Servono nuovi modelli traslazionali

"Gli esseri umani e le scimmie hanno due forme della proteina tau nel cervello, ma i roditori ne hanno solo una", ha detto Danielle Beckman, ricercatrice post-dottorato del CNPRC e prima autrice dello studio. "Pensiamo che il macaco sia un modello migliore, perché esprime nel cervello le stesse versioni di tau degli umani".


I topi mancano anche di alcune aree della neocorteccia, come quella prefrontale, una regione del cervello umano che è molto vulnerabile al MA. La corteccia prefrontale è presente nei macachi rhesus ed è criticamente importante per le funzioni cognitive degli umani e delle scimmie. C'è assoluto bisogno di modelli animali nuovi e migliori per il MA, che dovrebbero stare tra i topi modello e le sperimentazioni cliniche umane, ha detto la Beckman.


La Chakrabarty e i suoi colleghi hanno creato versioni del gene umano tau con mutazioni che causano l'errato ripiegamento, avvolte in una particella di virus. Questi vettori sono stati iniettati in macachi rhesus, in una regione del cervello chiamata corteccia entorinale, che è molto vulnerabile al MA.


Entro tre mesi, hanno visto che le proteine ​​tau mal ripiegate si erano diffuse in altre parti del cervello dell'animale. Hanno scoperto un ripiegamento errato sia nelle proteine tau mutanti umane introdotte che nelle proteine ​​tau proprie della scimmia.


"Il modello di diffusione ha dimostrato inequivocabilmente che la patologia tau ha seguito le connessioni precise della corteccia entorinale e che la semina della tau patologica è passata da una regione alla successiva attraverso le connessioni sinaptiche", ha detto Morrison. "Questa capacità di diffondersi attraverso i circuiti cerebrali provoca il danno alle aree corticali responsabili della cognizione di livello superiore piuttosto distanti dalla corteccia entorinale".


La stessa squadra in precedenza aveva realizzato nei macachi la diffusione di proteine ​​amiloidi mal ripiegate, una delle prime fasi del MA, iniettando brevi pezzi di amiloide difettosa. Il nuovo modello di proteina tau probabilmente rappresenta una fase intermedia della malattia, ha detto la Beckman: "Pensiamo che questo rappresenti una fase più degenerativa, ma prima che si verifichi la morte cellulare diffusa".


I ricercatori hanno pianificato di verificare se i cambiamenti comportamentali paragonabili al MA umano si sviluppano nel modello di macaco rhesus. In tal caso, potrebbe essere usato per testare terapie che impediscono il ripiegamento errato o l'infiammazione.


"Stiamo lavorando da 4 anni per sviluppare questi modelli", ha detto Morrison. "Non penso che si possa fare senza una grande squadra collaborativa e le ampie risorse di un centro nazionale di ricerca sui primati".

 

 

 


Fonte: Andy Fell in University of California - Davis (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Danielle Beckman, Paramita Chakrabarty, Sean Ott, Amanda Dao, Eric Zhou, William Janssen, Kristine Donis‐Cox, Scott Muller, Jeffrey Kordower, John Morrison. A novel tau‐based rhesus monkey model of Alzheimer's pathogenesis. Alzheimer's & Dementia, 2021, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.