Una nuova ricerca suggerisce che gli anziani possono essere più focalizzati, meno impediti dall'ansia e mentalmente meno irrequieti rispetto agli adulti più giovani. Il team irlandese di ricerca del Trinity College Institute of Neuroscience (TCIN) mostra che gli anziani sembrano mitigare gli aspetti negativi del declino cognitivo aumentando la motivazione e adottando strategie più efficienti per sospendere la mente errante quando è richiesta concentrazione.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Psychology and Aging, è il primo a giudicare tra teorie concorrenti della mente errante legata all'età che dominano il campo. Mette in evidenza i ruoli influenti dei fattori affettivi e motivazionali nel guidare le differenze relative all'età nell'errare non intenzionale della mente e forniscono motivi per essere meno persuasi dalle teorie precedenti sulle risorse cognitive.
La mente umana ha una tendenza naturale e frequente a vagare. Nella vita di tutti i giorni, i nostri pensieri spesso si allontanano dal qui-e-ora. L'errare della mente è ampiamente definito come lo stato mentale per cui la nostra attenzione si allontana da un compito, o dal nostro ambiente attuale, verso contenuti mentali non collegati e auto-generati. Ricerche recenti nell'ambito delle popolazioni con un invecchiamento sano hanno dimostrato il risultato confuso ma coerente che con l'avanzare dell'età la mente erra con sempre minore frequenza.
Sebbene siano state suggerite diverse teorie per spiegare questa scoperta, gli studi precedenti erano stati afflitti da diverse difficoltà metodologiche per catturare gli incidenti di distrazione della mente. Perciò sono rimasti poco chiari i meccanismi neuropsicologici sottostanti alle differenze da età nell'errare della mente. Inoltre, la ricerca per esplorare i meccanismi alla base delle diverse dinamiche della distrazione della mente è carente; in particolare, l'errare della mente che avviene con e senza intenzione.
Considerando il fenomeno dell'invecchiamento della popolazione globale, e alla luce dei benefici riferiti (es.: creatività, capacità di risolvere i problemi) e dei costi (es.: attenzione poco sostenuta e esiti clinici carenti) dell'errare della mente, è importante capire come l'invecchiamento influenza l'errare della mente.
Sostenere la nostra attenzione è una capacità importante che sta alla base di gran parte della nostra cognizione e il suo declino è collegato a un aumento del rischio di cadute, un fattore che contribuisce alla perdita di indipendenza e a una qualità ridotta di vita degli anziani. Pertanto, la ricerca sui diversi stati di attenzione è fondamentale per plasmare la nostra comprensione del cervello e del processo di invecchiamento naturale e può aiutare a informare gli interventi futuri mirati a promuovere l'invecchiamento sano.
Il team Dockree Lab del TCIN, in collaborazione col prof. Alan Smeaton dell'Università di Dublino, ha studiato se la natura e la frequenza dell'errare della mente cambiano con l'età, ed ha esplorato i meccanismi specifici alla base dell'errare della mente non intenzionale e intenzionale.
Hanno impiegato un approccio metodologico sfaccettato in cui giovani adulti e anziani sani che vivevano nella comunità hanno completato una serie di compiti cognitivi e neuropsicologici standard e hanno eseguito un compito di attenzione sostenuta al computer, che richiedeva periodicamente ai partecipanti di riferire sul loro attuale stato mentale. Rispetto agli studi precedenti, il compito era adatto per misurare l'errare della mente, in quanto il compito non era esigente e presentava obiettivi che si dispiegavano gradualmente, basati molto sul controllo attenzionale endogeno.
Risultati chiave
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Gli anziani hanno mostrato una tendenza più bassa dei giovani adulti di vagabondaggio della mente, sia involontario che intenzionale. In totale, gli anziani e i più giovani hanno riportato un vagabondaggio mentale del 27% e del 45%, rispettivamente, in risposta alle sonde del pensiero in tutto il compito.
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Giovani adulti e anziani hanno dimostrato prestazioni simili; anche se gli anziani hanno avuto prestazioni meno variabili, che indica una concentrazione complessiva migliore.
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Nonostante le prestazioni peggiori sui test cognitivi standard, gli anziani hanno mostrato livelli più bassi di ansia e depressione, meno difficoltà attenzionali soggettive e una maggiore motivazione per le attività rispetto alle loro controparti più giovani.
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Le analisi evidenziano anche le qualità adattative degli anziani, che sono riusciti a ridurre l'errare non intenzionale della loro mente attraverso livelli più bassi di ansia e una maggiore motivazione sul compito rispetto al gruppo più giovane e mentalmente irrequieto. Al contrario dei contributi delle risorse esecutive all'errare della mente, le variabili cognitive non contribuiscono ulteriormente a questo modello.
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Il team ha osservato un'associazione tra errare intenzionale della mente e un aumento dei falsi allarmi sul compito, che è stato mediato da una risposta più inconsistente, in particolare nei giovani che erano più irrequieti nel loro approccio. Considerando che la variabilità più alta dei giovani adulti non ha gravato sulle loro prestazioni, rispetto agli anziani, essi hanno più risorse disponibili per passare in modo adattabile tra la concentrazione e gli stati più esplorativi di distrazione della mente.
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Gli anziani, d'altra parte, sfruttano un maggiore attenzione verso il compito, con meno deviazioni verso l'errare della mente. I ricercatori suggeriscono che questa è una qualità adattativa dell'invecchiamento di successo; quando il contesto lo richiede, gli anziani sospendono la mente errante per mitigare i costi potenziali.
Il team suggerisce che i fattori dispositivi e strategici siano considerati negli studi futuri che esplorano l'errare della mente in tutta la vita. La ricerca, quindi, mette in risalto la natura e i correlati di diverse dimensioni dell'errare della mente e fornisce una nuova visione del modo in cui i processi erranti non intenzionali e intenzionali della mente cambiano con l'età.
Catherine Moran, dottoranda della Facoltà di Psicologia e prima autrice dello studio, ha detto:
"Il declino cognitivo correlato all'età in tarda età è una delle cause principali di malattia e di perdita di indipendenza funzionale. Nonostante queste sfide, c'è la scoperta coerente e forse sconcertante di un ridotto errare della mente che viene con l'avanzare dell'età.
"La nostra ricerca fornisce una nuova visione dell'influenza del processo di invecchiamento naturale sull'errare della mente. Evidenziamo le strategie adattative e le qualità positive adottate da anziani che portano a una riduzione benefica dell'errare della loro mente e a prestazioni equivalenti con i più giovani. Sezionare i meccanismi sottostanti ai diversi processi cognitivi può dare importanti indicazioni sull'invecchiamento di successo".
Il dott. Paul Dockree, professore associato di psicologia e coautore senior, ha dichiarato:
"«Vecchio e distratto» è una frase comune, ma non è universalmente vera. La nostra ricerca suggerisce che gli anziani possono essere più focalizzati, meno impediti dall'ansia e meno irrequieti mentalmente rispetto ai più giovani. È importante sottolineare che gli anziani sembrano mitigare gli aspetti negativi del declino cognitivo aumentando la motivazione e adottando strategie più efficienti per sospendere l'errare della mente al momento di concentrarsi. Questa ricerca aiuta ad approfondire i cambiamenti cognitivi mentre invecchiamo, per arrivare a una società più inclusiva e amichevole con la vecchiaia".
Fonte: Trinity College Dublin (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Catherine Moran, David McGovern, Greta Warren, Rónán Ó Grálaigh, Joanne Kenney, Alan Smeaton, Paul Dockree. Young and restless, old and focused: Age-differences in mind-wandering frequency and phenomenology.. Psychology and Aging, 2021, DOI
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