Da decenni si ritiene che il caregiving familiare generi un tipo di stress cronico che può portare a rischi significativi per la salute o addirittura alla morte, allarmando i potenziali caregiver e presentando un ostacolo consistente nel tormento dai sensi di colpa per chi ha bisogno di aiuto.
Ora, i ricercatori della Johns Hopkins hanno studiato le persone mentre diventavano caregiver per i propri cari. Al di là della normale evoluzione da invecchiamento, hanno trovato che i caregiver non hanno avuto un aumento significativo di infiammazione nel periodo di studio di nove anni. Tali aumenti avrebbero indicato che lo stress cronico da caregiving può aver danneggiato la loro salute.
David Roth PhD, professore di medicina alla Johns Hopkins University, direttore del Johns Hopkins Center on Aging and Health e coautore dello studio pubblicato online il 24 giugno su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), dice:
“Il punto principale da notare è che il caregiving, anche se è stressante in alcune situazioni, non è associato a incrementi clinicamente significativi di infiammazione. L'obiettivo principale della nostra ricerca era sfidare i risultati di studi precedenti, affrontare le preoccupazioni potenziali dei caregiver per l'onere sulla loro salute, e fornire speranza e sollievo alle persone che hanno bisogno o vogliono aiuto”.
“Il caregiving familiare sembra avere effetti minimi sulla salute fisica per la maggior parte dei caregiver, e può anche essere associato ad alcuni benefici per la salute, simili a quelli a volte attribuiti al volontariato, come ad esempio un tasso di mortalità più basso”.
Poiché il numero di persone impegnate nel caregiving familiare è in crescita, questa notizia dovrebbe dare sollievo a coloro che sono preoccupati per l'onere sulla loro salute.
Solo negli USA, si stima che almeno 17 milioni ( e forse fino a 40 milioni) di persone sono caregiver informali o caregiver familiari dedicati per gli anziani. Molti affermano che il caregiving familiare è una situazione reciprocamente vantaggiosa, ma per alcuni lo stress extra può essere un onere significativo che può avere un impatto sulla salute.
Per capire se il caregiving danneggia i caregiver, il team dello studio Johns Hopkins Medicine Transition to Family Caregiving ha esaminato i dati di 239 partecipanti over-45 del progetto permanente Reasons for Geographic and Racial Differences in Stroke all'Università di Alabama di Birmingham, che sono diventati caregiver.
Sono stati confrontati con controlli noncaregiving abbinati che sono stati valutati nello stesso periodo di tempo. I controlli sono stati abbinati per sette fattori: età +-5 anni, sesso, razza, livello di istruzione, stato civile, salute auto-valutata e storia auto-riferita di gravi malattie cardiovascolari. Il 65% dei caregiver e dei controlli erano donne.
I ricercatori hanno esaminato nei campioni di sangue i cambiamenti nel corso del tempo di 6 biomarcatori di infiammazione spesso associati con solitudine, depressione, immunità soppressa, cancro e aumento della mortalità. I biomarcatori includevano alta sensibilità alla proteina C reattiva (CRP), D-dimero, fattore di necrosi tumorale-recettore alfa 1 (TNFR1, tumor necrosis factor-alpha receptor 1) e interleuchina (IL) 2, 10 e 6.
Nessun partecipante faceva attività di caregiving prima del primo prelievo di sangue. All'inizio ognuno di loro ha completato un colloquio di base e una valutazione, con prelievo del sangue in quel momento. Circa nove anni più tardi, ogni partecipante è stato intervistato di nuovo, ed esaminatori addestrati hanno eseguito un'altra valutazione, con raccolta di campioni di urina e di sangue.
Il gruppo di studio Johns Hopkins Medicine Transition to Family Caregiving ha trovato aumenti generali dei livelli dei biomarcatori di infiammazione su 9 anni sia nei caregiver che nei controlli noncaregiving, come avviene nel normale invecchiamento, ma i caregiver non hanno mostrato aumenti maggiori nel tempo rispetto ai controlli.
Dei 6 marcatori esaminati, solo il TNFR1 ha mostrato un aumento significativamente maggiore, di 0,14 unità di deviazione standard tra i caregiver e i controlli. I ricercatori hanno interpretato questi risultati come coerenti con altri studi basati su popolazione che suggeriscono una minima infiammazione sistemica in risposta allo stress cronico del caregiving.
“Questo è uno dei primi studi longitudinali basati sulla popolazione a raccogliere dati sui biomarcatori di infiammazione da individui prima e dopo aver preso le responsabilità del caregiving familiare”, dice Roth.
I ricercatori dicono che questo è un miglioramento rispetto ai precedenti studi di “campioni di convenienza”, che avevano intervistato piccoli gruppi di persone semplicemente disponibili, ed erano quindi vulnerabili a riferire distorsioni. Al contrario, gli studi sanitari sulla popolazione riflettono più accuratamente un gruppo di persone ampio e diversificato.
Fonte: Johns Hopkins University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: David Roth, William Haley, Orla Sheehan, Jin Huang, David Rhodes, Peter Durda, Virginia Howard, Jeremy Walston, Mary Cushman. The transition to family caregiving and its effect on biomarkers of inflammation. PNAS, 24 June 2020, DOI
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