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La tribù Pima dell'Arizona può dare risposte sul legame tra diabete e Alzheimer

Maricopa Pima Indians cowboy Phoenix studio 1889Indiani Pima dell'Arizona in una cartolina d'epoca (Phoenix Studio 1889)

I Pima, una tribù di indiani americani del sud dell'Arizona, possono avere la chiave per comprendere il rapporto tra diabete e il morbo di Alzheimer (MA), due malattie in rapida crescita. Il diabete colpisce 30 milioni di americani, più altri 84 milioni che hanno il pre-diabete. La malattia è nota per causare danni ai nervi degli arti e ai reni, agli occhi e ad altri organi.


Eva L. Feldman MD/PhD, direttrice del NeuroNetwork for Emerging Therapies e dell'ALS Center of Excellence della Michigan Medicine, sta lavorando con Robert Nelson MD, del National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases di Phoenix, per studiare queste condizioni. Il dott. Nelson ha passato la sua carriera accademica a capire il diabete e le sue complicazioni negli Indiani Pima.


Studi recenti stanno cominciando a scoprire che il diabete può alterare strutturalmente il cervello e aumentare il rischio di declino cognitivo e demenza, compreso il morbo di Alzheimer (MA).


La Feldman, che è anche professoressa di neurologia alla University of Michigan, dice:

“Stiamo esaminando il fenomeno del declino cognitivo nella popolazione Pima. Nella loro visite più recenti, i membri della tribù si sono resi volontari per sottoporsi a risonanza magnetica del cervello. Stiamo anche valutando la cognizione funzionale.

"Una volta che saranno raccolti tutti questi dati sul cervello, determineremo se esistono correlazioni tra anomalie cerebrali, diabete e obesità. Abbiamo il sospetto che troveremo associazioni tra peggioramento del declino cognitivo / cambiamenti strutturali anomali del cervello e il diabete / obesità più grande“.


Gli indiani Pima hanno partecipato a uno degli studi più lunghi sul diabete, partito 50 anni fa. The Lancet ha riferito nel 1971 che il diabete è quasi uno stile di vita per i Pima, tra i quali il diabete di tipo 2 e l'obesità sono altamente prevalenti e insorgono in età più giovane rispetto alla popolazione generale. Anche se lo studio principale si è concluso nel 2007, oggi gli indiani Pima continuano a partecipare a diversi studi sul diabete e sulle sue complicanze.


Grazie alla loro partecipazione continua, la comunità scientifica ha appreso informazioni sul rapporto tra disfunzione metabolica e struttura / funzione del cervello, dice la Feldman:

“Per esempio, abbiamo scoperto che la neuropatia è più frequente nei pazienti diabetici che sono anche obesi. Inoltre, i pazienti Pima con neuropatia cardiaca autonomica hanno anche più probabilità di avere una malattia renale. Più di recente, abbiamo trovato una correlazione tra la presenza di tipi specifici di grassi nel sangue e il rischio di malattie renali. Questi studi ci aiutano a identificare i pazienti a rischio“.


La Feldman e Nelson danno anche consulenza ai partecipanti allo studio sulle abitudini alimentari che potrebbero aiutarli a prevenire alcune di queste complicazioni. Nelle parole della Feldman:

“Questi studi stanno veramente sottolineando l'importanza di una dieta equilibrata e sana. Non è sufficiente controllare i livelli di glucosio come si pensava. I pazienti hanno bisogno di un approccio più approfondito e devono farlo prima, o potrebbero avere di fronte problemi in seguito nella vita“.


Attualmente, la Feldman e Nelson stanno studiando come il diabete e l'obesità possono influenzare la salute del cervello. La Feldman afferma:

“Abbiamo scoperto che l'obesità si correla con una ridotta dimensione in aree cerebrali selezionate, come misurate dalla risonanza magnetica (MRI). Queste nuove scoperte continuano a sottolineare quanto siano importanti la dieta e l'esercizio fisico per la salute del sistema nervoso”.


Queste nuove scoperte saranno presentate alla conferenza dell'American Diabetes Association di Chicago in giugno.

 

 

 


Fonte: University of Michigan (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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