Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


I disturbi neurologici sono legati a tassi elevati di suicidio

Uno studio pubblicato di recente su JAMA mostra che le persone con disturbi neurologici hanno un tasso di suicidi superiore del 75% a quello delle persone senza disturbi neurologici. Però le morti per suicidio sono tuttora eventi rari.


Mentre il tasso di suicidio per la popolazione generale è di circa 20 per 100.000 (in Danimarca, il paese dello studio, mentre in Italia nel 2015 è stato del 6,5), il tasso per le persone con disturbi neurologici è intorno a 40 per 100.000 persone-anno. Lo studio si basa su dati che coprono l'intera popolazione della Danimarca, esaminati su un lasso di tempo di oltre 37 anni.


I ricercatori hanno scoperto che una persona su 150 con diagnosi di disturbo neurologico muore per suicidio. Per le malattie neurologiche gravi, come la corea di Huntington, un diagnosticato ogni 61 si è suicidato in seguito. Questo studio è la valutazione più completa condotta fino ad oggi del collegamento tra disturbi neurologici e suicidio.


"Questa è la prima volta che abbiamo esaminato così tanti disturbi neurologici diversi per capire più in dettaglio quanto è pronunciato un rischio di suicidio. Queste intuizioni possono aiutare a modellare l'impegno sulla prevenzione", afferma la Dott.ssa Annette Erlangsen, autrice senior e professoressa associata aggiunta alla University of Southern Denmark.

 

Tassi di suicidio 5 volte superiori

Lo studio mostra che le persone che hanno avuto la diagnosi di sclerosi laterale amiotrofica (SLA) o morbo di Huntington hanno un rischio particolarmente elevato, in quanto il tasso di suicidio associato con questi disturbi è 4-5 volte superiore a quello della popolazione generale.


Inoltre, le persone che hanno avuto lesioni traumatiche cerebrali, sclerosi multipla o epilessia, hanno un tasso di suicidio doppio di quello che si trova tra quelli senza tali disturbi.


"Ci possono essere diverse spiegazioni co-esistenti per questo tasso di suicidi eccessivo. Le persone possono avere difficoltà di capire e accettare le conseguenze di una malattia cronica di nuova diagnosi. Inoltre, disturbi mentali e fattori sociali e relazionali possono avere un ruolo", spiega la Dott.ssa Elsebeth Stenager, professoressa di psichiatria sociale alla stessa università.

 

Cambiamenti del rischio

Spesso il rischio di suicidio è stato associato ai disturbi psichiatrici, ma questo nuovo studio mostra che anche i disturbi neurologici sono legati a un tasso elevato di suicidi. È anche possibile che i disturbi mentali non diagnosticati possano costituire una parte di questo eccesso di rischio.


"Il rischio elevato appare in diverse fasi nel corso dei disordini. Ad esempio, le persone con demenza mostrano un tasso di suicidio 2-3 volte più alto durante i primi tre mesi dopo la diagnosi. Dall'altra parte, le persone che avevano avuto la diagnosi di demenza più di un anno prima, hanno un tasso di suicidio più basso rispetto alla popolazione generale", spiega il Dott. Egon Stenager, professore clinico di neurologia alla University of Southern Denmark.


Lui e il team di ricerca non riescono ancora a spiegare perché ci sono queste differenze nel rischio di suicidio. Tuttavia, sembra essere correlata al tipo di disturbo, al progresso della malattia e a quali opzioni di trattamento esistono.

 

Sviluppo di iniziative di prevenzione

Il team di ricerca dietro lo studio era costituito da esperti internazionali di neurologia, psichiatria e di prevenzione del suicidio. Usando dati danesi unici e collegabili, dal 1980 al 2016, è stato possibile calcolare i tassi di suicidio esatti anche per disturbi rari, come la SLA e l'Huntington. Si prevede che i risultati saranno di grande beneficio per gli interventi futuri.


Saranno necessarie ulteriori analisi per capire come la conoscenza dei rischi di suicidio può migliorare il modo di affrontare i singoli disturbi. Annette Erlangsen spiega che l'obiettivo per questa prima fase era individuare quali disturbi dovrebbero essere affrontati con gli sforzi di prevenzione. I passi successivi serviranno a considerare quando e come offrire l'intervento.


Il team di ricerca ha collegato i dati sui contatti ospedalieri, le cause di morte e le informazioni socio-demografiche dell'intera popolazione della Danimarca. Alcuni dei disturbi neurologici che sono stati esaminati: ferita alla testa, apoplessia, epilessia, polineuropatia, miastenia grave, Parkinson, sclerosi multipla, infezioni del sistema nervoso centrale, meningite, encefalite, sclerosi laterale amiotrofica (SLA), malattia di Huntington, demenza e disabilità intellettuali.

 

 

 


Fonte: Nana Olejank Hansen in University of Southern Denmark (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Annette Erlangsen, Egon Stenager, Yeates Conwell, Per Kragh Andersen, Keith Hawton, Michael Eriksen Benros, Merete Nordentoft, Elsebeth Stenager. Association Between Neurological Disorders and Death by Suicide in Denmark. JAMA, 4 Feb 2020, DOI

Copyright:
Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)