Il villaggio di Hogeweyk nei Paesi Bassi è stato confrontato al Truman Show. Ospita 152 persone con demenza ed è gestito da caregiver che mantengono una falsa realtà 24 ore su 24 per i residenti. Hogeweyk ricorda un villaggio degli anni '50, con i caregiver che fungono da macellai, negozianti e fruttivendoli, permettendo ai residenti di "relazionarsi con le cose dei loro giorni più giovani". I residenti sono liberi di fare acquisti, andare al bar locale e girovagare, tutto all'interno dei confini di questo 'villaggio della demenza'.
Il modello ha avuto numerosi riconoscimenti ed è pubblicizzato come un nuovo modo di prendersi cura delle persone con demenza, mantenendo viva una parvenza di vita indipendente dei decenni precedenti, anche se è in qualche modo falsa. E questo modello di 'viaggio nel tempo' si sta diffondendo. Sono in corso piani per lo sviluppo del primo villaggio di demenza del Regno Unito a Canterbury a un costo di 15 milioni di sterline. Questo modello di viaggio nel tempo viene persino adottato dalle case di cura esistenti.
Non c'è corrispondenza
Quando i progettisti creano case di cura e villaggi per le persone con demenza, c'è il rischio che il modo in cui i progettisti percepiscono i residenti e il modo in cui i residenti percepiscono se stessi spesso non coincidano.
Gli sviluppatori di case di cura a Bingley e Birmingham nel Regno Unito, che sono stati influenzati dal modello del villaggio della demenza, hanno passato molto tempo e speso molto denaro per costruire 'vicoli della memoria' in stile anni '50, completi di negozi di dolciumi vecchio stile e fermate degli autobus (dove l'autobus non arriva mai). Tutto ciò fa appello al concetto comune di residenti in case di cura che preferiscono vivere in un paesaggio color seppia degli anni '50.
Lo scopo di porre le persone con demenza nel passato è influenzato dalla cosiddetta 'gobba di reminiscenza' che si osserva tra i 18 e i 32 anni, dove i ricordi codificati in questo periodo sono spesso più facili da recuperare in un momento successivo. Ma alcune persone che vivono nelle case di cura ora sono nate negli anni '40 e '50 e hanno formato i loro ricordi più importanti negli anni '60 e '70, quindi gli ambienti degli anni '50 sono già obsoleti per alcuni residenti.
I villaggi della demenza sono anche questo: villaggi. Quindi non corrispondono alle esperienze delle persone che sono cresciute in ambienti più urbani o più rurali. Questi villaggi sono spesso costruiti alla periferia delle città, segregando le persone che potrebbero trarre maggiori benefici dal sentire un senso di connessione con le loro comunità locali.
Poi c'è il problema della classe sociale. Hogeweyk ha un'atmosfera distintamente borghese. Ma di demenza soffre qualsiasi tipo di persone e finisce in cura, non solo i bianchi della classe media nati negli anni '30. Come progettisti, stiamo sentendo sempre più richieste per soddisfare questa diversità.
Telecamere a 360⁰ e VR
Sappiamo dalle nostre ricerche che guardare al passato può essere efficace per alcuni sintomi di demenza, ma di solito solo quando è specifico della storia di vita della persona. Invece di orientare costantemente le persone con demenza verso il passato, possiamo invece attingere alle loro capacità ancora significative di essere spontanee e creative. E la loro capacità di pensare al futuro.
Questo non vuol dire che le case di cura e i villaggi di demenza non possano essere ottimi siti per l'innovazione. All'università di Newcastle, stiamo lavorando con persone con demenza e le loro famiglie per creare media coinvolgenti, come realtà virtuale (VR), fotografia a 360° e nuovi modi di combinare media fisici e digitali.
Persone con demenza e le loro famiglie hanno preso parte con telecamere VR e 360⁰ a gite personalizzate di un giorno per acquisire video che potevano riprodurre in un auricolare VR. In un altro studio, abbiamo creato un concerto di realtà virtuale per una donna con demenza che non aveva mai visto la sua artista preferita (Shania Twain) esibirsi dal vivo.
L'uso della realtà virtuale consente alle persone con demenza di ricordare o cercare un'esperienza che le collochi nel momento, a seconda del loro umore e dei loro desideri. In un altro progetto, abbiamo creato strumenti musicali digitali per persone con demenza avanzata e abbiamo scoperto che invece di allontanarsi dalla tecnologia (le persone anziane sono spesso viste come tecnofobiche), l'hanno abbracciata e si sono divertite.
I progettisti e i caregiver non devono aver paura di usare il presente e il futuro per innovare l'assistenza della demenza. Invece di spendere milioni per progettare strutture che riportano indietro nel tempo le persone nelle case di cura, si potrebbero spendere meglio i soldi per avere più formazione professionale, salari più alti per l'assistenza e nuovi modi per attingere all'esperienza di coloro che vivono con la demenza.
Ad esempio, ciò potrebbe significare progettare servizi di assistenza insieme, al fianco delle persone con demenza, i loro cari e i caregiver, per garantire che i loro valori siano rappresentati nel progetto finale.
Per quanto possano sembrare attraenti, i villaggi di demenza e le case di cura che usano queste tecniche di viaggio nel tempo corrono diversi rischi. Rischiano di diventare obsoleti con l'invecchiamento della popolazione. Rischiano di alienare persone di diversa estrazione socio-culturale. E rischiano di congelare gli ospiti nel tempo, spesso in un momento che non hanno mai vissuto o che possono rifiutare decisamente.
Fonte: Kellie Morrissey (ricercatrice) e James Hodge (dottorando) dell'Università di Newcastle
Pubblicato su The Conversation (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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