Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Come ci permette il cervello di focalizzare rapidamente l'attenzione?

neuron branchesIn evidenza i dendriti distali di uno strato neocorticale 5 di neurone piramidale (giallo) in un mare di assoni colinergici (verdi). Fonte: Lee FletcherI ricercatori del Queensland Brain Institute (Australia) hanno scoperto un meccanismo chiave nel cervello che potrebbe essere alla base della nostra capacità di focalizzare rapidamente l'attenzione.


Il nostro cervello è continuamente bombardato da informazioni provenienti dai sensi, eppure il nostro livello di vigilanza a tali stimoli è variabile, permettendoci di concentrarci selettivamente su una conversazione e non su un'altra.


Il professor Stephen Williams del Queensland Brain Institute della University of Qeensland spiega: "Se vogliamo dare la nostra concentrazione piena, deve accadere qualcosa nel cervello che ci permette di concentrarci e filtrare le distrazioni. Deve esserci un meccanismo che segnali la cosa su cui vogliamo concentrarci".


Meccanismo che però non era stato finora compreso, dice. La ricerca ha dimostrato che, quando focalizziamo la nostra attenzione, cambia l'attività elettrica della neocorteccia del cervello. I neuroni smettono di segnalare in sincronia tra loro e iniziano a sparare fuori sincrono.


Questo è utile, dice Williams, perché consente ai singoli neuroni di rispondere alle informazioni sensoriali in modi diversi. Quindi, puoi concentrarti su un'auto che sfreccia lungo la strada o su ciò che un amico sta dicendo in una stanza affollata.


È noto che il sistema colinergico del cervello ha un ruolo importante nell'innescare questa de-sincronizzazione. Il sistema colinergico consiste in gruppi di neuroni speciali che sintetizzano e rilasciano una molecola di segnalazione chiamata acetilcolina, spiega, e questi gruppi formano connessioni di ampia portata in tutto il cervello.


Questo sistema colinergico non solo agisce da interruttore generale, ma prove crescenti suggeriscono che esso consente anche al cervello di identificare quale impulso sensoriale è il più saliente - vale a dire degno di attenzione - in un dato momento e poi accende un riflettore su quello stimolo.


"Il sistema colinergico trasmette nel cervello, questa cosa è davvero importante per essere vigili", afferma Williams. E aggiunge che è stato proposto che il sistema colinergico ha un impatto di vasta portata sulle nostre capacità cognitive:

"La distruzione del sistema colinergico negli animali degrada profondamente la cognizione e la formazione della memoria. È importante sottolineare che negli esseri umani una progressiva degenerazione del sistema colinergico è quanto avviene in malattie devastanti che riducono la cognizione e la memoria, come l'Alzheimer".


Ma non sapevamo ancora con precisione quali neuroni nella corteccia sono puntati da questo interruttore generale e come è in grado di influenzare la loro funzione. Williams e Lee Fletcher, ricercatore del QBI, si sono chiesti se possono essere coinvolti i neuroni B-piramidali di livello 5, i neuroni 'di emissione' della neocorteccia, perché sono intimamente coinvolti nel modo in cui percepiamo il mondo.


"I neuroni di emissione della neocorteccia eseguono calcoli che si pensa siano alla base della nostra percezione del mondo", afferma Williams. Lui e Fletcher volevano sapere se il sistema colinergico è in grado di influenzare l'attività di questi neuroni di emissione.  Hanno modificato con l'optogenetica i neuroni nel sistema colinergico nel cervello dei topi in modo che potessero essere attivati ​​con un lampo di luce blu, innescando un improvviso rilascio di acetilcolina.


Ciò ha permesso ai ricercatori di monitorare da vicino l'interazione tra il sistema colinergico e i neuroni di emissione e di scoprire che, se i neuroni di emissione non erano attivi in quel momento, non succedeva granché. Ma quando quei neuroni ricevevano un segnale eccitatorio sui loro dendriti, il sistema colinergico poteva aumentare in modo massiccio la loro attività.


"È come se il sistema colinergico desse il segnale «vai»", dice Fletcher, consentendo ai neuroni di emissione della neocorteccia di rispondere in modo potente. È importante sottolineare che questo cambiamento era selettivo, e solo apparente quando l'input eccitatorio veniva elaborato nei dendriti dei neuroni 'di emissione'.


"Sappiamo da tempo che i dendriti dei neuroni di emissione della neocorteccia si attivano solo quando gli animali hanno un comportamento attivo e che questa attività è correlata alla percezione e alle prestazioni del compito", afferma Williams. Questo nuovo lavoro dimostra che il sistema colinergico è fondamentale per questa transizione nei topi e nei ratti, consentendo ai neuroni di emissione di eseguire calcoli in modo dipendente dallo stato.


"Noi ipotizziamo che questo interruttore sia presente anche nella neocorteccia umana, permettendoci di cambiare con rapidità il nostro stato di vigilanza e attenzione", afferma Williams. "Il nostro lavoro fornisce quindi informazioni importanti su come la degenerazione progressiva del sistema colinergico nelle malattie porta al declino della cognizione umana".

 

 

 


Fonte: University of Queensland (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Stephen R. Williams, Lee N. Fletcher. A Dendritic Substrate for the Cholinergic Control of Neocortical Output Neurons. Neuron, 2018; DOI: 10.1016/j.neuron.2018.11.035

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)