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Nel memorizzare i ricordi, il cervello dà priorità alle esperienze più gratificanti

 

La capacità del cervello di conservare i ricordi è al centro della nostra esperienza umana di base. Ma in che modo il meccanismo della memoria del cervello si assicura che ricordiamo gli eventi più significativi e non intasi la nostra mente con dettagli superflui?


Secondo un nuovo studio dei ricercatori della Columbia University, il cervello riproduce e dà priorità del successivo recupero agli eventi più gratificanti, e filtra gli eventi neutrali e irrilevanti, conservando i ricordi che saranno utili per le decisioni future.


Pubblicati ieri sulla rivista Nature Communications, i risultati offrono nuovi spunti sui meccanismi della memoria e sul processo decisionale.


"La nostra memoria non è un'istantanea accurata delle nostre esperienze, non possiamo ricordare tutto", ha detto Daphna Shohamy, autrice senior, ricercatrice e professoressa del Dipartimento di Psicologia. "Un modo in cui il cervello risolve questo problema è filtrando automaticamente le nostre esperienze, preservando i ricordi di informazioni importanti e lasciando che il resto svanisca".


L'effetto, tuttavia, richiede tempo per essere attuato. "La priorità ai ricordi gratificanti richiede tempo per essere consolidata", ha detto il co-autore Erin Kendall Braun, del laboratorio della Shohamy. "Le nostre scoperte suggeriscono che la finestra temporale immediatamente successiva alla ricezione della ricompensa, così come una finestra più lunga durante la notte, che include il sonno, lavorino congiuntamente per modulare la sequenza di eventi e dare forma alla memoria".


Per portare a termine lo studio, i ricercatori hanno reclutato dei partecipanti per esplorare una serie di labirinti simulati al computer, alla ricerca di una moneta d'oro nascosta, per la quale ricevevano un dollaro. Il labirinto era costituito da una griglia di quadrati grigi e, mentre i partecipanti navigavano in luoghi diversi, venivano mostrate le foto di oggetti di uso quotidiano, come un ombrello o una tazza. I ricercatori hanno quindi sorpreso i partecipanti con un test della loro memoria per questi oggetti.


Quando il test della memoria a sorpresa è stato dato 24 ore dopo l'esplorazione, i partecipanti hanno ricordato gli oggetti più vicini alla ricompensa (la scoperta della moneta d'oro), ma avevano dimenticato gli altri. Ciò significa che la ricompensa aveva un effetto retroattivo; il ricordo di oggetti che non avevano un significato speciale quando erano stati visti inizialmente è stato richiamato in seguito solo perché essi erano vicini alla ricompensa.


Con sorpresa dei ricercatori, questo schema di ricordi non c'era quando hanno testato immediatamente la memoria. Il cervello aveva bisogno di tempo per dare priorità alla memoria per gli eventi che portavano alla ricompensa. Il test è stato replicato sei volte in diverse varianti con un totale di 174 partecipanti.


La Shohamy commenta:

"Troviamo le scoperte interessanti perché mostrano che le esperienze considerate banali quando accadono sono scambiate in seguito nella memoria per la loro associazione con qualcosa di significativo. L'esperimento dimostra che ciò che viene ricordato non è casuale: il cervello ha meccanismi per conservare automaticamente i ricordi rilevanti per il comportamento futuro.

"Affinché i ricordi siano più utili per le decisioni future, abbiamo bisogno che siano modellati da ciò che conta, ed è importante che questa forma di memoria avvenga prima che vengano prese le decisioni".


Sebbene i dati forniscano informazioni sulla struttura della riproduzione della memoria, rimane misterioso il modo in cui ciò avviene nel cervello umano. Il processo probabilmente coinvolge la dopamina, una sostanza chimica importante per le ricompense, e l'ippocampo, la regione del cervello che è importante per la memoria a lungo termine, ma sono necessarie ulteriori ricerche per capire il meccanismo con cui ciò accade, ha detto la Shohamy.


Inoltre, ha detto, una domanda importante per il seguito sarebbe l'effetto degli eventi negativi sulla memoria, uno studio "che sarebbe molto meno divertente per i partecipanti. Ma, come lo studio attuale, ci aiuterebbe a capire in che modo la motivazione influisce sulla memoria e sul processo decisionale. Questa comprensione avrebbe importanti implicazioni per l'educazione e anche per la salute mentale".

 

 

 


Fonte: Columbia University via Science Daily (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Erin Kendall Braun, G. Elliott Wimmer, Daphna Shohamy. Retroactive and graded prioritization of memory by reward. Nature Communications, 2018; 9 (1) DOI: 10.1038/s41467-018-07280-0

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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