Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Identificato fattore di rischio MODIFICABILE della demenza

Per gli anziani può sembrare che il dado sia già tratto per quanto riguarda le probabilità di sviluppare la demenza, ma una nuova ricerca dell'Università di Pittsburgh ha identificato un fattore di rischio che dovrebbe essere modificabile anche in età avanzata.


Lo studio, che ha attinto ai dati raccolti da centinaia di anziani di Pittsburgh per oltre 15 anni, è stato pubblicato ieri sul Journal of Alzheimer's Disease. Il risultato principale è che la rigidità arteriosa è un buon sostituto per predire chi svilupperà la demenza. Anche i più piccoli segni di malattia del cervello non erano così indicativi.


Poiché la rigidità arteriosa può essere ridotta da farmaci antipertensivi e probabilmente anche da interventi sullo stile di vita, questi risultati suggeriscono che i pazienti a rischio possono avere il potere di prevenire o ritardare l'insorgenza della demenza.


"Mentre le grandi arterie diventano più rigide, diminuisce la loro capacità di attutire il pompaggio del sangue dal cuore, e ciò trasmette una crescente forza pulsante al cervello, che contribuisce al danno cerebrale silenzioso che aumenta il rischio di demenza", ha detto l'autrice senior Rachel Mackey PhD/MPH, assistente professore di epidemiologia alla University of Pittsburgh. "Sebbene la rigidità arteriosa sia associata a marcatori di decadimento cognitivo silente o subclinico, fino ad ora non era chiaro se la rigidità arteriosa fosse associata al rischio di demenza".


Gli autori hanno analizzato l'associazione tra rigidità arteriosa e demenza in 356 anziani, con un'età media di 78 anni, che facevano parte del Cardiovascular Health Study Cognition Study (CHS-CS), uno studio a lungo termine per identificare i fattori di rischio di demenza. Questo studio è insolito perché segue le persone per 15 anni sullo stato cognitivo completo e sugli esiti.


Tutti i partecipanti inclusi nel presente studio erano senza demenza quando lo studio è iniziato nel 1998. Durante questo stesso periodo, la Mackey e il suo team hanno testato la rigidità aortica con la velocità dell'onda del polso (PWV), una misura non invasiva della velocità alla quale l'impulso della pressione sanguigna viaggia attraverso le arterie. I partecipanti allo studio hanno anche effettuato scansioni MRI per misurare i segni di una malattia subclinica cerebrale.


I ricercatori hanno scoperto che i soggetti con valori PWV elevati avevano il 60% in più di probabilità di sviluppare demenza durante i successivi 15 anni rispetto a quelli con valori PWV più bassi. Sebbene la rigidità arteriosa sia correlata a una malattia subclinica del cervello e ai fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, queste variabili confondenti non hanno spiegato i risultati.


"È molto sorprendente che l'aggiustamento per i marcatori di malattie cerebrali subcliniche non abbia ridotto l'associazione tra rigidità arteriosa e demenza", ha detto Chendi Cui MS, primo autore della ricerca e studente di dottorato. "Crediamo che la rigidità arteriosa aumenti il ​​rischio di demenza, in parte, aumentando il danno subclinico al cervello. Tuttavia, in questi anziani, la rigidità arteriosa e i marcatori di danno cerebrale subclinico sembravano essere correlati in modo indipendente al rischio di demenza".


Ciò è promettente perché non ci sono molte prove che sia possibile invertire la malattia subclinica del cervello, mentre l'irrigidimento delle arterie può essere ridotto con farmaci antipertensivi e forse anche con cambiamenti di stile di vita salutari come l'esercizio fisico.


Ad esempio, questo studio ha dimostrato che l'esercizio fisico a un'età media di 73 anni era associato a un PWV inferiore cinque anni dopo. Quindi, se i pazienti anziani dimostrano di avere una lettura PWV elevata o un marcatore di danno cerebrale subclinico, possono comunque avere la possibilità di scongiurare la demenza.


"La cosa interessante da considerare è che la forte associazione tra rigidità arteriosa e demenza in età avanzata suggerisce che anche a 70 o 80 anni potremmo essere ancora in grado di ritardare o prevenire l'insorgenza di demenza", ha detto la Mackey.

 

 

 


Fonte: University of Pittsburgh (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Chendi Cui, Akira Sekikawa, Lewis H. Kuller, Oscar L. Lopez, Anne B. Newman, Allison L. Kuipers, Rachel H. Mackey. Aortic Stiffness is Associated with Increased Risk of Incident Dementia in Older Adults. Journal of Alzheimer's Disease, Published: 16 October 2018, DOI: 10.3233/JAD-180449

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Immergersi nella natura: gioia, meraviglia ... e salute mentale

10.05.2023 | Esperienze & Opinioni

La primavera è il momento perfetto per indugiare sulle opportunità.

La primavera è un m...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

I dieci psicobiotici di cui hai bisogno per un cervello felice

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Psicobiotici? Cosa sono gli psicobiotici?? Bene, cosa penseresti se io dicessi che la tu...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.