Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Analisi dei dati cambia il sospetto nr 1 dell'Alzheimer dall'amiloide alla tau

La ricerca di massa di un sospetto manifesto del morbo di Alzheimer (MA) può aver ostacolato il successo della ricerca per decenni. Ora, una nuova analisi dei dati, che ha messo a nudo le prove accumulate in anni di studi sul MA, incoraggia i ricercatori a riorientare le loro indagini.


Sotto il microscopio, nei campioni di tessuto dei malati di MA, spuntano grumi di placca formata da amiloide-beta, che si accumulano nel cervello colpito, e quella spazzatura appariscente è sembrata a lungo un evidente colpevole nella malattia. Ma l'analisi dei dati dell'evidenza accumulata non sorregge così tanta attenzione verso il solito sospetto, secondo un nuovo studio del Georgia Institute of Technology.


Sebbene la brutta proteina amiloide-beta sembri essere un complice della malattia, lo studio ha indicato un trasgressore più verosimile, un'altra proteina che degenera, chiamata «tau fosforilata» (p-tau). Inoltre, l'analisi del Georgia Tech sui dati di vari studi condotti sui topi ha rivelato anche che più attori biochimici lavorano insieme nel MA per uccidere i neuroni, le cellule che il cervello usa per fare il suo lavoro.

 

I sospetti: la P-tau è implicata, la placca non così tanto

E l'amiloide-beta corrotta che sembrava direttamente in combutta con la p-tau nel sabotaggio della funzione cerebrale non era legata a quella placca. Nella lista dei sospetti biochimici esaminati, l'autrice senior Cassie Mitchell, assistente professore nel Dipartimento di ingegneria biomedica del Georgia Tech e dell'Emory University, ha detto che i dati indicano una gerarchia di colpevolezza:

"Il più importante sarebbe il livello della tau fosforilata presente. Ha avuto la connessione più forte con il declino cognitivo. La correlazione della placca amiloide c'è, ma è molto debole; non così forte come la correlazione tra p-tau e declino cognitivo".


La Mitchell, informatica biomedica, e il primo autore Colin Huber hanno analizzato statisticamente i dati raccolti da 51 studi di laboratorio esistenti su topi ai quali era stata aumentata geneticamente una forma umana di Alzheimer. Hanno pubblicato le loro analisi nell'edizione attuale del Journal of Alzheimer's Disease. La ricerca è stata finanziata dai National Institutes of Health.

 

Il crimine: uccisione del cervello

Uno sguardo all'immagine del cervello afflitto dal MA è una testimonianza incrollabile della crudeltà della malattia: distrugge fino al 30 percento della sua massa, scavando gole e depositando mucchi di cianfrusaglie molecolari, le più visibili delle quali sono le placche amiloidi.


La placca si accumula al di fuori dei neuroni, mentre all'interno dei neuroni, la p-tau forma una spazzatura simile chiamata «grovigli neurofibrillari» che molti ricercatori ritengono spingere le cellule alla morte. Ma molte macchinazioni biochimiche dietro il MA sono ancora sconosciute e la lotta per scoprirle sta tormentando i ricercatori da decenni.


Dal momento che il primo paziente è stato diagnosticato dal Dr. Aloysius Alzheimer tra il 1901 e il 1906, sono stati fatti pochi progressi in campo farmacologico. Sebbene alcuni farmaci disponibili possano attenuare un po' i sintomi, nessuno rallenta in modo significativo la progressione della malattia, per non parlare di fermarla.


L'Alzheimer colpisce per lo più tardi nella vita. Le vite che si stanno allungando nei paesi industrializzati hanno gonfiato il carico di lavoro, portando la malattia a diventare una delle cause principali di morte.

 

Ecco la banda: assassino, complici, tirapiedi

Anche se la p-tau ha mostrato la correlazione più forte con il declino cognitivo e l'amiloide-beta solo una leggera correlazione, ciò non significa che la p-tau stia commettendo da sola il crimine all'interno delle cellule, mentre l'amiloide gironzola negli spazi al di fuori delle cellule in grandi bande, creando una distrazione.


L'analisi dei dati della Mitchell ha indicato che le dinamiche sono più complicate di così. "Sebbene lo studio avesse tendenze chiare, aveva anche una buona dose di varianza che potrebbe indicare più fattori che influenzano i risultati", ha detto la Mitchell.


E una particolare manifestazione di amiloide-beta ha catturato l'attenzione dei ricercatori: dei piccoli pezzi solubili in acqua, cioè non legati in ciuffi di placca. I dati hanno dimostrato che questi minuscoli amiloidi potrebbero non essere per niente buoni. Dopo i livelli di p-tau, lo studio ha rivelato che l'amiloide-beta solubile aveva la seconda correlazione più forte con il declino cognitivo.


"L'amiloide-beta grossa, la sostanza che vediamo, per
ironia non si correla con il declino cognitivo come lo fa l'amiloide solubile", ha detto la Mitchell. "L'amiloide che non vedi è come lo zucchero nel tuo tè che si dissolve e colpisce le tue papille gustative, al contrario dell'amiloide insolubile, che è più simile allo zucchero che non si dissolve e rimane sul fondo della tazza".


Alcuni ricercatori di Alzheimer hanno citato prove che indicano che l'amiloide a fluttuazione libera aiuta a produrre la p-tau corrotta attraverso una catena di reazioni che si concentra attorno al GSK3 (chinasi sintasi 3 glicogeno), un enzima che arma la tau con fosforo, trasformandola in un potenziale assassino biochimico.


Per inciso, lo studio della Mitchell ha anche esaminato la tau non fosforilata e ha scoperto che i suoi livelli non sono correlati al declino cognitivo. "Questo ha senso", ha detto la Mitchell. "La tau regolare è la spina dorsale dei nostri neuroni, quindi deve essere lì". Inoltre, la p-tau è una parte normale delle cellule sane, ma nell'Alzheimer è selvaggiamente sovraprodotta.

 

Set di dati massiccio: 528 topi hanno tradito la p-tau

Un vantaggio di scandagliare 51 studi esistenti, rispetto a un nuovo esperimento di laboratorio, è che l'analisi cumulativa somma insieme le dimensioni del campione di così tanti studi per arrivare a un enorme totale generale. L'analisi della Mitchell comprendeva i risultati di precedenti esperimenti condotti su 528 topi di Alzheimer.


Uno studio precedente condotto dalla Mitchell aveva già indicato che i livelli di placca amiloide-beta potrebbero non essere l'obiettivo più produttivo per lo sviluppo di farmaci. Rapporti separati di altri ricercatori sui processi umani falliti di farmaci che combattevano la placca sembrerebbero confermarlo.


L'analisi preliminare della Mitchell ha esaminato studi di laboratorio che usavano un topo di laboratorio modello di MA che non consentiva lo studio di p-tau. L'attuale analisi della Mitchell riguardava studi che coinvolgevano un modello di topo diverso che consentiva l'osservazione della p-tau.


Le ultime scoperte della Mitchell hanno corroborato le scoperte dello studio precedente sull'amiloide e hanno anche aggiunto la p-tau come sospetto chiave nel declino cognitivo.

 

L'autrice senior: la mia opinione su possibili trattamenti

Per arrivare ai 51 studi con dati adatti per l'inclusione nella loro analisi, il team di ricerca della Mitchell ha setacciato centinaia di documenti di ricerca sul MA e, nel tempo, la Mitchell ne ha esaminate alcune migliaia. Ha acquisito alcune impressioni su come la ricerca biomedica dovrebbe affrontare il labirinto biochimico scivoloso della malattia.


"Quando vediamo malattie multifattoriali, tendiamo a pensare che avremo bisogno di trattamenti multifattoriali"
, ha detto la Mitchell. "Sembra che funzioni bene con il cancro, dove combinano la chemioterapia con cose come l'immunoterapia".


Inoltre, chi fa diagnosi di MA potrebbe essere saggio abbastanza da adottare l'individuazione precoce dei colleghi oncologici, ha detto, poiché il MA sembra iniziare molto prima che appaia la placca amiloide-beta e il declino cognitivo.


Soprattutto, la ricerca di base dovrebbe lanciare una rete più ampia. "Penso che la p-tau dovrà avere una parte più grande della scena", ha detto. "E potrebbe essere il momento di non attaccarsi così tanto alla placca amiloide-beta come fa il settore da decenni".

 

 

 


Fonte: Georgia Institute of Technology (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Colin M. Huber, Connor Yee, Taylor May, Apoorva Dhanala, Cassie S. Mitchell. Cognitive Decline in Preclinical Alzheimer’s Disease: Amyloid-Beta versus Tauopathy. Journal of Alzheimer's Disease, vol. 61, no. 1, pp. 265-281, 2018 DOI: 10.3233/JAD-170490

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.