Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


La proteina Clòto potrebbe bloccare sia invecchiamento che demenza?

La proteina Clòto potrebbe bloccare sia invecchiamento che demenza?Le Moire Cloto e Lachesi intente a tessere il filo del fato. La Moira Atropo siede nell'attesa inesorabile di reciderlo. John Strudwick, A Golden Thread (Un filo prezioso), 1885 (olio su tela) Fonte: Wikipedia

La neurologa e neuroscienziata Dena Dubal MD/PhD, sta adottando un approccio innovativo per combattere le malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer (MA) e la demenza. Piuttosto che cercare di capire i meccanismi specifici che causano ogni malattia, ha fatto un passo indietro e si è chiesta: "Che cosa hanno in comune queste condizioni?"

Risposta: la vecchiaia.


Nel corso del tempo, alle nostre cellule e organi succede qualcosa, e negli ultimi trent'anni gli scienziati hanno iniziato a svelare esattamente cos'è quel qualcosa, e i meccanismi cellulari usati dal nostro corpo per combatterlo.


La Dubal, professoressa associata di neurologia all'Università della California di San Francisco, pensa che possiamo usare la scienza dell'invecchiamento per aiutare a prevenire queste malattie neurodegenerative: "L'invecchiamento è il più grande fattore di rischio per i problemi cognitivi, e tali problemi sono una delle maggiori sfide biomediche che abbiamo di fronte", ha affermato. "Perché non blocchiamo solo l'invecchiamento?"


Bloccare l'invecchiamento è più facile a dirsi che a farsi, ma la Dubal si è buttata a capofitto nel problema, studiando una proteina chiamata «clòto». Questo è il nome dalla moira o parca o dea greca, la figura mitologica che filava il filo della vita e decideva quando dei e mortali dovevano vivere e morire.


I ricercatori giapponesi che hanno dato il nome alla proteina hanno scoperto che la quantità di clòto prodotta dai topi potrebbe influenzare il tempo di vita dei roditori. Altri ricercatori hanno successivamente scoperto che gli umani che hanno più clòto naturalmente, tendono a vivere più a lungo.


Vivere più a lungo è una cosa, ma la Dubal, che fa parte del Weill Institute for Neurosciences dell'UCSF, voleva sapere se il clòto può aiutare il nostro cervello a rimanere più sano e più resistente ai problemi cognitivi. In pratica, potrebbero i livelli di clòto prevedere la velocità con cui i soggetti risolvono una serie di enigmi che mettono alla prova la cognizione? Ha scoperto che il risultato è lo stesso, sia negli esseri umani che nei topi: più clòto significa migliore funzione cognitiva.


Per dare a tutti questo impulso alla salute del cervello, e non solo al 20% delle persone che hanno un clòto naturalmente alto, la Dubal sta testando il potenziale della proteina come terapia. La proteina può esistere in due forme: la prima è ancorata alle membrane cellulari dei tuoi organi, principalmente cervello e reni; e la seconda è presente quando la proteina viene staccata dall'ancora e liberata per fluttuare intorno al flusso sanguigno.


La Dubal ha scoperto che iniettando semplicemente questa forma fluttuante nei topi, lei poteva ricreare il potenziamento cognitivo ricavato aumentando geneticamente il clòto. "Abbiamo scoperto che i topi che erano stati trattati, entro 4 ore avevano una funzione cerebrale migliore", ha detto. Questo ha funzionato nei topi giovani, in quelli vecchi e nei topi che presentavano una condizione simile all'MA.


In seguito, il laboratorio della Dubal cercherà di capire come il clòto riesce ad agire sul cervello senza attraversare la barriera emato-encefalica. E alla fine, il clòto potrebbe diventare una terapia per gli esseri umani per migliorare la salute del cervello e proteggere dall'invecchiamento e dalle malattie?


"Per gli umani, il punto finale è proprio: come possiamo aumentare la durata della salute?"
, ha detto la Dubal. "E questo può andare di pari passo con un aumento della durata della vita, perché le cose che ci aiutano a vivere più a lungo sono anche le cose che ci aiutano a vivere meglio".

 

 

 


Fonte: Peter Chisnell in University of California San Francisco (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali colelgamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.