Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Perché i farmaci di Alzheimer funzionano in laboratorio ma non nei pazienti?

Nel cervello dei malati di Morbo di Alzheimer (MA) si accumula una quantità tremenda di peptide amiloide-β (Aβ), un peptide di ~40 aminoacidi, e gli inibitori della γ-secretasi sono stati progettati per inibire l'attività enzimatica che lo produce.


Si credeva che gli inibitori della γ-secretasi, riducendo la produzione di Aβ, fossero in grado di trattare l'MA (la cosiddetta «ipotesi Aβ»). In realtà, sono stati condotti quasi 50 studi clinici su potenziali farmaci inibitori della γ-secretasi per l'MA o per diversi tipi di cancro e nessuno di loro ha avuto successo, tranne due che sono attualmente in corso.


Gli scienziati dell'Università di Osaka hanno scoperto che alcuni inibitori potenziali della γ-secretasi (gamma-secretasi), come il semagasestat, che sono stati usati in grandi studi clinici conclusi con un fallimento, non funzionano come veri inibitori, come previsto originariamente, ma al contrario causano l'accumulo di Aβ intraneuronale tossico.


Lo hanno dimostrato con un metodo originale che misura i prodotti intracellulari diretti della γ-secretasi. Il loro commento è che l'applicazione del loro metodo di valutazione può contribuire a sviluppare farmaci efficaci per l'MA. Lo studio è disponibile su Cell Reports e fornisce una spiegazione del motivo per cui le sperimentazioni cliniche per i farmaci dell'MA sono falliti e fanno nuova luce sulla discordanza tra i risultati preclinici e quelli clinici.


"L'Aβ si accumula nel cervello nelle prime fasi dell'MA", spiega Masayasu Okochi, assistente professore dell'Università di Osaka, esperto della malattia, che ha gestito il progetto. "La generazione di Aβ si basa sull'attività della presenilina / γ-secretasi che media la produzione cellulare di Aβ".


Delle promettenti serie di farmaci per l'MA facevano parte gli inibitori della γ-secretasi, come il semagasestat. Tuttavia, una sperimentazione clinica che è iniziata quasi 10 anni fa è stata fermata quasi subito poiché si è accertato non solo che il semagacestat non dà benefici, ma i pazienti che hanno ricevuto il farmaco hanno mostrato una esacerbazione dei sintomi rispetto al gruppo placebo. Questa constatazione ha messo un grande punto di domanda sull'«ipotesi Aβ».


Per comprendere questo risultato sorprendente, Okochi ha valutato se il semagacestat è realmente un inibitore della β-secretasi. In questo studio, lui e i colleghi hanno rivelato che in realtà il semagacestat non inibisce la funzione puntata, cioè la scissione eseguita dalla γ-secretasi (γ-cleavage). Ciò che ha permesso loro di acquisire questa scoperta inaspettata è il metodo originale usato dal team, che può misurare prodotti diretti della γ-secretasi (peptidi di 3/5 piccoli residui di aminoacidi chiamati «sottoprodotti-γ» o sottoprodotti-gamma).


Sorprendentemente, gli inibitori analoghi della γ-secretasi di stato non-transizione, compreso il semagasestat, non hanno diminuito, ma hanno aumentato i livelli di sottoprodotti-γ. Questo risultato ha infranto la convinzione che questi composti inibiscano veramente la funzione proteolitica della γ-secretasi e hanno indotto i ricercatori a 'guardare' all'interno dei neuroni per ulteriori valutazioni.


Come previsto dal livello più alto di sottoprodotti-γ, è stato trovato un accumulo di Aβ all'interno dei neuroni derivanti da cellule iPS umane e vari tipi di cellule coltivate, anche se il semagacestat ha effettivamente diminuito l'Aβ secreto, come riferito in precedenza. Questi risultati hanno suggerito a Okochi che il semagacestat non è in realtà un inibitore della γ-secretasi, e per questo nello studio usa il termine «pseudo-inibitore γ-secretasi». I test clinici del semagacestat tendevano a giudicare il farmaco in base alla secrezione di Aβ ma non dai sottoprodotti-γ, fatto che potrebbe spiegare perché gli pseudo-inibitori γ-secretasi sono stati ripetutamente classificati erroneamente.


"Abbiamo trovato che il tipo di dosaggio offre risultati diversi. Nel nostro dosaggio abbiamo trovato sottoprodotti-γ nella membrana cellulare. Il semagacestat può impedire il rilascio di sottoprodotti-γ dalla membrana, ma non la generazione di sottoprodotti-γ", ha detto Okochi, osservando che, ironia della sorte, in base alle sue conclusioni gli esperimenti clinici falliti confermano l'ipotesi Aβ.


"Credo che normalizzare la produzione e la secrezione di Aβ mediante l'affilatura della γ-secretasi è l'approccio giusto per curare l'MA. I nostri test suggeriscono che la terapia molecolare mirata dovrebbe essere accuratamente controllata da tutti gli angoli prima della sua applicazione agli studi clinici. La nuova funzione della γ-secretasi suggerita in questo studio richiede ulteriori analisi, che contribuiranno allo sviluppo di farmaci efficaci per l'MA e per diversi tipi di cancro", ha detto.

 

 

 


Fonte: Osaka University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Shinji Tagami, Kanta Yanagida, Takashi S. Kodama, Mako Takami, Naoki Mizuta, Hiroshi Oyama, Kouhei Nishitomi, Yu-wen Chiu, Toru Okamoto, Takeshi Ikeuchi, Gaku Sakaguchi, Takashi Kudo, Yoshiharu Matsuura, Akio Fukumori, Masatoshi Takeda, Yasuo Ihara, Masayasu Okochi. Semagacestat Is a Pseudo-Inhibitor of γ-Secretase. Cell Reports, 2017; 21 (1): 259 DOI: 10.1016/j.celrep.2017.09.032

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali colelgamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Puoi distinguere il delirium dalla demenza? È solo questione di tempi

17.06.2021 | Esperienze & Opinioni

Quante volte hai sentito qualcuno esclamare "Tu deliri!" o "Sei un demente!", nell'incre...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

4 Benefici segreti di un minuto di esercizio al giorno

29.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Conosci tutti gli effetti positivi dell'esercizio fisico sul tuo corpo e sulla tua mente...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Il cammino può invertire l'invecchiamento del cervello?

2.09.2021 | Esperienze & Opinioni

Il cervello è costituito principalmente da due tipi di sostanze: materia grigia e bianca...

Gas xeno potrebbe proteggere dall'Alzheimer, almeno nei topi; previsti te…

30.01.2025 | Ricerche

Molti dei trattamenti perseguiti oggi per proteggere dal morbo di Alzheimer (MA) sono co...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Un segnale precoce di Alzheimer potrebbe salvarti la mente

9.01.2018 | Esperienze & Opinioni

L'Alzheimer è una malattia che ruba più dei tuoi ricordi ... ruba la tua capacità di ese...

Acetil-L-carnitina può aiutare la memoria, anche insieme a Vinpocetina e Huper…

27.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Demenza grave, neuropatie (nervi dolorosi), disturbi dell'umore, deficit di attenzione e...

L'Alzheimer è in realtà un disturbo del sonno? Cosa sappiamo del legame t…

28.02.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una forma di demenza che insorge quando c'è un accumulo di ...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.