Ricercatori della facoltà di medicina della Northwestern University dicono che hanno trovato un modo per trasformare cellule staminali embrionali umane in un tipo di cellule nervose la cui morte prematura a causa dell'Alzheimer provoca perdita di memoria.
La capacità di coltivare queste cellule, conosciute come 'neuroni colinergici del prosencefalo basale', potrebbe aiutare gli scienziati a capire come impedire la morte dei neuroni e, infine, aprire la strada all'impianto di neuroni sani di ricambio nel cervello dei malati di Alzheimer.
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"Questo di per sé non farà curare la malattia", ha detto il dottor Jack Kessler, preside della facoltà di neurologia della Feinberg School of Medicine alla Northwestern University e co-autore dello studio sulle cellule staminali. "Ma alla fine si può avere un grande impatto su una dei maggiori sintomi ... la maggiore preoccupazione delle persone, la perdita di memoria".
Huntington Potter, ricercatore di Alzheimer, da sempre scettico sulle cellule staminali come potenziale trattamento per la malattia, ha definito lo studio della Northwestern una "vera svolta". "L'unico problema è che [sostituire i neuroni persi] non intacca la malattia stessa", ha detto Potter, direttore dell'Alzheimer's Disease Research Center in Florida, non coinvolto nella ricerca. Ma usare i neuroni di ricambio in combinazione con altre terapie può essere un approccio promettente, ha detto.
I risultati sono stati pubblicati oggi 4 marzo sulla rivista Stem Cells. Le cellule staminali embrionali, che sono derivate da embrioni creati per la fecondazione in vitro, sono cellulenon specializzate che possono essere trasformate in cellule con una specifica funzione.
L'autore principale dello studio Christopher Bissonnette (foto a destra) ha trascorso sei anni allevando e sperimentando milioni di cellule prima di capire come attivare l'esatta sequenza del gene necessario per trasformare le cellule staminali in neuroni colinergici. Il suo team di ricerca ha anche trovato un modo per creare i neuroni utilizzando cellule della pelle da persone con e senza Alzheimer.
Bissonnette ha detto che i ricordi d'infanzia, quando vedeva il nonno lottare, e alla fine soccombre, contro l'Alzheimer, lo ha spinto a cercare nuovi modi per curare la malattia. "Ho visto la malattia distruggerne lentamente e inesorabilmente memoria e individualità, ed ero impotente ad aiutarlo", ha detto Bissonnette. "Questo mi ha spinto a diventare uno scienziato".
Pubblicato su Chicago SunTimes.com il 4 marzo 2011 Traduzione di Franco Pellizzari.
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