Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Nuovo intervento dà speranza ai pazienti con afasia primaria progressiva

Un ricercatore e medico di Baycrest Health Sciences ha sviluppato il primo intervento di gruppo sul linguaggio, per aiutare gli individui che stanno perdendo la capacità di parlare a causa di una rara forma di demenza, e potrebbe aiutare i pazienti a mantenere più a lungo le proprie capacità di comunicazione.


L'Afasia Primaria Progressiva (PPA) è un disturbo unico del linguaggio che coinvolge la difficoltà a sostituire le parole, a pronunciare male e/o a capire semplici parole, a dimenticare i nomi di oggetti e di persone familiari. Nella PPA, la funzione linguistica diminuisce prima dei sistemi di memoria, che è l'opposto dell'Alzheimer.


La dott.ssa Regina Jokel, patologa linguistica della clinica della memoria del Baycrest e scienziato clinico dell'Istituto di Ricerca Rotman (RRI), ha sviluppato il primo intervento strutturato di gruppo per i pazienti con PPA e per i loro caregiver. Questo intervento potrebbe anche contribuire a trattare i pazienti con altri problemi di comunicazione, come il deterioramento cognitivo lieve/MCI (una condizione che probabilmente diventerà Alzheimer). I risultati del suo programma pilota sono stati pubblicati il 14 aprile 2017 sul Journal of Communication Disorders.


"Questa ricerca mira ad affrontare le esigenze di una delle popolazioni peggio servite dei disturbi linguistici", afferma la dott.ssa Jokel. "Gli individui con PPA sono spesso riferiti ai programmi di Alzheimer o ai centri di afasia. Nessuna opzione è appropriata in questi casi, che spesso vedono andare alla deriva le persone con PPA nel nostro sistema sanitario. Il nostro intervento di gruppo ha il potenziale di riempire il vuoto esistente e ridurre le esigenze su numerosi altri servizi sanitari".


La riabilitazione linguistica ha fatto progressi nella gestione del disturbo, ma ci sono opzioni limitate per il trattamento della PPA, aggiunge la dott.ssa Jokel,  che è uno dei pochi ricercatori del mondo che studiano questa malattia. E' stata motivata ad acquisire il suo dottorato e a inventare l'intervento dopo aver incontrato il suo primo paziente di PPA, più di 25 anni fa.


"Quando ho capito che il paziente aveva la PPA, sono corsa sulla letteratura riabilitativa pensando che avesse avuto bisogno di iniziare una qualche terapia. Ho fatto una ricerca e non ho trovato nulla. Assolutamente niente", dice la Jokel. "E' allora che ho pensato: «È il momento di progettare qualcosa»".


L'intervento di 10 settimane include il lavoro sulle attività linguistiche, la comprensione delle strategie di comunicazione e la consulenza e l'istruzione sia per i pazienti che per i loro caregiver. Durante il programma pilota, i pazienti sono migliorati o sono rimasti invariati sulle valutazioni della comunicazione per gli adulti con disturbi della comunicazione. Anche i loro caregiver hanno riferito di essere preparati meglio a gestire le questioni psicosociali e le sfide della comunicazione e hanno capito di più la PPA e la progressione della malattia.


"Nei disordini progressivi, qualsiasi segno di mantenimento del livello corrente di funzionalità dovrebbe essere interpretato come un successo", dice la dott.ssa Jokel. "Rallentare la progressione e mantenere le capacità di comunicazione dovrebbe essere l'obiettivo più importante".


Per le prossime fasi dello studio, la Dott.ssa Jokel ha ricevuto il sostegno di Brain Canada e dell'Alzheimer's Association per valutare l'impatto della terapia sulle abilità linguistiche dei pazienti con PPA. Con il sostegno dell'Ontario Brain Institute, sta collaborando anche con il Dr. Jed Meltzer, ricercatore di riabilitazione cerebrale del RRI, per esplorare l'effetto della stimolazione cerebrale nei pazienti sottoposti a terapia linguistica.


Un ulteriore finanziamento potrebbe contribuire ad integrare il programma d'intervento nella programmazione del Baycrest e offrirlo regolarmente ad una popolazione di pazienti più ampia. Attualmente, gli studi sono alla ricerca di partecipanti con PPA. Chiunque sia interessato può contattare Alita Fernandez ( o 417-785-2500 int. 3497).


Il programma di trattamento della dott.ssa Jokel non solo migliorerà la cura fornita ai pazienti e agli ospiti del Baycrest, ma fornirà anche supporto ai loro famigliari.

 

 

 


Fonte: Baycrest Centre for Geriatric Care (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Regina Jokel, Jed Meltzer, J. D.R., L. D.M., J. J.C., E. A.N., C. D.T. Group intervention for individuals with primary progressive aphasia and their spouses: Who comes first? Journal of Communication Disorders, Volume 66, March–April 2017, Pages 51–64, DOI: 10.1016/j.jcomdis.2017.04.002

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)