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I mirtilli aiutano a ridurre il rischio di Alzheimer: è tutta una questione di antociani

I mirtilli aiutano a ridurre il rischio di Alzheimer: è tutta una questione di antociani

Il mirtillo, già definito 'super frutto' per il suo potere potenziale di abbassare il rischio di malattie cardiache e di cancro, potrebbe essere anche un'arma nella guerra contro l'Alzheimer. Una nuova ricerca presentata ieri 13 Marzo 2016, rafforza ulteriormente questa idea, che è in fase di test da molti team. Il frutto è ricco di antiossidanti salutari, e queste sostanze potrebbero aiutare a prevenire gli effetti devastanti di questa forma sempre più comune di demenza, scrivono gli scienziati.


I ricercatori hanno presentano il loro lavoro al «251° National Meeting & Exposition» della American Chemical Society (ACS), la più grande società scientifica del mondo, alla cui riunione saranno effettuate oltre 12.500 presentazioni su una vasta gamma di argomenti scientifici.


"I nostri nuovi risultati confermano quelli degli studi sugli animali e degli studi precedenti preliminari umani, aggiungendo ulteriore supporto alla nozione che i mirtilli possono avere un reale beneficio nel migliorare la memoria e le funzioni cognitive in alcuni anziani", spiega Robert Krikorian PhD, capo del gruppo di ricerca. Egli aggiunge che gli effetti benefici dei mirtilli potrebbero essere indotti dai flavonoidi chiamati antociani, che hanno dimostrato di migliorare la cognizione degli animali.


Nel tentativo di trovare il modo di rallentare la tendenza allarmante all'aumento dei casi di Alzheiemr, Krikorian e i colleghi dell'Università di Cincinnati hanno condotto due studi sull'uomo per dare seguito a precedenti studi clinici.

  1. Il primo ha coinvolto 47 adulti over-68, che avevano un decadimento cognitivo lieve, una condizione di rischio per l'Alzheimer. I ricercatori hanno dato loro polvere di mirtillo liofilizzata, che è equivalente ad una tazza di bacche, o una polvere placebo, una volta al giorno per 16 settimane.
    "Abbiamo visto un miglioramento nelle prestazioni cognitive e della funzionalità del cervello in coloro che hanno avuto la polvere di mirtillo rispetto a coloro che hanno preso il placebo", dice Krikorian. "Il gruppo del mirtillo ha dimostrato un miglioramento della memoria e un migliore accesso alle parole e ai concetti". Il team ha anche condotto la risonanza magnetica funzionale (fMRI), che ha mostrato una maggiore attività cerebrale in coloro che hanno preso la polvere di mirtillo.

  2. Il secondo studio includeva 94 persone da 62 a 80 anni di età, che sono stati divisi in quattro gruppi. I partecipanti non avevano problemi cognitivi misurati oggettivamente, ma percepivano soggettivamente che i loro ricordi stavano declinando. I gruppi hanno avuto polvere di mirtillo, olio di pesce, olio di pesce e polvere o placebo.
    "I risultati non sono stati così robusti come quelli del primo studio", ha spiegato Krikorian. "La cognizione è migliorata un po' per quelli con polvere o olio di pesce separati, ma ci sono stati piccoli miglioramenti nella memoria". Inoltre, i risultati della fMRI non erano così impressionanti per coloro che avevano avuto la polvere di mirtillo. Egli dice che l'effetto potrebbe essere stato più piccolo in questo caso, perché questi partecipanti avevano problemi meno gravi quando sono entrati nello studio.


Krikorian ha detto che i due studi indicano che i mirtilli possono essere più efficaci nel trattamento di pazienti con disturbi cognitivi, ma possono non mostrare benefici misurabili per le persone con problemi di memoria minori o che non hanno ancora sviluppato problemi cognitivi.


In futuro, il team prevede di condurre uno studio sul mirtillo con un gruppo di persone più giovani, da 50 a 65 anni. Il gruppo dovrebbe includere persone a rischio di Alzheimer, come ad esempio coloro che sono obesi, che hanno la pressione alta o il colesterolo alto. Questo lavoro potrebbe aiutare i ricercatori a determinare se i mirtilli possono aiutare a prevenire l'insorgenza dei sintomi dell'Alzheimer.

 

*****
Krikorian è stato finanziato dal U.S. Highbush Blueberry Council, dal National Institute on Aging e da Wild Blueberries of North America.



 

 

 


Fonte: University of Cincinnati via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Krikorian R, et al. Blueberry Fruit Supplementation in Human Cognitive Aging. Meeting of the American Chemical Society. 2016.

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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