Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


I denti rivelano l'esposizione dell'intera vita a metalli e tossine

E' possibile che un eccesso di ferro nel latte artificiale possa avere il potenziale di aumentare il rischio per le malattie neurodegenerative come l'Alzheimer in età adulta, e i denti sono la finestra sul passato che ci può aiutare a dirlo?


Questa, e le teorie relative, sono state descritte in un articolo scritto da ricercatori della Scuola di Medicina Icahn del Mount Sinai, della University of Technology di Sydney e del Florey Institute of Neuroscience and Mental Health in Australia, e pubblicati di recente on-line su Nature Reviews Neurology.


"I denti sono di particolare interesse per misurare l'esposizione chimica nello sviluppo fetale e nell'infanzia: forniscono un registro cronologico dell'esposizione nella loro composizione microchimica in relazione a linee di crescita definite, proprio come gli anelli di un tronco d'albero", ha detto Manish Arora BDS/MPH/PhD, direttore di Biologia dell'Esposizione al Senator Frank Lautenberg Environmental Health Sciences Laboratory del Mount Sinai e Professore Associato di Medicina Preventiva e Odontoiatria alla Scuola di Medicina Icahn. "La nostra analisi dei depositi di ferro nei denti, come metodo per determinare retrospettivamente l'esposizione, è solo una applicazione: crediamo che i denti abbiano il potenziale di contribuire a rintracciare l'impatto dell'inquinamento sulla salute a livello globale".


Il Dr Arora, insieme a Dominic Hare PhD, ha usato la tecnologia a biomarcatore dentale per distinguere i neonati allattati al seno da quelli nutriti con latte in polvere. Ora, questa tecnologia può essere applicata allo studio del legame tra l'esposizione del ferro e le malattie cerebrali di tardo-vita come il Parkinson e l'Alzheimer, che sono associate al trattamento anomalo del ferro.


Anche se non tutti i bambini nutriti con latte in polvere sperimenteranno una neurodegenerazione in età adulta, la combinazione tra una maggiore assunzione di ferro durante l'infanzia e una predisposizione al metabolismo alterato dei metalli (come l'incapacità delle cellule del cervello di rimuovere i metalli in eccesso) può danneggiare le cellule nel corso del tempo.


Il Dr. Hare, ricercatore dell'Elemental Bio-Imaging Facility alla University of Technology di Sydney, dice: "Solo ora abbiamo a disposizione la tecnologia per guardare indietro nel tempo alla dieta dell'infanzia di una persona, più di 60 anni dopo che ha smesso di portare i pannolini. La tecnologia di avanguardia di scansione è una macchina chimica del tempo che ci può raccontare esposizioni chimiche vecchie di decenni, che sono equivalenti a una goccia di inchiostro in una piscina".


Nel caso del latte in polvere, è diventata più urgente la necessità di capire meglio il metabolismo umano del ferro, vista la popolarità globale del latte artificiale e dei cereali fortificati. L'aggiunta di ferro al latte è uno standard industriale da decenni, in parte a causa dei circa due miliardi di persone in tutto il mondo (per lo più in via di sviluppo) che si ritiene abbiano anemia cronica e carenza di ferro.


Sono tuttavia insufficienti le prove che i bambini negli Stati Uniti o in Europa, per esempio, assumano troppo poco ferro, secondo gli autori, e i benefici segnalati del ferro per lo sviluppo e la nutrizione sono modesti. La Società Europea di Gastroenterologia Pediatrica, Epatologia e Nutrizione da tempo dichiara che non ci sono prove che i neonati di peso normale alla nascita abbiano bisogno di integrazione con ferro, ma negli Stati Uniti è comunque pratica comune.


Il Dr. Hare continua: "Anche se può sembrare un azzardo collegare ciò che accade durante l'infanzia alle malattie che riteniamo associate all'invecchiamento, i tassi crescenti di queste malattie significano che abbiamo bisogno di fare tutto il possibile per scoprire cosa potrebbe avere un ruolo nel modo in cui inizia la malattia. Saperlo ci dà qualcosa da puntare nel progettare nuovi trattamenti".


Al di là dell'ipotesi di ampio respiro che l'integrazione di ferro può aumentare il rischio di neurodegenerazione, gli autori ritengono una priorità della ricerca pediatrica determinare in modo rigoroso le esigenze dell'integrazione di ferro dei bambini a seconda dello stato individuale del ferro.


I produttori di latte hanno la responsabilità di replicare la composizione chimica del latte materno, in particolare per quanto riguarda il contenuto di ferro. L'attuale approccio generico all'integrazione di ferro può essere sia clinicamente inutile che introdurre un rischio inaccettabile più tardi nella vita.


Che questa ipotesi sia vera o no, essa mette in discussione decenni di dogma del trattamento, che merita di essere rivisitato con la tecnologia più all'avanguardia disponibile.

 

 

 


Fonte: Mount Sinai Medical Center (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Dominic J. Hare, Manish Arora, Nicole L. Jenkins, David I. Finkelstein, Philip A. Doble, Ashley I. Bush. Is early-life iron exposure critical in neurodegeneration?Nature Reviews Neurology, 2015; DOI: 10.1038/nrneurol.2015.100

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)