Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


L'Alzheimer si sviluppa secondo vari percorsi, diversi per ogni individuo

L'Alzheimer si sviluppa secondo vari percorsi, diversi per ogni individuoMicrografia di placche amiloidi e grovigli neurofibrillari nel cervello umano. (Fonte: Thomas Deerinck/National Center for Microscopy and Imaging Research at UC San Diego)L'ipotesi «cascata amiloide» per l'Alzheimer (AD) postula che le aggregazioni appiccicose (o placche) di peptidi di amiloide-beta si accumulano nel tempo nel cervello, innescando una serie di eventi che alla fine provocano la malattia neurodegenerativa conclamata.


L'ipotesi ha guidato molte ricerche sull'Alzheimer per più di 20 anni.


Tuttavia, in un nuovo studio pubblicato questa settimana on-line sul Journal of Alzheimer’s Diseaser, i ricercatori della University of California di San Diego e del Veterans Affairs di San Diego Healthcare System suggeriscono che il quadro non è così netto, riferendo che gli indicatori precoci (o biomarcatori) dello sviluppo dell'AD non sono fissi in una sequenza specifica.


"La capacità attuale di individuare le fasi iniziali dell'AD è limitata sia attorno all'accumulo di amiloide che dall'aspettativa che i biomarcatori seguono lo stesso sequenza temporale per tutti gli individui", ha detto Emily C. Edmonds PhD, borsista postdottorato del Dipartimento di Psichiatria e prima autrice dello studio.


Ma, secondo la Edmonds, "l'AD è complesso, nel senso che ci possono essere diversi percorsi neurobiologici che portano all'espressione della malattia. I nostri risultati suggeriscono che il numero di biomarcatori anormali e di marcatori cognitivi che un individuo possiede, senza tener conto della sequenza temporale, è più predittivo del futuro declino".


«AD preclinico» è una fase molto precoce dell'AD, che insorge prima della comparsa dei sintomi diagnosticabili. Gli attuali criteri del l'AD preclinico del National Institute of Aging-Alzheimer’s Association (NIA-AA) descrivono una progressione della malattia che inizia con l'accumulo di amiloide-beta, che porta alla neurodegenerazione, al declino cognitivo e, infine, all'AD diagnosticabile.


Nel loro studio, i ricercatori hanno classificato 570 soggetti cognitivamente normali, partecipanti all'«Alzheimer's Disease Neuroimaging Initiative», secondo i criteri NIA-AA, e li hanno quindi esaminati separatamente sulla base della presenza e del numero di marcatori biologici e cognitivi anomali associati all'AD preclinico. Essi hanno scoperto che nelle misurazioni di riferimento la neurodegenerazione era presente 2,5 volte di più del solo accumulo di amiloide.


Hanno quindi esaminato solo i partecipanti che erano progrediti verso una diagnosi di decadimento cognitivo lieve, che è uno stato cognitivo a rischio di AD. Essi hanno scoperto che era più comune la presenza di neurodegenerazione come primo segno di AD precoce, e ugualmente comune la presenza dell'accumulo di amiloide o del lieve declino cognitivo come primo segno.


La Edmonds ha detto che i risultati sottolineano la necessità di migliorare l'identificazione delle persone a rischio di AD attraverso l'utilizzo di vari strumenti di valutazione. Questo deve includere test di apprendimento e di memoria sensibili, in grado di identificare in modo affidabile i cambiamenti cognitivi nelle primissime fasi.


"Allo stato attuale, per valutare la cognizione è molto più comune basarsi su misure di test insensibili o sulle segnalazioni di problemi cognitivi da parte dei pazienti o dei loro familiari", ha detto la Edmonds. "Questi strumenti di screening spuntati possono essere molto inaffidabili, il che potrebbe spiegare il motivo per cui di solito si crede che il declino cognitivo insorga più avanti nel processo della malattia. Integrare misure neuropsicologiche sensibili con la valutazione dei biomarcatori di AD può migliorare la nostra capacità di identificare con maggiore precisione le persone che hanno un rischio di progressione futura all'AD".

 

********
Hanno collaborato allo studio Lisa Delano-Wood, Douglas R. Galasko e Mark W. Bondi della UCSD e del Veterans Affairs San Diego Healthcare System; e David P. Salmon della UCSD. Il finanziamento per questa ricerca è stato fornito in parte dai National Institutes of Health.

 

 

 


Fonte: Scott LaFee & Cynthia Butler in University of California, San Diego (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Emily C. Edmonds, Lisa Delano-Wood, Douglas R. Galasko, David P. Salmon, Mark W. Bondi, Jason Brandt. Subtle Cognitive Decline and Biomarker Staging in Preclinical Alzheimer’s Disease. Journal of Alzheimer's Disease, vol. Preprint, no. Preprint, 2015 DOI: 10.3233/JAD-150128

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.