I segnali del declino cognitivo legato all'invecchiamento della popolazione, e anche le gravi perdite cognitive dell'Alzheimer e delle altre malattie neurodegenerative, possono emergere molti anni prima, secondo un rapporto presentato ieri al meeting annuale dell'American College of Neuropsychopharmacology a Phoenix in Arizona.
Lo studio suggerisce che i primi segni di declino cognitivo sono già presenti per alcuni individui durante la mezza età, e che sono collegati ai fattori di rischio come la pressione sanguigna elevata. È possibile che, identificando e modificando presto questi fattori di rischio, sia possibile rilevare e prevenire la progressione dei deficit cognitivi più avanti nella vita.
Con l'invecchiamento della popolazione nei paesi sviluppati, la demenza e le altre condizioni legate ad un declino cognitivo significativo, e le malattie neurodegenerative, come l'Alzheimer e il Parkinson, stanno diventando le principali cause di disabilità delle persone anziane, e sono un grave problema di sanità pubblica. Poichè molte di queste condizioni si sviluppano su decenni, un passo fondamentale per evitare la spirale del declino cognitivo è identificare i fattori di rischio più presto nel corso della vita, in modo che possano essere puntati e modificati.
In una coorte di 3.499 adulti bi-razza del CARDIA (Coronary Artery Risk Development in Young Adults Study), che sono stati seguiti dall'inizo dell'età adulta (18-30 anni) fino alla mezza età (43-55 anni), Kristine Yaffe e colleghi dell'Università della California di San Francisco hanno esaminato il ruolo dell'esposizione cronica ai fattori di rischio cardiovascolare (ad esempio livelli di pressione e glucosio nel sangue a digiuno) e ai comportamenti di stile di vita (ad esempio dieta ed esercizio fisico) come predittori del declino cognitivo durante la mezza età.
Essi hanno scoperto che l'esposizione cumulata a qualcuno di questi fattori di rischio, compresa la pressione arteriosa elevata anche se nella sottosoglia clinica (cioè, all'interno della gamma normale), e una scarsa attività fisica nel corso dei 25 anni di studio, si è associata a prestazioni cognitive peggiori nella mezza età, sulla base di test come la «Stroop Interference Score», il «Digit Symbol Substitution Test» e il «Rey Auditory Verbal learning Test».
Ciò che rende unici questi risultati è che sono la prova che i cambiamenti nella cognizione possono essere rilevati durante la mezza età (o anche nei giovani adulti), e che sono associati all'esposizione cumulata a fattori di rischio modificabili. Pertanto, questi risultati suggeriscono che le strategie di prevenzione devono avere come obiettivo questi fattori di rischio per fermare o ridurre la progressione del declino cognitivo più presto possibile.
Questi studi rappresentano un passaggio fondamentale per identificare gli antecedenti delle malattie dell'invecchiamento, in questo caso, il deterioramento cognitivo e i disordini neurodegenerativi, molti anni prima di essere diagnosticati. Capire che i meccanismi del rischio cumulato per le malattie cognitive dell'invecchiamento partono presto nell'età adulta offre una reale opportunità per identificare precocemente e usare interventi di prevenzione per i soggetti a rischio.
La Dott.ssa Yaffe prevede di continuare a seguire questa coorte del CARDIA per altri 5+ anni, per esaminare i predittori del declino cognitivo e le correlazioni con le scoperte sul cervello.
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Questo lavoro è stato finanziato dal National Heart, Lung and Blood Institute of Health e dal National Institute of Aging.
Fonte: American College of Neuropsychopharmacology via EureKalert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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