Un nuovo studio dimostra che le scelte alimentari più salutari potrebbero diminuire drasticamente i costi ambientali dell'agricoltura.
Con l'aumento delle città e dei redditi in tutto il mondo, cresce anche il consumo di zuccheri raffinati, grassi raffinati, oli e di prodotti agricoli a consumo intenso di risorse e di terra, come il manzo.
Un nuovo studio condotto dall'ecologista David Tilman della University of Minnesota dimostra che allontanarsi da questa traiettoria e andare verso diete sane tradizionali (come quella mediterranea, quella dei pescatori o quella vegetariana) potrebbe non solo aumentare la durata e la qualità della vita umana, ma anche ridurre drasticamente le emissioni di gas ad effetto serra e risparmiare l'habitat delle specie in pericolo.
Lo studio, pubblicato il 12 novembre on line su Nature da Tilman e dallo studente laureato Michael Clark, sintetizza i dati sui costi ambientali della produzione alimentare, le tendenze sulle diete, il rapporto tra alimentazione e salute, e la crescita della popolazione.
La loro analisi integrata dipinge un quadro impressionante dei costi per la salute umana e l'ambiente della nostra traiettoria dietologica attuale e come la modifica strategica delle scelte alimentari può non solo ridurre l'incidenza del diabete di tipo II, delle malattie coronariche e di altre malattie croniche, ma anche le emissioni agricole globali di gas a effetto serra ed il degrado degli habitat.
"Abbiamo dimostrato che gli stessi cambiamenti dietetici che possono aggiungere circa dieci anni alla nostra vita possono anche prevenire un enorme danno ambientale", ha affermato Tilman, professore universitario dell'Università di Scienze Biologiche e docente dell'Istituto per l'Ambiente. "In particolare, se il mondo dovesse virare verso tre diete comuni, la salute potrebbe migliorare notevolmente e contemporaneamente le emissioni di gas serra globali sarebbero ridotte di una quantità pari alle emissioni attuali di gas serra dell'insieme di auto, camion, treni e navi. Inoltre, questo cambiamento nella dieta potrebbe impedire la distruzione di una zona di foreste tropicali e savane grande come la metà degli Stati Uniti".
I ricercatori hanno scoperto che, con l'aumento del reddito tra il 1961 e il 2009, le persone consumano più proteine da carne, calorie inutili [empty calories] e calorie totali per persona. Combinando queste tendenze con le previsioni di crescita della popolazione e la crescita del reddito per i prossimi decenni, lo studio prevede che le diete nel 2050 dovrebbero contenere un minor numero di porzioni di frutta e verdura, ma circa il 60 per cento in più di calorie inutili e dal 25 al 50 per cento in più di maiale, pollame, manzo, latticini e uova - una suite di cambiamenti che aumenterebbe i casi di diabete di tipo II, malattie coronariche e alcuni tipi di cancro.
Usando l'analisi del ciclo di vita dei diversi sistemi di produzione alimentare, lo studio ha anche calcolato che, se continuassero le tendenze attuali, queste diete nel 2050 potrebbero portare anche ad un aumento dell'80 per cento delle emissioni globali di gas ad effetto serra derivanti dalla produzione di cibo, e la distruzione degli habitat, a causa del disboscamento per l'agricoltura in tutto il mondo.
Lo studio ha confrontato l'impatto sulla salute della dieta onnivora globale con quello ottenuto dalle diete tradizionali mediterranea, dei pescatori e dei vegetariani. L'adozione di queste diete alternative potrebbe ridurre l'incidenza del diabete di tipo II di circa il 25 per cento, del cancro di circa il 10 per cento e di morte per malattie cardiache di circa il 20 per cento rispetto alla dieta onnivora. Inoltre, l'adozione di queste, o diete simili alternative, eviterebbe in gran parte o del tutto, la maggiore emissione di gas serra e la distruzione degli habitat che altrimenti deriverebbero dai cambiamenti nella dieta e dall'aumento della popolazione mondiale.
Gli autori riconoscono che nella scelta della dieta entrano numerosi fattori; ma sottolineano anche che le diete alternative fanno già parte della vita di innumerevoli persone in tutto il mondo. Notando che la variazione alla dieta usata nello scenario potrebbe avere potenzialmente un beneficio ancora maggiore, concludono che "la valutazione e l'implementazione di soluzioni alimentari nel trilemma strettamente collegato dieta-ambiente-salute è una sfida globale ed un'opportunità, di grande importanza ambientale e per la salute pubblica".
Fonte: University of Minnesota via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: David Tilman, Michael Clark. Global diets link environmental sustainability and human health. Nature, 2014; DOI: 10.1038/nature13959
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