Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Passo da gigante nel diabete: staminali diventano cellule beta che producono insulina

Passo da gigante contro il diabete: cellule staminali diventano cellule beta produttrici di insulinaCellule beta derivate da cellule staminali umane che hanno formato gruppi di isole in un topo. Le cellule sono state trapiantate alla capsula renale. Questa foto è stata scattata due settimane più tardi. Le cellule beta stanno producendo insulina, curando il diabete nel topo.

Ricercatori sulle cellule staminali di Harvard hanno annunciato ieri di aver fatto un enorme passo avanti nella ricerca di una cura veramente efficace per il diabete di tipo 1, una malattia che colpisce circa 3 milioni di americani con un costo di 15 miliardi di dollari all'anno.


Avendo le cellule staminali embrionali umane come punto di partenza, gli scienziati sono riusciti per la prima volta a produrre cellule beta produttrici di insulina umana, equivalenti quasi in tutto a cellule beta normali, nella quantità massiccia necessaria per il trapianto di cellule e per scopi farmaceutici.


Doug Melton, che ha guidato il lavoro, ha detto che spera di iniziare nel giro di pochi anni gli esperimenti di trapianti umani usando queste cellule. Ventitré anni fa, quando suo figlio Sam appena nato ha avuto la diagnosi di diabete di tipo 1, Melton ha dedicato la sua carriera alla ricerca di una cura per la malattia. "Ora siamo solo ad un passo preclinico di distanza dal traguardo", ha detto Melton, la cui figlia Emma ha anch'essa il diabete di tipo 1.


Una relazione sul nuovo lavoro è stata pubblicata ieri sulla rivista Cell, con primi coautori Felicia Pagliuca, Jeff Millman e Mads Gurtler del laboratorio di Melton e la partecipazione di un laureando di Harvard.


"Non sai mai per certo se qualcosa di simile funzionerà fino a quando non l'hai testato in molti modi"
, ha detto Melton, Professore della Harvard University e ricercatore dell'Howard Hughes Medical Institute. "Abbiamo sfidato in tre modi separati queste cellule con glucosio nei topi, e hanno risposto in modo appropriato; ciò è stato davvero emozionante". "E' stato gratificante sapere che siamo riusciti a fare qualcosa che abbiamo sempre pensato fosse possibile", ha continuato, "ma molte persone credevano che non avrebbe funzionato. Se avessimo dimostrato che questo non era possibile, allora avrei dovuto rinunciare a tutto questo approccio. Ora sono davvero motivato".


Le cellule beta derivate da cellule staminali sono in fase di sperimentazione su modelli animali, compresi i primati non umani, ha detto Melton.


Elaine Fuchs, professoressa della Rockefeller University, e dell'Howard Hughes Medical Institute, che non era coinvolta nel lavoro, ha salutato questo risultato come "uno dei più importanti progressi fatti fino ad oggi nel campo delle cellule staminali, e mi unisco alle molte persone in tutto il mondo nell'applaudire il mio collega per questo risultato straordinario. Per decenni i ricercatori hanno cercato di generare cellule beta pancreatiche umane che potrebbero essere coltivate e durare a lungo in condizioni da produrre insulina. Melton e i suoi colleghi hanno ora superato questo ostacolo e hanno aperto la porta alla scoperta di nuovi farmaci e alla terapia di trapianto nel diabete".


Jose Oberholzer, professore associato di chirurgia, endocrinologia, diabete e bioingegneria alla University of Illinois di Chicago e direttore del programma di trapianto isolotto e pancreas e capo della Divisione di Trapianti, ha detto che questo lavoro "lascerà un segno nella storia del diabete. Doug Melton ha passato una vita di duro lavoro alla ricerca di un modo di generare cellule insulari umane in vitro. C'è riuscito. Questo è un risultato fenomenale".


Melton, che è anche condirettore scientifico dell'Harvard Stem Cell Institute e della Facoltà Cellule Staminali e Biologia Rigenerativa dell'Università (entrambi creati dieci anni dopo l'inizio della sua missione) ha detto che quando l'ha detto a suo figlio e a sua figlia questi sono rimasti sorprendentemente calmi. "Penso che, come tutti i ragazzi, abbiano sempre pensato che se ho detto che lo facevo, lo avrei fatto", ha detto con un sorriso autoironico.


Il diabete di tipo 1 è una malattia metabolica autoimmune in cui il corpo uccide le cellule beta pancreatiche che producono l'insulina necessaria per la regolazione del glucosio nel corpo. Quindi la fase preclinica finale nello sviluppo di un trattamento deve cercare di proteggere dagli attacchi del sistema immunitario i circa 150 milioni di cellule che dovrebbero essere trapiantate in ciascun paziente trattato.


Doug MeltonDoug Melton Melton (foto a destra) sta collaborando per sviluppare un dispositivo di impianto per proteggere le cellule con Daniel Anderson, Professore di Biologia Applicata, professore associato al dipartimento di ingegneria chimica dell'Istituto di Ingegneria Medica e della Scienza all'Istituto Koch del MIT.


Melton ha detto che il dispositivo che Anderson ed i suoi colleghi del Massachusetts Institute of Technology stanno testando sta ancora proteggendo da molti mesi le cellule beta impiantate nei topi dall'attacco immunitario. "Stanno ancora producendo insulina", ha detto Melton. Il trapianto cellulare come trattamento per il diabete è ancora essenzialmente sperimentale, utilizza le cellule dei cadaveri, richiede l'uso di potenti farmaci immunosoppressivi, ed è disponibile solo per un piccolo numero di pazienti.


Anderson ha detto che il nuovo lavoro del laboratorio di Melton è "un progresso incredibilmente importante per il diabete. Non c'è dubbio che la capacità di generare cellule beta umane reattive al glucosio, attraverso la differenziazione controllata di cellule staminali, accelererà lo sviluppo di nuove terapie. In particolare, questo progresso apre le porte ad una fornitura essenzialmente illimitata di tessuti per i pazienti diabetici in attesa di terapia cellulare".

[...]

 

 

 


Fonte: B. D. Colen in Harvard University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Felicia Pagliuca, Jeffrey Millman, Mads Gürtler, Michael Segel, Alana Van ervort, Jennifer Hyoje Ryu, Quinn Peterson, Dale Greiner, Douglas Melton. Generation of Functional Human Pancreatic β Cells In Vitro. Cell, 2014, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

L'Alzheimer è in realtà un disturbo del sonno? Cosa sappiamo del legame t…

28.02.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una forma di demenza che insorge quando c'è un accumulo di ...

Acetil-L-carnitina può aiutare la memoria, anche insieme a Vinpocetina e Huper…

27.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Demenza grave, neuropatie (nervi dolorosi), disturbi dell'umore, deficit di attenzione e...

Il cammino può invertire l'invecchiamento del cervello?

2.09.2021 | Esperienze & Opinioni

Il cervello è costituito principalmente da due tipi di sostanze: materia grigia e bianca...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

10 cose da non fare con i malati di Alzheimer

10.12.2015 | Esperienze & Opinioni

Mio padre aveva l'Alzheimer.

Vederlo svanire è stata una delle esperienze più difficili d...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.