Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Carenza di sonno conduce alla perdita di neuroni

La maggior parte delle persone si rende conto che non dormire abbastanza altera le prestazioni cognitive.


Per quelli privati cronicamente ​​del sonno come turnisti, studenti, o camionisti, una strategia comune è semplicemente quella di recuperare il sonno perso durante il fine settimana. Secondo il giudizio comune, recuperare il sonno ripaga il proprio «debito di sonno», senza effetti duraturi.


Ma un nuovo studio della Penn Medicine mostra segni inquietanti che la perdita di sonno cronica può essere più grave di quanto si pensi e può anche portare a danni fisici irreversibili e alla perdita di cellule cerebrali. La ricerca è pubblicata su The Journal of Neuroscience.


Con un modello di topo della perdita di sonno cronica, Sigrid Veasey, MD, professore associato di Medicina e membro del «Center for Sleep and Circadian Neurobiology» della Scuola Perelman di Medicina e dei collaboratori della Peking University, hanno determinato che una veglia prolungata è legata a lesioni e alla perdita di neuroni che sono essenziali per la vigilanza e la cognizione ottimale: i neuroni del locus coeruleus (LC).


"In generale, diamo sempre per scontato un pieno recupero della cognizione in seguito alla perdita di sonno, a breve e a lungo termine", dice Veasey. "Ma alcune delle ricerche negli esseri umani hanno dimostrato che la capacità di attenzione e molti altri aspetti della cognizione non possono normalizzarsi anche con tre giorni di sonno di recupero, sollevando la questione del pregiudizio durevole al cervello. Volevamo capire esattamente se la perdita di sonno cronica ferisca i neuroni, se il danno è reversibile, e quali neuroni sono coinvolti".


Sono stati esaminati i topi a seguito di periodi di riposo normale e con veglie brevi o prolungate, imitando il tipico modello di sonno di un lavoratore a turni. Il laboratorio di Veasey ha rilevato che, in risposta alla perdita di sonno a breve termine, i neuroni LC sovraregolano le proteine ​​sirtuine di tipo 3 (SirT3), importanti per la produzione di energia mitocondriale e per le risposte redox [ossoriduzione], e proteggono i neuroni dal danno metabolico. Le SirT3 sono essenziali nella perdita di sonno a breve termine per mantenere l'omeostasi metabolica, ma in stato di veglia prolungata manca la risposta della SirT3. Dopo diversi giorni di uno schema di sonno da lavoro a turni, i neuroni LC dei topi hanno cominciato a mostrare meno SirT3, un aumento della morte cellulare, ed il topo ha perso il 25 per cento di questi neuroni.


"Questo è il primo rapporto che dimostra che la perdita di sonno può effettivamente portare a una perdita di neuroni", osserva Veasey. Particolarmente intrigante è che i risultati suggeriscono che i mitocondri nei neuroni LC rispondono alla perdita di sonno e possono adattarsi alla perdita di sonno a breve termine, ma non a una veglia prolungata.


Ciò solleva la possibilità che aumentando in qualche modo i livelli di SirT3 nei mitocondri si possa aiutare a recuperare i neuroni, o a proteggerli, nella perdita di sonno cronica o prolungata. Lo studio dimostra anche l'importanza del sonno nel ripristinare l'omeostasi metabolica dei mitocondri nei neuroni LC ed possibilmente in altre aree importanti del cervello, per garantire il funzionamento ottimale durante le ore di veglia.


Veasey sottolinea che è necessario altro lavoro per stabilire se un fenomeno simile si verifica negli esseri umani e per determinare che durata di veglia metta i soggetti a rischio di danno neuronale. "Alla luce del ruolo delle SirT3 nella risposta adattativa alla perdita di sonno, l'entità del danno neuronale può variare tra gli individui. In particolare invecchiamento, diabete, dieta ricca di grassi e sedentarietà possono ridurre le SirT3. Se le cellule di una persona, compresi i neuroni, hanno SirT3 ridotte prima della perdita di sonno, questo individuo può avere un rischio maggiore di lesioni alle cellule nervose".


Il prossimo passo sarà mettere alla prova il modello SirT3. "Possiamo ora sovraesprimere le SirT3 nei neuroni LC", spiega Veasey. "Se potremo dimostrare di essere in grado di proteggere le cellule e la veglia, allora saremo lanciati nella direzione di un obiettivo terapeutico promettente per milioni di lavoratori a turno".


Il team prevede anche di esaminare post-mortem i turnisti per trovare evidenze di una maggiore perdita di neuroni LC e segni di malattie neurodegenerative come l'Alzheimer e il Parkinson, in quanto alcuni modelli precedenti di topo hanno dimostrato che le lesioni o i danni ai neuroni LC possono accelerare il decorso di tali malattie. Pur non causando direttamente tali malattie, "danneggiare i neuroni LC con la perdita di sonno potrebbe potenzialmente agevolare o accelerare la neurodegenerazione in individui che hanno già questi disturbi", dice Veasey.


Anche se saranno necessarie ulteriori ricerche per risolvere tali questioni, il presente studio fornisce un'ulteriore conferma di una rapida crescita di consenso scientifico: il sonno è più importante di quanto si crede. In passato, Veasey osserva, "nessuno pensava davvero che il cervello potesse essere irreversibilmente danneggiato dalla perdita di sonno". E' ormai chiaro che può esserlo.


Hanno collaborato Yan Zhu, Guanxia Zhan, Polina Fenik, Lori Panossian, Maxime M. Wang, Shayla Reid, David Lai, James G. Davis, e Joseph A. Baur, tutti della Penn. La ricerca è stata sostenuta in parte dal National Institutes of Health.

 

 

 

 

 


FonteUniversity of Pennsylvania School of Medicine  (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:  J. Zhang, Y. Zhu, G. Zhan, P. Fenik, L. Panossian, M. M. Wang, S. Reid, D. Lai, J. G. Davis, J. A. Baur, S. Veasey. Extended Wakefulness: Compromised Metabolics in and Degeneration of Locus Ceruleus Neurons. Journal of Neuroscience, 2014; 34 (12): 4418 DOI: 10.1523/JNEUROSCI.5025-12.2014

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.