Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Allarme!: Come reagisce la cellula in caso di attacco

Dopo un disastro naturale, come un grande incendio, interviene un certo numero di persone, lavorando insieme per sbarazzarsi dei detriti, per costruire rifugi temporanei e fornire cibo alle persone colpite.


Quando una cellula è esposta a condizioni ambientali pericolose, come temperature elevate o sostanze tossiche, inizia un processo molto simile: una risposta allo stress cellulare, chiamata anche «risposta allo shock termico».


Scienziati dell'Istituto di Biochimica Max Planck  di Monaco di Baviera-Martinsried, insieme ai colleghi dell'Università Tecnica di Dresda, hanno svelato un'intera rete di aiutanti cellulari e hanno quindi identificato dei nuovi meccanismi regolatori di questa risposta allo stress. "Questi risultati potrebbero essere utili per lo studio di malattie neurodegenerative come l'Alzheimer o il Parkinson", spera Christian Loew, dottorando di Biochimica al MPI, il cui studio è stato pubblicato sulla rivista Cell.


Quando un organismo è esposto a condizioni pericolose per la sua vita, suona l'allarme e viene avviato un programma di emergenza cellulare, la risposta allo shock termico. Tuttavia, la definizione «risposta allo stress termico» è fuorviante. All'inizio del 1960, è stato osservato per la prima volta questa forma di risposta allo stress. Gli scienziati avevano esposto moscerini della frutta a temperature elevate, scoprendo un programma di emergenza complesso destinato a salvare le singole cellule e quindi l'organismo stesso. Oggi i ricercatori sanno che questo programma è generato anche da altri pericoli come le radiazioni o le sostanze tossiche, ma la terminologia è rimasta la stessa.


Durante la risposta allo shock termico, vengono sintetizzate diverse proteine ​​di stress, il cui compito è evitare i danni permanenti all'organismo. Secondo Lowe, "questo si può paragonare ad un allarme di emergenza. Per ripristinare la situazione originaria al più presto, sono identificati problemi e danni, avviate e coordinate le contromisure". Con un'analisi completa, gli scienziati del Max Planck hanno indagato 15.000 proteine ​​e il relativo ruolo nella risposta allo shock termico. Sono riusciti a dimostrare che i soccorritori sono organizzati in diversi gruppi a seconda delle loro mansioni e delle zone disastrate. Un gruppo di proteine, ad esempio, controlla se il DNA nel nucleo è ancora intatto.


La proteina HSF1 ​​(abbreviazione di fattore di trascrizione dello shock termico) è responsabile del coordinamento centrale della gestione della catastrofe. Nel momento in cui viene attivata, chiama all'azione una serie di altre proteine ​per eliminare i danni. Gli scienziati hanno potuto dimostrare due modi in cui è regolato il centro di controllo stesso. Quando la crisi è superata, l'HSF1 è degradato dal sistema di smaltimento dei rifiuti delle cellule, il proteasoma. Finché c'è ancora del danno di cui sbarazzarsi, un'altra proteina (acetiltrasferasi EP300) ne previene la degradazione.


Capire meglio la risposta allo shock termico potrebbe interessare anche le malattie neurodegenerative come l'Alzheimer o il Parkinson, dicono gli scienziati di Martinsried. I danni cellulari massicci sono tipici di queste malattie, che pongono di conseguenza esigenze eccessive sul controllo di qualità della cellula. Le cellule nervose muoiono e non possono più svolgere il loro compito nel cervello. "Un'attivazione mirata della risposta allo shock termico potrebbe ridurre i danni cellulari specifici delle malattie", spiega Loew.

 

 

 

 

 


FonteMax Planck Institute of Biochemistry  (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:  Swasti Raychaudhuri, Christian Loew, Roman Körner, Stefan Pinkert, Mirko Theis, Manajit Hayer-Hartl, Frank Buchholz, F. Ulrich Hartl. Interplay of Acetyltransferase EP300 and the Proteasome System in Regulating Heat Shock Transcription Factor 1. Cell, 2014; 156 (5): 975 DOI: 10.1016/j.cell.2014.01.055

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)