Gli individui altamente istruiti con decadimento cognitivo lieve (MCI) che progrediscono poi all'Alzheimer affrontano meglio la malattia degli individui con un basso livello di istruzione nella stessa situazione, secondo la ricerca pubblicata nel numero di giugno del Journal of Nuclear Medicine.
Lo studio indica che riserva neurale e compensazione neurale hanno entrambe un ruolo nel determinare la riserva cognitiva, come dimostra la tomografia ad emissione di positroni (PET).
La riserva cognitiva si riferisce alla capacità ipotetica di un cervello adulto di far fronte ai danni cerebrali mantenendo un livello di funzionamento relativamente integro. Rimane una questione critica capire i meccanismi di adattamento del cervello alla base di questo processo, e i ricercatori di questo studio hanno cercato di indagare sulla base metabolica della riserva cognitiva in individui con livelli di istruzione più alti (più di 12 anni) e più bassi (meno di 12 anni), che avevano avuto decadimento cognitivo lieve diventato Alzheimer, conosciuto anche come Alzheimer prodromico.
"Questo studio fornisce nuove informazioni sui meccanismi funzionali che mediano il fenomeno della riserva cognitiva nelle fasi iniziali dell'Alzheimer", scrive Silvia Morbelli, MD, autrice principale dello studio. "E' stato evidenziato il ruolo cruciale della corteccia prefrontale dorso-laterale, dimostrando che questa regione è coinvolta in una vasta rete funzionale fronto-temporale e limbica nei pazienti con Alzheimer e con maggiore istruzione, ma non nei pazienti con Alzheimer meno istruiti".
Nello studio 64 pazienti con Alzheimer prodromico e 90 soggetti di controllo, provenienti dal progetto PET cerebrale (presieduto da Flavio Nobili, MD, di Genova in Italia) del Consorzio Europeo di Alzheimer, sono stati sottoposti a scansioni PET con 18F-FDG. I soggetti sono stati divisi in un sottogruppo con basso livello di istruzione (42 controlli e 36 pazienti di Alzheimer prodromico) e in un sottogruppo di altamente istruiti (40 controlli e 28 pazienti di Alzheimer prodromico). E' stato confrontato il metabolismo cerebrale tra pazienti e controlli di pari istruzione, e poi all'interno dei pazienti di Alzheimer prodromico, tra quelli più e quelli meno istruiti.
Si è evidenziata una maggiore attività metabolica nella corteccia prefrontale dorso-laterale nei pazienti di Alzheimer prodromico. Si sono trovate correlazioni più estese e significative del metabolismo all'interno della corteccia prefrontale destra dorso-laterale e in altre regioni del cervello nei pazienti di Alzheimer prodromico con elevato livello di istruzione, rispetto a quelli meno istruiti o anche ai controlli altamente istruiti.
Questo risultato suggerisce l'attivazione di una riserva neurale e una compensazione neurale nei pazienti di Alzheimer prodromico altamente istruiti. I ricercatori concludono che la valutazione delle implicazioni della connettività metabolica nella riserva cognitiva conferma ulteriormente che, aggiungere all'ispezione standard una valutazione esauriente di distribuzione cerebrale PET con 18F-FDG, può consentire una comprensione più completa della fisiopatologia di Alzheimer ed eventualmente può aumentare la sensibilità diagnostica della PET con 18F-FDG.
"Questo lavoro rafforza la nozione che impiegare il cervello in attività complesse e sviluppare la nostra stessa istruzione può contribuire a formare forti 'difese' contro il deterioramento cognitivo una volta che Alzheimer bussa alla nostra porta", osserva la Morbelli. "E' possibile che, in futuro, un approccio combinato che valuti la connettività metabolica e le prestazoni cognitive possa essere usato su base individuale per prevedere meglio il declino cognitivo o la risposta a una terapia che modifica la malattia".
Fonte: Society of Nuclear Medicine.
Riferimento: Morbelli S, Perneczky R, Drzezga A, Frisoni GB, Caroli A, van Berckel BN, Ossenkoppele R, Guedj E, Didic M, Brugnolo A, Naseri M, Sambuceti G, Pagani M, Nobili F. Metabolic Networks Underlying Cognitive Reserve in Prodromal Alzheimer Disease: A European Alzheimer Disease Consortium Project. The Journal of Nuclear Medicine, 2013
Pubblicato in Science Daily (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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