L'attivazione di un enzima, noto per il suo ruolo nei benefici anti-invecchiamento della restrizione calorica, ritarda la perdita di cellule cerebrali e preserva la funzione cognitiva nei topi, secondo uno studio pubblicato nel numero del 22 maggio di The Journal of Neuroscience.
I risultati potrebbero un giorno guidare i ricercatori alla scoperta di alternative farmacologiche che rallentano il progresso delle disabilità del cervello legate all'età.
Precedenti studi hanno dimostrato che la riduzione del consumo di calorie estende la durata della vita di varie specie e diminuisce i cambiamenti del cervello che spesso accompagnano le malattie neurodegenerative e dell'invecchiamento come l'Alzheimer. Ci sono anche prove che la restrizione calorica attivi un enzima chiamato Sirtuin 1 (SIRT1), che secondo gli studi offre una certa protezione contro i deterioramenti del cervello legati all'età.
In questo studio, Li-Huei Tsai, PhD, Johannes Graff, PhD, e altri ricercatori del Picower Institute For Learning and Memory del Massachusetts Institute of Technology, e dell'Howard Hughes Medical Institute, hanno valutato se la riduzione dell'apporto calorico può ritardare l'insorgenza della perdita di cellule nervose che è comune nelle malattie neurodegenerative e, in caso affermativo, se è l'attivazione del SIRT1 ad indurre questo effetto. Il gruppo non solo ha confermato che la restrizione calorica ritarda la perdita di cellule nervose, ma ha anche scoperto che un farmaco che attiva il SIRT1 produce gli stessi risultati.
"C'è un grande interesse nella ricerca di composti che imitano i benefici della restrizione calorica, da utilizzare per ritardare l'insorgenza di problemi e/o malattie associate all'età", dice Luigi Puglielli, MD, PhD, che studia l'invecchiamento all'Università del Wisconsin di Madison, e che non era coinvolto in questo studio. "Questo studio suggerisce che, se questo farmaco si proverà sicuro per gli esseri umani, potrebbe essere usato come strumento preventivo per ritardare l'insorgenza della neurodegenerazione associata a diverse malattie che colpiscono il cervello nell'invecchiamento".
Nello studio, il team di Tsai prima ha diminuito del 30 per cento la normale dieta di topi modificati geneticamente per subire rapidamente i cambiamenti nel cervello associati alla neurodegenerazione. Dopo tre mesi di dieta, i topi sono stati sottoposti a diversi test di apprendimento e di memoria. "Non solo abbiamo osservato un ritardo nella comparsa della neurodegenerazione nei topi con dieta ipocalorica, ma gli animali mancano dei deficit di apprendimento e memoria dei topi che non hanno una dieta a ridotto contenuto calorico", spiega Tsai.
Curiosi di capire se si potevano ricreare i benefici della restrizione calorica senza cambiare la dieta degli animali, gli scienziati hanno dato ad un altro gruppo di topi un farmaco che attiva il SIRT1. In modo simile a quello che i ricercatori hanno scoperto nei topi esposti a diete a ridotto contenuto calorico, i topi che hanno avuto il farmaco hanno dimostrato minore perdita cellulare e una migliore connettività cellulare, rispetto ai topi che non hanno avuto il farmaco. Inoltre, i topi che hanno avuto il trattamento farmacologico hanno ottenuto gli stessi risultati dei topi normali nei test di apprendimento e memoria.
"La questione ora è se questo tipo di trattamento funziona in altri modelli animali, se è sicuro nel tempo, e se rallenta la progressione della neurodegenerazione solo temporaneamente o la arresta del tutto", ha concluso Tsai.
Fonte: Society for Neuroscience, via EurekAlert!, un servizio di AAAS.
Pubblicato in Science Daily il 21 Maggio 2013 (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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