Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


La vitamina E arma potenziale contro l'obesità

 

E' stato scoperto un modo nuovo potenziale per combattere le malattie legate all'obesità, grazie a risultati fortuiti di ricercatori della School of Medicine della Case Western Reserve University.

I collaboratori, della Case Western Reserve University, della Cleveland Clinic Foundation e della Cornell University, hanno scoperto che la vitamina E, nutriente essenziale, può alleviare i sintomi della malattia del fegato causata dall'obesità.


"Le implicazioni di questi risultati potrebbero avere un impatto diretto sulla vita dei circa 63 milioni di americani che hanno un rischio potenziale di sviluppare malattie epatiche legate all'obesità nella loro vita", dice Danny Manor, professore associato della Scuola di Medicina alla Case Western Reserve University. Oggi, Mercoledì 24 Aprile Manor e la collega Varsha Thakur presenteranno i risultati del gruppo alla riunione annuale della American Society for Biochemistry and Molecular Biology, organizzato in concomitanza con il convegno 2013 di Biologia Sperimentale a Boston.


Come spesso accade nella scienza, la ricerca del team di Manor alla Case Western è incappato sui risultati del tutto per caso. Mentre si studiava l'effetto della carenza di vitamina E sul sistema nervoso centrale, "abbiamo usato tessuto epatico per fare pratica sulle nostre tecniche chirurgiche", ricorda Manor, professore associato di nutrizione e farmacologia.


Con grande sorpresa del gruppo, si sono resi conto che i topi erano in realtà in una fase avanzata di steatoepatite non alcolica. Conosciuta in breve come NASH, si tratta di una complicanza comune dell'obesità caratterizzata da accumulo di grasso, da stress ossidativo e da infiammazione nel fegato. E' la forma più grave di steatosi epatica non alcolica ed è una delle principali cause dello sfregio dei tessuti, conosciuta come cirrosi, che porta a insufficienza epatica e può evolvere in cancro al fegato.


Come antiossidante essenziale, la vitamina E, aveva dimostrato in recenti studi di alleviare alcuni sintomi della NASH nei pazienti umani, suggerendo la presenza di un legame tra un livello adeguato di vitamina E e le malattie del fegato. Per verificare questa ipotesi, il gruppo ha studiato un topo progettato senza una proteina che regola i livelli di vitamina E nel corpo. Come previsto, hanno osservato un aumento dello stress ossidativo, di deposizione di grasso e altri segni del danno epatico nei topi. Più importante, sottolinea Manor, "l'integrazione con vitamina E ha evitato la maggior parte dei sintomi legati alla NASH in questi animali, a conferma della relazione tra carenza di vitamina E e malattie del fegato".


Gli effetti precisi della vitamina E sulla salute in precedenza erano stati difficili da accertare, anche se si ipotizzava che le sue proprietà antiossidanti offrissero una certa protezione da varie malattie ben note, tra cui quelle cardiache, il cancro e le malattie neurologiche come l'Alzheimer e il morbo di Lou Gehrig (sclerosi laterale amiotrofica, o SLA). "Questi risultati possono avere un impatto significativo sulla salute pubblica", dice Manor, "poichè la stragrande maggioranza degli adulti negli Stati Uniti non consuma la quantità di vitamina E raccomandata dal National Institute of Medicine".


Per gli adulti, la dose giornaliera raccomandata di vitamina E è di 15 milligrammi al giorno. Di norma contengono vitamina E gli oli vegetali, le noci e i semi, le verdure a foglia verde e i cereali fortificati. "Interventi dietetici semplici ed economici possono dare benefici alle persone a rischio per questa malattia debilitante", dice Manor. Attualmente non esiste un trattamento per la NASH, rendendola una delle ragioni più comuni per il trapianto di fegato. Manor sottolinea anche che la "Nash cavalca due delle grandi epidemie del nostro tempo: obesità e diabete di tipo 2".


Secondo i Centers for Disease Control and Prevention, l'obesità colpisce più di un terzo degli adulti e un sesto dei bambini negli Stati Uniti, mentre quasi un americano ogni dieci oggi soffre di diabete, tassi che sono schizzati in alto nel corso degli ultimi due decenni. Perciò, per Manor, la significatività dei risultati del suo gruppo non è solo nella possibilità di aiutare coloro che attualmente sono malati, ma nel poter "influenzare anche molte persone che sono attualmente in buona salute, ma a rischio di diventare obesi o diabetici nel futuro".


Inoltre, Manor ritiene che la scoperta del suo gruppo sarà fondamentale per determinare i dettagli molecolari della NASH stessa. "In questo momento, non capiamo realmente come la NASH progredisce dal danno epatico lieve alla grave insufficienza epatica" ammette. "I nostri risultati ci consentiranno di sezionare le varie fasi di questa progressione, così come studiare come lo stress ossidativo influisce, più in generale, sulla funzione del fegato, dando possibili chiarimenti per altri disturbi correlati".


Il lavoro del team è finanziato dall'Istituto Nazionale del Diabete e Malattie Digestive e Renali.

 

 

 

 

 


Fonte:  American Society for Biochemistry and Molecular Biology (ASBMB), via Newswise.

Pubblicato in Science Daily il 23 Aprile 2013 (click for English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

 

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

Notizie da non perdere

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)